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 2018  gennaio 05 Venerdì calendario

Trump confidential, il presidente che aveva paura della Casa Bianca

New York «Furioso e disgustato»: questo è lo stato d’animo di Donald Trump, fanno sapere alla Casa Bianca, dopo le pesanti accuse sul Russiagate, le rivelazioni su tante meschinerie personali e gli attacchi ai suoi familiari contenuti in Fire and Fury.
Il libro di Michael Wolff non è ancora uscito, ma già guida le classifiche delle prevendite Amazon e ha messo a ferro e fuoco la politica washingtoniana.
Biografo di Rupert Murdoch, editorialista di successo (e un appassionato di Venezia e dell’Italia), Wolff ha vagato per mesi nei corridoi della Casa Bianca, godendo di una sorta di lasciapassare, e ha raccolto centinaia di interviste, compresa una con Trump. Qualcuno adesso smentisce le dichiarazioni attribuitegli nel saggio, ma non Steve Bannon, l’ex-Rasputin del presidente estromesso ad agosto, che ha sparato a zero contro i figli di Trump, provocando una reazione durissima del suo ex-datore di lavoro e aprendo un vero e proprio duello. «Bannon non ha perso solo il lavoro, ma anche la testa», ha detto il presidente in un comunicato velenoso.
Il Russiagate e il “tradimento stupido” di Donald Junior
Bannon è stato durissimo con il primogenito di Trump, accusandolo di aver accettato nel giugno 2016 un incontro «proditorio e anti- patriottico» alla Trump Tower (insieme al genero Jared Kushner e allora capo della organizzazione elettorale Paul Manafort), con gli emissari del Cremlino che promettevano notizie infamanti sulla Clinton. Secondo Bannon, Don Junior avrebbe dovuto avvertire l’Fbi, mandare all’incontro degli avvocati e tenerlo in un motel del New Jersey. Nulla di tutto questo, a conferma della sua “stupidità”.
L’ex- consigliere del presidente è sicuro che, a dispetto delle smentite, Trump sapesse tutto di quell’incontro con i russi, che si sta rivelando un punto centrale dell’inchiesta del giudice speciale del Russiagate, Robert Mueller. L’indagine, secondo Bannon, punta a scoprire i reati di riciclaggio, magari attraverso i rapporti di Trump con la Deutsche Bank, e a mettere alle strette Kushner e Manafort (il quale, rinviato a giudizio, ha fatto causa a Mueller per aver violato le prerogative dell’incarico)
Trump “sconcertato” dalla vittoria presidenziale
Secondo la ricostruzione di Wolff, che ha pubblicato una anticipazione sul New York magazine, Trump non si aspettava di vincere le elezioni del novembre 2016 e aveva teorizzato i vantaggi, soprattutto economici, che gli sarebbero derivati dal partecipare (e perdere) nella sfida per la Casa Bianca con Hillary Clinton. «Quando alle 20 del giorno del voto si cominciò a capire che qualcosa poteva andare diversamente, Trump è “sbiancato”. La moglie Melania è scoppiata a piangere: e non per la gioia». Don Junior descriveva il padre «come un fantasma». Perché tanta inquietudine? Probabilmente perché Trump sapeva di non essere preparato per un lavoro, quello di presidente, che in fondo non desiderava neanche e avrebbe cambiato la sua vita.
Le “paure” di Trump alla Casa Bianca
Il neopresidente sembrava «annoiato» e persino un po’ impaurito, quando è andato a vivere nella Casa Bianca. Il timore principale? Essere avvelenato. Di qui l’ordine tassativo di non toccare il suo spazzolino da denti. O la sua predilezione per gli hamburger “sicuri” di McDonald’s. «Ha voluto una camera da letto tutta per sé, senza condividerla con la moglie (per la prima volta dai tempi di John Kennedy), ha chiesto tre televisori nella stanza e la possibilità di chiuderla a chiave: a dispetto delle proteste degli agenti dei servizi segreti».
Trump, Melania e le mogli degli amici
A dispetto delle smentite, ripetute anche ieri, Melania ha sempre detestato la prospettiva di diventare First lady e le incombenze legate al ruolo. Quando uscirono su un tabloid le vecchie foto dei tempi in cui faceva la modella, e che la mostravano nuda, temette che fosse stato il marito a farle circolare. Trump le assicurò che non sarebbe mai stato eletto. Intanto continuava a comportarsi con disinvoltura con le mogli dei suoi amici più cari: «Andarci a letto – diceva – è uno dei motivi per cui vale la pena vivere». E spesso cercava di contattare le signore in segreto, all’insaputa degli amici.
Ivanka sfotte il padre per i capelli arancioni
La figlia prediletta del presidente «non ha remore nel prenderlo in giro per la sua chioma» e le presunte operazioni sul cuoio capelluto. «Per tingere i capelli, Trump usa Just for Men», un colorante che si vende in ogni supermercato «e che bisogna lasciare a lungo sulla testa per ottenere una tonalità più scura. Ma il presidente è impaziente, se lo toglie subito: di qui il colore biondo-arancione» che fa sorridere i talk show serali. Tutti questi particolari sulla vita personale sbandierati ai quattro venti contribuiscono sicuramente alla rabbia di Trump.
Le ambizioni presidenziali di Ivanka
Bannon, che è stata una fonte privilegiata del racconto di Michael Wollf sulla Casa Bianca, non ha mai avuto un buon rapporto con i familiari di Trump, tanto meno con “Jarvanka”, il soprannome da lui dato alla coppia di Ivanka e il marito Jared Kushner. E il libro espone le ambizioni sfrenate della figlia del presidente che ha già raggiunto un accordo con il marito: «se se ne presentasse l’occasione, Ivanka punterebbe dritta alla Casa Bianca». Il suo sogno? «Essere lei, non Hillary, la prima donna presidente della storia americana».
Il team trumpiano allo sbaraglio
Confermando una serie di sospetti e pettegolezzi ormai diffusi, che spaventano sempre più l’establishment repubblicano, Michael Wolff racconta – attraverso le interviste – l’impreparazione, la superficialità e la pigrizia intellettuale del presidente. Non fa mai domande ai suoi collaboratori, neanche sui temi più delicati. Si affida al suo intuito. E spesso non conosce i protagonisti stessi della politica americana: quando il suo amico Roger Ailes, braccio destro di Rupert Murdoch, gli suggerì di assoldare come capo di gabinetto alla Casa Bianca John Boehner, allora capogruppo repubblicano alla Camera, chiese stupito “Chi è costui?” Non solo: «al momento di entrare alla Casa Bianca non era chiaro quali fossero le priorità programmatiche della nuova amministrazione: con il risultato che, tranne la riforma fiscale, i risultati del primo anno sono stati molto deludenti».
L’ammirazione per Murdoch (che chiamò Trump idiota)
«È uno dei grandi. L’ultimo dei grandi», disse il presidente mentre aspettava Rupert Murdcoh per un incontro alla Casa Bianca. Anche il canale televisivo prediletto da Trump, Fox News, che gli ispira i suoi tweet, è posseduto dal fondatore e presidente della “News Corp”. Ma la stima è a senso unico. Murdoch appoggia Trump per un senso di coerenza con le sue idee conservatrici. Ma in privato non esita a trattarlo da «fottuto idiota: come ha fatto una volta al termine di una riunione sull’immigrazione».