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 2018  gennaio 03 Mercoledì calendario

Cento anni fa l’influenza Spagnola

Sono passati 100 anni dalla Spagnola, la famigerata pandemia influenzale conosciuta come il peggior disastro dell’umanità (a fianco una foto d’epoca). «In sei mesi, fra l’ottobre del 1918 e l’aprile del 1919, contagiò 1 miliardo di persone, con 50 milioni di morti, più della I Guerra Mondiale. E una stima che per l’Italia oscilla tra 375.000 e 650.000 vittime». A ricordarlo è il virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco, che traccia l’identikit della Spagnola. 
Ma perché la pandemia del 1918 fu chiamata Spagnola? «La Spagna era una nazione neutrale, e l’esistenza di questa influenza fu riportata inizialmente solo dai giornali spagnoli, mentre negli altri Paesi all’inizio il fenomeno fu nascosto e presentato come limitato alla Spagna.
«L’epidemia fu pesantissima in tutta Europa e negli Stati Uniti – ricorda – A scatenarla fu una variante aviaria asiatica del virus H1N1. Proprio volatili e suini sono da tenere sotto controllo per il rischio di nuove pandemie». La buona notizia è che «oggi, rispetto al passato, è aumentata di molto la nostra capacità di individuare le varianti». Ma i progressi della scienza non devono indurre ad abbassare la guardia. «In particolare ci sono tre varianti che circolano in Cina e Usa da tenere sotto controllo: si tratta di H5N6, H7N9 e H9N2, virus contratti da persone che erano venute in contatto con pollame vivo. I volatili e i suini fanno infatti da catalizzatori del ceppo virale, come è accaduto nell’ultima pandemia del 2009».