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 2018  gennaio 04 Giovedì calendario

Trump e Bannon agli insulti: è la rottura finale

WASHINGTON Dato lo stile dei due personaggi, la rottura tra Steve Bannon e Donald Trump non poteva che essere pubblica e rissosa. L’attacco del primo: «Traditori, anti patriottici». La reazione del secondo: «Oltre al potere hai perso anche il cervello». Rancori, commenti acidi, insulti, mescolati con un po’ di politica. Il consigliere più estremista alla Casa Bianca, licenziato il 19 agosto scorso, il fondatore del sito iper conservatore Breitbart, il teorico del movimentismo permanente ha espresso un giudizio pesantissimo sul ruolo di Donald Trump Jr, il primogenito del tycoon, nel cosiddetto «Russiagate». Un commento riportato nel libro in uscita Fire and fury: Inside the Trump White House, scritto dal giornalista Michael Wolff, gran conoscitore del mondo dei media e delle celebrità di Hollywood. Bannon commenta l’incontro organizzato il 9 giugno del 2016 nella Trump Tower da Donald jr con Natalia Veselnitskaya, un’avvocata russa che aveva promesso «materiale compromettente» su Hillary Clinton. Alla singolare riunione, ora al centro delle indagini condotte dal super procuratore Robert Mueller, parteciparono anche Paul Manafort, l’allora direttore della campagna elettorale, e Jared Kushner, il genero di Trump. Proprio ieri i legali di Manafort hanno fatto causa a Mueller accusandolo di aver abusato dei suoi poteri nell’inchiesta sul Russiagate.
Queste le parole di Bannon: «Le tre figure guida della campagna pensarono che fosse una buona idea vedersi con una rappresentante di un governo straniero, così, senza l’assistenza di un legale. Ma anche se qualcuno pensasse che tutto ciò non fosse un atto da traditori, o anti patriottico o semplicemente una “grossa stronzata”, e io, invece, penso che fosse tutte e tre le cose messe insieme, ebbene, costui avrebbe dovuto avvisare immediatamente l’Fbi».
La risposta di Trump arriva con un comunicato ufficiale della Casa Bianca. Durissimo: «Steve Bannon non ha nulla a che fare con me o con la presidenza. Quando fu licenziato, non solo ha perso il potere, ma anche il cervello. Adesso che opera per conto proprio, Bannon sta imparando quanto vincere non sia così facile». E ancora. «Steve ha fatto davvero poco per la nostra storica vittoria…, mentre ha fatto di tutto per farci perdere il seggio del Senato in Alabama». 
Il partito repubblicano ha chiuso il 2017 con tre sconfitte elettorali: nel New Jersey, in Virginia e soprattutto in Alabama, dove Bannon si è speso, praticamente da solo, per Roy Moore, candidato della destra radicale, inseguito dall’accusa di essere un predatore sessuale. Nel voto del 12 dicembre, lo Stato del Sud, conservatore fin nei polmoni, ha bocciato l’aggressività di Bannon. Trump non ne aveva tratto le conseguenze politiche. Lo fa ora, visto che «Steve» si scaglia contro la sua famiglia.