il Fatto Quotidiano, 4 gennaio 2018
Chi si firma è perduto
Lo dicevo io: mai trascurare Fassino. Quello, anche se non si nota, dà sempre grandi soddisfazioni. Ieri, dopo aver perso per strada quasi tutta la Grande Coalizione di Centrosinistra – annunciata tre mesi fa dai giornaloni con Prodi, forse Saviano, probabilmente Veltroni, certamente Pisapia e Bonino, e ora ridotta a Nencini, tal Santagata e se tutto va bene pure Bonelli – s’è svegliato storto e ha scoperto che il Rosatellum fa schifo. Non perché è stato studiato apposta alla vigilia delle elezioni per farle perdere al primo partito italiano (i 5Stelle), non perché consente ai capipartito di nominarsi i due terzi dei parlamentari nei listini bloccati, non perché vieta il voto disgiunto fra uninominale e proporzionale, non perché incoraggia finte coalizioni fra partiti che si sposano la mattina del voto e divorziano la sera, non perché regala alle liste sopra il 3% i voti degli alleati che stanno sotto. Ma perché costringe la Bonino (come del resto tutte le altre nuove liste) a raccogliere addirittura 400 firme per circoscrizione in un mese e lei non ne vuole sapere perché è sicura di non farcela, dunque reclama circolari interpretative che non interpreterebbero un bel niente, perché non c’è nulla da interpretare, ma ribalterebbero il senso della legge ed esporrebbero le prossime elezioni al rischio di invalidazione a suon di ricorsi in tribunale. Che diavolo si presenti a fare una lista che non trova nemmeno 400 firme per circoscrizione, non è dato sapere. Ma questo è il problema: le firme della Bonino.
Tutta colpa del Rosatellum che, dice Fassino a La Stampa, è “contraddittorio”. E che diamine: “Quando si fanno le norme, bisogna essere più consapevoli di quello che si approva”. Giusto, oltre a scriverle bisognerebbe pure leggerle (o farle leggere alla Bonino per sapere se non abbia nulla in contrario, nel qual caso si inserisce un comma Bonino). È ora di finirla di “affidarsi solo a strutture burocratiche che conoscono i codicilli, ma non hanno mai fatto una raccolta di firme né una campagna elettorale”. Parole sante: purtroppo Fassino, in questa legislatura, non era in Parlamento, essendo troppo impegnato a perdere le Comunali a Torino, altrimenti ci avrebbe pensato lui, a eliminare la “evidente contraddizione della legge elettorale”. Un lettore distratto potrebbe pensare che la legge l’abbia scritta un nemico acerrimo del Pd per allontanarlo dall’amata Emma: magari uno di quei dilettanti allo sbaraglio, analfabeti e incapaci di governare e legiferare che popolano i peggiori populismi, tipo i 5Stelle. Invece, sorpresa: la legge l’ha scritta il Pd con centristi, forzisti e leghisti.
Quelli bravi, seri, competenti, che ci sanno fare. Tutti d’accordo per fottere i 5Stelle e LiberieUguali. Infatti l’altro giorno Fassino, mentre gli scivolava via dalle mani pure la Bonino e B. gli rubava financo Al Bano, Cutugno e Tony Dallara (ma non Santagata), ha fatto irruzione al Nazareno strillando come un ossesso: “Chi è quel coglione che ha scritto ’sta legge elettorale? Portatemelo qui che me lo inc&%*!§#@… a passo di caricaaaa!”. Un impiegato che passava di lì per caso (l’ultimo dipendente licenziato dal partito venuto a ritirare le sue cose dai cassetti) l’ha messo a sedere e, col dovuto tatto, gli ha spiegato che “Rosatellum” non deriva da un liquore andato in aceto, ma da Ettore Rosato. “E chi è ’sto testa di c&%*!§#@? Un agente della reazione in agguato?”, è sbottato Fassino, con la consueta affabilità. “No, Piero, è il nostro capogruppo alla Camera. Viene pure lui dal Friuli, non bastando la Serracchiani”. Quindi, quando parla di norme “contraddittorie” e forse incostituzionali (“il problema c’è e tutti i costituzionalisti consultati lo confermano”) scritte da gente “inconsapevole” che “non ha mai fatto una raccolta di firme né una campagna elettorale”, Fassino ce l’ha con Rosato. Che ora, all’idea di passare alla storia come colui che scrisse la legge elettorale su misura per il Pd riuscendo a fregare il Pd, non osa più uscir di casa: appena i compagni di partito lo incontrano per la strada, si fanno il segno della croce, o si danno una grattatina, o cambiano marciapiede come per i gatti neri. Ieri, intervistato dal Messaggero, fischiettava per coprire i fischi alle orecchie e sorvolava sulla norma Tafazzi che fa incazzare la Bonino: “Noi confidiamo bene (qualunque cosa significhi, ndr). La nostra disponibilità è di trovare una soluzione e, al di là dei tecnicismi, penso che ci sia uno spazio politico per lavorare e raccogliere insieme le firme che comunque sono necessarie”. Ecco: “Al di là dei tecnicismi” inventati da lui.
È la stessa ideona di Amuleto Fassino: “Ci impegniamo come Pd e con le altre forze della coalizione (dovrebbe trattarsi a occhio e croce di Santagata, Nencini e forse Bonelli, ndr) a concorrere alla raccolta delle firme”. Cioè, per aggirare una norma scritta e approvata da loro, propongono una truffa: siccome ogni lista deve raccogliere le proprie firme, quelle della lista “+Europa” di Bonino&C. le raccoglie il Pd. In fondo – spiega Fassino – “400 firme per circoscrizione si riescono a raccogliere in pochi giorni”. Magari non ci riesce la Bonino, ma lui certamente sì (il Pd torinese, in fatto di firme false, ha una lunga e collaudata esperienza). Immaginiamo la scena: Emma sola soletta in un angolo buio della piazza, schivata e schifata da tutti; e, dall’altro lato, Piero col ricciolo tira-baci alla Macario che, mentre la forza pubblica transenna le vie laterali e lo sottrae all’abbraccio soffocante delle masse firmatarie, urla a squarciagola nel megafono “Signori, è arrivata la Bonino: se volete più Europa e più euro contro il populismo dei 5Stelle e della sinistra, firmate qua! Tutto gratis!”. Peccato che M5S e LeU non abbiano bisogno di firme: altrimenti gliele porterebbe tutte lui, da solo.