la Repubblica, 3 gennaio 2018
La magia di Daniel Grassl, il dopo Kostner è lui. «Non penso e volo»
Il ragazzo del ghiaccio si sveglia che fuori è buio, alle sette sale in auto con mamma Hildegard, ci vogliono 35 minuti per arrivare a scuola da Merano a Egna nel gelo acuto di queste terre di Bolzano, in viaggio ripassa la lezione: Rittberger, Axel, Salchow, Toe Loop, Flip, Lutz. La grammatica interiore di Daniel Grassl, 15 anni, è piena di salti da moltiplicare. «La matematica invece non fa per me». L’aritmetica del volo invece gli sgorga naturale. A dicembre, al Golden Spin di Zagabria, è diventato il pattinatore più giovane al mondo a eseguire nel programma libero un quadruplo Lutz: stacco dal piede sinistro, puntata col destro come a ruotarsi in senso orario, invece il corpo all’ultimo va in direzione opposta. «Funziona in allenamento, ma poi in gara spesso non mi riesce. E sa perché? Sono uno che pensa troppo. Invece in Croazia non ho avuto neanche il tempo per riscaldarmi, figuriamoci per pensare. Per questo mi è venuto bene».
Molto bene, quasi una promessa. Di lui si dice: è il discepolo di Carolina Kostner. «Mi fa piacere, con Carolina abbiamo fatto degli spettacoli e qualche volta viene ad allenarsi con noi, mi ha detto che sono sulla strada giusta. Ma io devo ancora imparare molto, soprattutto a essere libero. Sono un tipo allegro anche quando le cose vanno male, ma prima delle competizioni mi viene un po’ d’ansia e mi agito, per questo combino guai». Esagerato: due titoli italiani juniores e all’esordio, quest’anno, tra i senior delle lame, ha graffiato parecchio. Al debutto a ottobre al Golden Bear di Zagabria è vero che è caduto nel corto, ma ha pattinato così nuovo e ricco da migliorare i suoi record personali di punti e poi vincere. Il mese dopo all’Ice Challenge di Graz, in Austria, ancora primo. Il mese scorso quarto agli Assoluti di Milano. E poi, appunto, il quadruplo da record a Zagabria: con tutti a chiedergli l’autografo. «Ho capito che ero capace di farlo quando serviva. Ci sono molte aspettative su di me, è ovvio che sogno le Olimpiadi. Ci vorrò essere a quelle di Pechino del 2022». Ha iniziato a otto anni a pattinare, predestinato per caso. «Andai a vedere una manifestazione di pattinaggio nella mia città, a Merano, e rimasi folgorato dai salti. Tornai a casa e dissi ai miei: voglio fare questo nella vita. Non sapevo neanche che esistesse uno sport così, Carolina non la conoscevo e anche i miei genitori rimasero spiazzati. Mia madre fa la segretaria in una scuola, mio papà Walter che è di Cortina lavora in un tribunale e gioca a tennis, io pure un po’, facevo anche nuoto e hockey, mia sorella Sara ama l’equitazione e studia radiologia. Io seguo tutti gli sport, tranne il calcio che non mi interessa anche se qualche volta vedo la Juve perché è la squadra di mio padre. Ma coi pattini, nessuno di noi aveva confidenza». Non proprio un Billy Elliot del patinoire d’Italia, ma quasi. Ha iniziato a Merano con la coach Ludmila Mladenova, poi è passato cinque anni fa sotto la guida di Lorenzo Magri: «Dietro Daniel c’è una famiglia che ha capito» dice il tecnico di 36 anni, bolognese, ex pattinatore a rotelle, architetto con master in economia e management alla Bocconi, allenatore anche di altri studenti della sua scuola- invenzione, la Young Goose Academy di Egna, un palazzetto con abbinato istituto di medie e superiori, un campus in stile americano con vitto e alloggio per i fuori sede, 1100 euro al mese la retta annuale. L’accademia prende il nome dall’acquitrino locale che d’inverno ghiacciava, una manna per i pattinatori, poi in primavera tornavano a sguazzarci le oche, da cui le Goose del titolo. Sui pattini dalle otto del mattino fino alle 13.20 per ghiaccio, danza, yoga, poi sui banchi nel pomeriggio fino alle 18, Daniel fa il linguistico. Nel tempo libero è come tutti gli adolescenti: molto social. «È solare, sensibile, anche se allo stesso tempo ha una mentalità logica e capacità di prevedere. Ha talento, una vocazione per i salti, gira molto, è veloce, sa ripetere. E ha anche un carattere volitivo: non molla mai in allenamento. Ha un fisico che lo aiuta: esile, con un rapporto bacino spalle adeguato al volteggio».
Daniel, luminosamente biondo, vola. «Il mio pattinatore preferito è Patrick Chan, il più completo. Dicono che assomiglio al mito russo Evgenij Plushenko? Ci ho pattinato al Golden Skate Award di Bolzano, poi lui è venuto a farmi i complimenti. Io che ho fatto? Sono arrossito». Succede anche agli zar.