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 2018  gennaio 04 Giovedì calendario

Roberto Bolle: «Vivo per ballare ma rimpiango amici e libertà»

Mentre i messaggi adoranti dei social proseguono instancabili da due giorni e i dirigenti Rai con grande entusiasmo e trasformismo profetizzano da ora una tv finalmente conquistata al ballo, Roberto Bolle con la sua perfetta bellezza e la sua intaccabile calma, si avvia in un freddo pomeriggio milanese, come tutti i giorni, ad allenarsi alla Scala, dove il 10 e il 13, lo aspettano la penultima e ultima recita della Dame aux camélias, in coppia con Svetlana Zakharova e dove c’è da provare Le Quattro stagioni di Vivaldi e Piazzolla che eseguirà il 22, nientemeno che per l’inaugurazione del World Economic Forum di Davos.
Nemmeno 24 ore dopo Danza con me, un trionfo di cui si parlerà a lungo, quasi cinque milioni di spettatori per uno show di danza su Rai1 il 1 gennaio, l’étoile con intaccabile ottimismo, sempre presente a se stesso fino ai limiti della calma di un alieno, si è già rimboccato le maniche.
Sempre alla Scala in marzo ha il debutto del primo Bejart, poi il tour al Covent e al Metropolitan dove festeggerà in maggio i dieci anni all’American Ballet di cui è principal dancer, il tour estivo del Bolle & Friends da preparare e dall’ 11 al 17 giugno si è inventato la Festa della danza a Milano, On dance ( www. ondance. it), che si preannuncia un altro bagno di folla, un’altra occasione per misurare la sua capacità di imporre il valore della danza. «Un altro rischio. Specie in Italia dove la danza è considerata un’arte minore o di èlite. Ma lo ammetto, la trasmissione ha fatto di me un uomo felice. Non era un risultato scontato. E devo mandare un ringraziamento sentito alla Rai, al produttore Ballandi, oltre che a tutti gli ospiti, da Marco D’Amore agli altri per aver avuto il coraggio di seguirmi. Sì, come hanno scritto su i social, credo sia un bell’esempio di servizio pubblico».
Dunque si rifarà?
«È presto per dirlo, ma promette bene. Che in futuro si rifaccia con me o senza di me non importa, è una porta aperta: cinque milioni di persone che plaudono per uno show di danza è un’occasione storica, che in Italia non c’è mai stata».
Perchè questa sua ossessione: far amare la danza al maggior numero di persone?
«Una missione, più che una ossessione. E lo dico da innamorato, da uno che ama la danza perchè ne ha vissuto i pregi. La danza dà bellezza, sensibilità, armonia al corpo e il corpo riguarda tutti, uomini, donne, bambini, anziani...
La danza è una educazione del corpo che diventa anche educazione dello spirito: perché è disciplina, confronto con i propri limiti, migliorarsi, è qualcosa che tocca la passione e la vita, come ha dimostrato Ahmad, il ballerino siriano che si è visto a Danza con me. E non parlo solo della danza classica.
Va bene qualunque genere di danza, anche quella sfaticata presentata da Pif in trasmissione».
Grande Virginia Raffaele danzatrice, no?
«Con lei è scoccata la scintilla.
C’è un’affinità speciale. Mi piace perché ha un corpo sveglio, che si sa muovere. E per questo è un bel corpo. Ecco spero che anche questo sia un valore della danza che sia passato soprattutto ai giovani. In fondo anch’io da bambino mi sono innamorato della danza guardando gli show in tv».
Davvero?
«Alcuni balletti del varietà sono fatti davvero bene. Anche ballerine come Carla Fracci e Oriella Dorella li hanno fatti».
Da quando lei è diventato una star, il balletto classico non è più bollato come roba da femminucce. Contento?
«Quando studiavo io in classe eravamo due soli maschi. E la sofferenza non era tanto di sentirsi due pesci fuor d’acqua, perché alla Scala non si sentiva, quanto di non poter avere dei corsi apposta per noi. Sì, c’è stata una vera rivoluzione culturale, e meno male, oggi nelle scuole del classico i maschi sono tanti quanto le femmine. Felice di aver contribuito, ma anche i talent tv hanno avuto il loro ruolo. Io li salvo, purchè non passi il messaggio che attraverso il talent si costruisce una carriera».
Aveva 12 anni quando ha cominciato oggi ne ha 42.
“Sento che è un momento della mia vita particolare. Se guardo a quello ho fatto vedo tanti momenti unici: quando ho ballato per la regina Elisabetta, per il Papa, la prima volta all’Arena, al Colosseo… Sento che sono cose speciali, però ho da preparare tante cose a cominciare dalla festa On dance».
Perchè l’ha fatta?
«Perchè non c’era, e l’idea che per cinque giorni la danza diventi padrona di Milano mi sembra attraente. Si ballerà al Teatro Arcimboldi e nei luoghi più diversi, si ballerà classico e moderno, spettacoli, workshop, flash mob... E anch’io farò la mia parte».
Sei ore di allenamento al giorno, dopo un po’ non sono intollerabili?
«L’allenamento non diminuisce ma aumenta. Più si va avanti e più il corpo richiede attenzioni, cura. La danza è perfezionamento graduale, fino al dominio di quella macchina scenica complicatissima che è il corpo.
Il riscaldamento, per esempio, prima potevo iniziare a muovermi senza riscaldarmi, ora no. Prima avevo una velocità di ripresa da uno spettacolo all’altro, potevo permettermi di andare a dormire tardi e mangiare qualunque cosa. Adesso ho molte più regole che devo seguire».
Mai avuto pigrizia?
“Ce l‘ho. Ma ogni tanto. Mi manca avere poco tempo libero, non stare con gli amici, non uscire, non andare al cinema.
Devo sempre dire, ‘mi spiace non posso’».
Perché lo fa, allora?
«Perché mi piace molto di più ballare. E alla fine non rinuncio davvero a niente».