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 2018  gennaio 04 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA MANO BIONICALASTAMPA.ITFABIO DI TODAROÈ tutto made in Italy: la paziente è vicentina, l’intervento è stato eseguito al policlinico Gemelli di Roma e la protesi della mano è stata sviluppata a Pisa, alla scuola superiore Sant’Anna

APPUNTI PER GAZZETTA - LA MANO BIONICA

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FABIO DI TODARO

È tutto made in Italy: la paziente è vicentina, l’intervento è stato eseguito al policlinico Gemelli di Roma e la protesi della mano è stata sviluppata a Pisa, alla scuola superiore Sant’Anna. Fa ben sperare la storia di Almerina Mascarello, 55 anni, la prima persona italiana a cui è stata impiantata una mano bionica. L’intervento, necessario per sostituire l’estremità sinistra persa a seguito di un incidente stradale, è stato effettuato nel giugno del 2016. Ma la notizia è filtrata soltanto nelle ultime ore.  

 

 

Come funziona la mano bionica?  

Trova dunque riscontri anche sull’uomo la possibilità di impiantare la mano bionica che percepisce il contatto con gli oggetti. Il dispositivo, realizzato a Pisa dal gruppo coordinato da Silvestro Micera, responsabile del laboratorio di ricerca di ingegneria neurale traslazionale, in collaborazione con il Politecnico di Losanna, è in grado di imitare perfettamente in dimensioni e peso la mano naturale e percepisce consistenza, forma e durezza degli oggetti manipolati. 

 

 

Il primo utilizzo risale al 2014, quando la protesi fu impiantata su un uomo danese di 36 anni, che aveva perso la propria mano sinistra a causa dello scoppio a Capodanno di un petardo. Fu quello il primo caso di una persona amputata capace di percepire superfici lisce o rugose in tempo reale, con un dito artificiale connesso a elettrodi inseriti in maniera chirurgica nei nervi del braccio.  

 

 

Con la protesi, però, il paziente non poté lasciare il laboratorio: le dimensioni erano troppo grandi per essere compatibili con la vita quotidiana al di fuori di una struttura di ricerca. Ecco perché quella impiantata alla signora Mascarello è «una versione migliorata di quella impiantata tre anni fa», afferma Micera. 

 

 

La paziente è uscita dall’ospedale con la mano hi-tech perché, rispetto al caso precedente, ora tutta l’elettronica necessaria è racchiusa in uno zainetto, all’interno del quale «vengono registrati i movimenti dei muscoli e tradotti in segnali elettrici, da cui giungono poi i comandi per la mano. Un altro sistema trasforma invece l’informazione registrata dai sensori della mano in segnali da inviare ai nervi e quindi in informazioni sensoriali». L’obiettivo ultimo è rendere questa tecnologia utilizzabile clinicamente. «Lo zainetto è stato uno step intermedio e il prossimo passo è miniaturizzare l’elettronica», chiosa l’esperto. 

 

 

 

La testimonianza della paziente  

Trattandosi di un prototipo, la mano bionica è stata per ora rimossa dal corpo della signora Mascarello. L’impianto del modello definitivo è previsto per maggio. «Soltanto allora potrò dire che la mia vita è cambiata completamente», ha spiegato la paziente all’Ansa. Ma i progressi registrati negli ultimi tre anni, tanto nella messa a punto di dispositivi efficienti quanto nella loro ridotta dimensione, sono sotto gli occhi di tutti. Nei test la paziente - che era bendata - è stata in grado di dire se l’oggetto che stava raccogliendo fosse duro o morbido.  

 

 

«La sensazione è stata spontanea, come se avessi avuto la mia mano vera - ha raccontato la donna -. Mi sono riscoperta in grado di fare cose che prima erano difficili, come vestirsi e indossare le scarpe. Gesti che non cambiano la vita, ma che aiutano a sentirsi normali». Una protesi robotica più efficiente della mano umana è ancora molto lontana, ma secondo Paolo Rossini, direttore della clinica neurologica al policlinico Gemelli di Roma, «arrivando a controllare una protesi robotica con il proprio cervello, si potrà pensare di crearne una che consenta movimenti più complessi di una mano con cinque dita».



La donna «bionica» è una realtà. In Italia. A Roma, dove - al policlinico Agostino Gemelli - è stato eseguito l’intervento di impianto dell’arto artificiale. A riceverlo, nel giugno dello scorso anno una donna veneta, Almerina Mascarello. Che anni fa perse la mano sinistra in un incidente.

La tecnologia

La mano bionica, che ha la capacità di percepisce il contatto con gli oggetti, è stata realizzata dal gruppo di Silvestro Micera, e sperimentata per mesi dalla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e dal Politecnico di Losanna. L’intervento poi è stato eseguito nel giugno del 2016 dall’équipe neurochirurgica di Paolo Maria Rossini al policlinico Gemelli di Roma.


ANSA

Una donna è la prima italiana alla quale è stata impiantata la mano bionica che percepisce il contatto con gli oggetti, realizzata dal gruppo di Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant’Anna e del Politecnico di Losanna. L’intervento è stato eseguito nel giugno 2016 nel Policlinico Gemelli di Roma dal gruppo del neurologo Paolo Maria Rossini. I risultati della sperimentazione sono in via di pubblicazione su una rivista scientifica internazionale.

Nell’esperimento, durato sei mesi, la mano bionica è stata impiantata in Almerina Mascarello, che vive in Veneto e che aveva perso la mano sinistra in un incidente. "La mano è una versione migliorata di quella impiantata su un uomo danese nel 2014", ha detto Micera al’ANSA.

La donna è anche la prima a poter uscire con la mano hi-tech perché, rispetto al 2014 ora l’elettronica, realizzata insieme all’Università di Cagliari, è racchiusa in uno zainetto. Questo, ha spiegato Micera, "racchiude il sistema che registra i movimenti dei muscoli e li traduce in segnali elettrici, poi trasformati in comandi per la mano; un altro sistema trasforma l’informazione registrata dai sensori della mano in segnali da inviare ai nervi e quindi in informazioni sensoriali". Gli elettrodi impiantati nei muscoli sono stati realizzati dall’università tedesca di Friburgo.



La donna ha portato con sé lo zainetto uscendo a Roma, nell’ottobre 2016, sotto il controllo dei responsabili del test. "Dopo sei mesi l’impianto è stato tolto. L’obiettivo ultimo - ha concluso Micera - è rendere questa tecnologia utilizzabile clinicamente. Lo zainetto è stato uno step intermedio e il prossimo passo è miniaturizzare l’elettronica".

Micera: «Obiettivo è rendere la tecnologia utilizzabile chirurgicamente»

«La mano è una versione migliorata di quella impiantata su un uomo danese nel 2014», ha spiegato Micera. La parte elettronica, che ne permette il funzionamento, è racchiusa in uno zainetto: «Un sistema registra i movimenti dei muscoli e li traduce in segnali elettrici, poi trasformati in comandi per la mano - queste le sue parole -; un altro sistema trasforma l’informazione registrata dai sensori della mano in segnali da inviare ai nervi e quindi in informazioni sensoriali. L’obiettivo ultimo è rendere questa tecnologia utilizzabile clinicamente. Lo zainetto è stato uno step intermedio e il prossimo passo è miniaturizzare l’elettronica».