Corriere della Sera, 4 gennaio 2018
Un patrimonio inestimabile raccolto in 2 anni da uno sceicco. «È uno sfregio»
Il sogno di Sua Altezza Hamad bin Abdullah Al Thani pareva irrealizzabile perfino per un membro della famiglia reale del Qatar: collezionare il meglio della gioielleria orientale in appena due anni. C’è riuscito, grazie all’immenso capitale investito e ai consigli di Amin Jaffer, un ex conservatore al Victoria & Albert Museum di Londra che gli ha fatto da consulente. Ne è uscita una raccolta che ripercorre l’arti-gianato orafo degli ultimi 500 anni: orecchini, collane, oggetti decorati con pietre rarissime come i diamanti di Golconda, gli zaffiri del Kashmir, i rubini della Birma-nia. Pezzi unici, che merita-vano di essere ammirati nel mondo, al punto che, dal 2014 a oggi, alla collezione Al Thani hanno dedicato esposizioni il Metropolitan di New York, il V&A Museum di Londra e il Grand Palais di Parigi. Fino all’evento aperto il 9 settembre e concluso ieri, in modo così rocambolesco, a Palazzo Ducale. «Tesori dei Moghul e dei Maharaja: la collezione Al Thani» era la mostra curata dallo stesso Jafer e da Gian Carlo Calza, studioso di arte dell’Estremo Oriente. In vetrina, 270 ogget-ti che raccontano 5 secoli di arte orafa legata al subconti-nente indiano. C’erano esem-plari dal valore inestimabile, come l’Idol’s Eye (il più gran-de diamante blu tagliato del mondo) o la Coppa per il vino dell’imperatore Jahangir. «Vere e proprie opere d’arte – spiega Calza —. La mostra ha avuto grande successo ed è stata voluta fortemente dal-lo sceicco, che sognava di esporre la collezione in quel-la che fu la Porta d’Oriente». Il furto? «Uno sfregio per Venezia. Forse è opera di chi cercava un gesto eclatante: solo uno stupido ruba in un posto come Palazzo Ducale, dotato di telecamere e sistemi di sorveglianza che, credo, consentiranno presto di identificare i colpevoli».