Avvenire, 4 gennaio 2018
Stati Uniti vs Cina: stop ad Alibaba
Se da un lato è uno stop che non sorprende (alla luce dell’escalation crescente di tensioni commericiali che si registrano sull’asse Washington-Pechino), dall’altro ha però del clamoroso (considerata la mole di investimenti del Dragone negli Usa). Fatto sta che gli Stati Uniti scelgono la linea dura nei confronti della Cina, impedendo al colosso dell’ecommerce Alibaba l’acquisto da 1,2 miliardi di dollari di MoneyGram International,ovvero dell’operatore Usa attivo nel trasferimento di denaro. Il freno alle ambizioni espansionistiche di Jack Ma è netto e viene motivato dalle autorità di Washington con timori «di sicurezza nazionale». Si tratta dell’ennesima conferma della linea intrapresa con la presidenza di Donald Trump che prevede una agli investimenti della potenza orientale negli Stati Uniti. La Cina, dal canto suo, reagisce con durezza ma evitando al momento toni che possano scatenare uno scontro aperto. «Speriamo che gli Usa possano creare condizioni di parità e un ambiente prevedibile per le imprese cinesi», è stato il commento espresso sulla vicenda dal portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang nel pomeriggio di ieri in conferenza stampa.
Entrando nel dettaglio del blocco all’operazione, MoneyGram e Ant Financial Service – braccio finanziario di Alibaba – non hanno ottenuto il via libera del Comitato sugli investimenti stranieri negli Usa (Cfius). Gli sforzi per trovare una risposta ai timori avanzati, ha spiegato in una nota il numero uno della compagnia americana, Alex Holmes, «non sono andati a buon fine». Il fallimento dell’acquisizione, annunciata lo scorso aprile, rappresenta un ostacolo alle aspirazioni di sviluppo sui mercati internazionali di Ma, mentre dal canto suo MoneyGram dovrà rivedere piani e strategie commerciali. Per ora, la primissima conseguenza dell’operazione naufragata è stata il tonfo in Borsa. «L’ambiente geopolitico è mutato considerevolmente dal primo annuncio della transazione proposta con Ant Financial circa un anno fa – ha ammesso Holmes –. Malgrado i nostri migliori sforzi per lavorare in cooperazione con il governo Usa, è ora diventato chiaro che il Cfius non approverà l’aggregazione». Il Comitato, che fa capo al Dipartimento del Tesoro, effettua una valutazione basata sostanzialmente in termini di sicurezza nazionale, nell’ambito di parametri ampliati dall’amministrazione Trump. Ma, fondatore di Alibaba che gestisce la piattaforma di ecommerce leader mondiale, era stato ricevuto dal tycoon alla Trump Tower di New York circa un anno fa, poche settimane dopo la vittoria alle presidenziali. Nell’incontro aveva illustrato un piano per creare un milione di posti di lavoro aiutando le Pmi Usa a vendere i loro prodotti in Cina ricevendo il sostegno del padrone di casa che lo definì un «grande imprenditore». A settembre Trump ha posto il veto sulla cessione da 1,3 miliardi di dollari di Lattice Semiconductor alla cinese Canyon Bridge Capital Partners, forte dei fondi del governo di Pechino, in una mossa a tutela degli asset tecnologici. E i complimenti nei confronti di Ma, a distanza di dodici mesi, suonano come parole al vento.