Il Sole 24 Ore, 4 gennaio 2018
Caos sui costi dei sacchetti bio
Quattro giorni dopo l’introduzione è ancora incertezza fra i consumatori sull’obbligo di usare i soli sacchetti biodegradabili a pagamento per le merci sfuse. Il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, gli ecologisti e perfino il sindacato dei chimici Filctem difendono la normativa, che invece sui social network viene usata per mettere in difficoltà quella parte del mondo politico che l’ha promossa e approvata. L’ex premier Matteo Renzi ha replicato su Facebook affermando che il Governo ha solo attuato la normativa europea.
La normativa europea
L’Italia era in infrazione per il mancato recepimento della direttiva 2015/720 che, modellata sull’esempio italiano delle borse biodegradabili della spesa, spinge a ridurre l’uso di sacchi di plastica e a fare ricorso alla bioplastica, come da anni è già obbligatorio in Italia.
Escluse le sportine leggere
La direttiva non impone regole sui sacchetti leggeri: «Gli Stati membri possono scegliere di esonerare le borse di plastica con uno spessore inferiore a 15 micron («borse di plastica in materiale ultraleggero») fornite come imballaggio primario per prodotti alimentari sfusi».
La legge italiana di agosto
In estate il Parlamento ha approvato il decreto Mezzogiorno (legge di conversione 3 agosto 2017, n. 123) nel quale all’articolo 9-bis è stato aggiunto il recepimento della direttiva 720. Ma sono stati aggiunti anche emendamenti che impongono dal 1° gennaio l’uso esclusivo di plastica biodegradabile per i sacchettini “ultraleggeri” con i quali si pesano e si prezzano i prodotti sfusi come pane, ortaggi, frutta.
Non solo supermercato
La normativa riguarda tutte le borse di plastica ultraleggere (comma 2), non solamente quelle di pane e frutta da pesare e prezzare al supermercato: riguarda tutti gli utilizzi di piccoli imballaggi di plastica come i sacchetti del farmacista, in gran parte biodegradabili da anni ma finora offerti a titolo gratuito.
Ancora petrolio
I sacchetti ultraleggeri devono essere compostabili (cioè si devono dissolvere negli impianti di produzione di compost agricolo) e devono essere composti da materie prime rinnovabili (vegetali) al 40%, mentre rimarrà il 60% di componente petrolchimica. Nel 2020 dovranno avere almeno il 50% di materie prime rinnovabili enel 2021 il 60% (il resto da petrolio).
Il pagamento
La legge (comma 5) impone che questi sacchetti vengano pagati dal consumatore. Non fissa il prezzo e non dà un costo massimo. La norma dice: «Le borse di plastica in materiale ultraleggero non possono essere distribuite a titolo gratuito e tal fine il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti imballati».
I sacchettini sono usa-e-getta
Questi sacchettini ultraleggeri possono essere riusati in mille modi, soprattutto per raccogliere i rifiuti organici da destinare al compostaggio come già avviene per le borse della spesa, già biodegradabilii. Ma non possono essere riusati per comprare altri prodotti alimentari sfusi. È?vietato il riutilizzo per lo stesso fine per cui sono stati prodotti e venduti. Comma 3: «Sono fatti comunque salvi gli obblighi di conformità alla normativa sull’utilizzo dei materiali destinati al contatto con gli alimenti adottata in attuazione dei regolamenti (UE) n. 10/2011, (CE) n. 1935/2004 e (CE) n. 2023/2006, nonché il divieto di utilizzare la plastica riciclata per le borse destinate al contatto alimentare».
Concorrenza
Queste norme, disegnate attorno agli standard industriali italiani più diffusi, tagliano fuori dal mercato materiali biodegradabili di origine fossile che si biodegradano in modo invidiabile, come le plastiche Pbs da acido succinico.
Effetto mercato
Potrebbero esserci effetti inattesi sul mercato. Per esempio, la produzione italiana non sarebbe adeguata alla domanda e sarebbe stato necessario convogliare la produzione spagnola e francese. Inoltre molti consumatori stanno respingendo dai negozianti il sacchettino a pagamento, rinunciando alla sua comodità; si stringe il mercato. Altri si rivolgono alla carta, che è permessa e consigliata dal punto di vista ambientale. Infine si ridurrà il mercato interessantissimo dei sacchetti biodegradabili per i rifiuti umidi, che costano alcune decine di centesimi l’uno: c’è già chi accaparra a 2 centesimi il pezzo interi rotoli “ultraleggeri”.
L’ambiente
In mare il 53% dei rifiuti è prodotto dai bagnanti in spiaggia e il 14% dalla pesca e dalle attività marittime (fonte Arcadis-Commissione Ue). La normativa potrà avere un effetto benefico. Ma le bioplastiche diventa no poco biodegradabili nell’acqua fredda e salata, dove invece hanno dato ottimi risultati i polidrossialcanoati Pha di cui è fortissima una piccola azienda italiana poco nota, la Bio-On.