Corriere della Sera, 4 gennaio 2018
Sex in the Valley
Sesso, droga & hi-tech. Benvenuti nel regno di Brotopia, cuore della Silicon Valley, dove tutto è possibile – e ogni desiderio lecito – soprattutto se sei maschio, di successo e pieno di soldi (o azioni che dir si voglia). Che i «nerds» della California non fossero dei santi non è una novità: lo scorso anno, il New York Times aveva già svelato sordide storie di predatori e molestie sessuali nella new economy. Qualche testa era caduta, ben prima che ad Hollywood esplodesse il caso Weinstein. Ma i dettagli pruriginosi svelati da Emily Chang, anchorwoman di Bloomberg Tv, vanno ben oltre e rischiano di seppellire nel fango l’intera comunità dell’algoritmo.
Gli ingredienti descritti nel libro Brotopia: facciamo a pezzi il Boys’ Club della Silicon Valley, in uscita a febbraio, sono quelli di sempre: festini hard con orge, alcol e parecchia droga. Amore libero stile anni Settanta, dunque? Macché, la cultura californiana (e paritaria) dei figli dei fiori è sepolta. Piuttosto, scrive l’autrice, il ricordo va ai baccanali lussuriosi offerti da Hugh Hefner e dalle sue conigliette alla Playboy Mansion.
Nella Silicon Valley si chiamano «e-party», in onore della cultura del luogo ma anche perché gli inviti circolano solo tramite passaparola online: email, twitter e snapchat (scelta prediletta, perché si cancella subito). Capitano una volta al mese, nei fine settimana, e la location cambia continuamente: magioni sulle Pacific Heights di San Francisco, castelli nella Napa Valley, ville fronte mare sulla spiaggia di Malibu, perfino uno yacht al largo di Ibiza. I protagonisti però sono sempre gli stessi: presidenti-fondatori, amministratori delegati, venture capitalist, dirigenti delle più importanti start up dell’hi-tech. Ossia gli spregiudicati, progressisti, rivoluzionari creatori della nuova cultura digitale; dominata dai maschi.
Nell’estratto del libro pubblicato da Vanity Fair, edizione americana, viene chiarito subito qual è il rapporto di forza fra i due sessi. Il padrone di casa è di norma un uomo che invita un numero doppio o triplo di donne rispetto ai maschi, preferibilmente giovani ventenni, attraenti e disponibili. Citando fonti perlopiù anonime, Chang racconta che le feste sono rallegrate da fiumi di alcol e pasticche di Ecstasy (chiamate Molly), spesso modellate con la forma del logo della società ospitante.
Tra le invitate ci sono mogli consenzienti, giovani arrampicatrici e pure manager del settore perché a quei sex-parties «si parla anche di business, si stringono accordi». «Diciamo la verità, se esci con qualcuno potente, può aprirti le porte. È quello che vogliono le calcolatrici, ma non conoscono tutti i rischi associati – rivela un’imprenditrice del settore —. Se partecipi a queste feste, scordati di fondare un’azienda o trovare qualcuno che investe su di te. Quelle porte si chiudono. Se non partecipi, però, sei fuori. Sei comunque dannata». Insomma, è come camminare su un terreno minato. Non stupisce che solo il 2% dei finanziamenti alle startup hi-tech vada a imprenditrici donne.
Il lato oscuro della Silicon Valley, peraltro, non è per nulla segreto. Anzi, «i grandi finanziatori, i noti imprenditori e i top executives» che partecipano ai festini bollenti, secondo Chang, «sono orgogliosi di come stanno rovesciando tradizioni e paradigmi nelle loro vite private, proprio come fanno nel mondo della tecnologia che governano». In realtà, di nuovo c’è ben poco: l’«e-party» è pianificato per appagare le fantasie erotiche dell’uomo. Le donne restano, ancora, solo prede.