la Repubblica, 3 gennaio 2018
Ilkay Gündogan: il Masterchef del pallone da 500 sterline al giorno
Dimmi cosa mangi ma soprattutto dimmi chi te lo cucina. L’ultima frontiera del calcio d’alto livello confina con i fornelli di uno chef stellato pronto a calarsi nei panni di personal chef. Chi non può più farne a meno ammette: «Al mio guru chiedo pure quanto devo bollire un uovo per evitare che mi si metta sullo stomaco». Parola di Ilkay Gündogan. Tutto ciò accade nella Premier League dove tante cose arrivano in anticipo e dove adesso la lingua del calcio va a fondersi con le ali di pollo “massaggiato”. E ovviamente accade soprattutto a Manchester dove le attenzioni per ciò che avviene dietro le quinte, con Guardiola al City, sono decisamente aumentate: «Con lui in cucina mi sento a casa, è come se arrivasse mamma dal Belgio...», dice Kevin De Bruyne. Un giorno per organizzare i menu di Natale del 2016 al belga consigliarono di chiamare un certo Jonny Marsh: «Avrei bisogno di un paio di dritte». Ne ha avute talmente tante, di dritte, fra tacos organici, cous cous arcobaleno e puré di fagioli neri (buoni per contrastare eventuali calorie in eccesso), che da quel giorno la cucina in casa di Kevin è diventata una delle tante cucine di Jonny, 26enne chef lanciato dal cuoco francese Raymond Blanc. Blanc gli affidò la gestione del due stelle Michelin di sua proprietà nell’Oxfordshire (“Le Manoir Aux Quat’Saisons”) e con il mestolo in mano esclamò: «Sei pronto». Infatti era pronto. Ora il masterchef del pallone “alza” 500 sterline al giorno (563 euro). Ha eliminato l’olio, fa largo uso di succo di limone e salsa di soia, non esclude il fritto: «Sa sempre quando, quanto e cosa mangiare», ammette De Bruyne. Tre mesi dopo si sono aggregati Gündogan e Walker. L’altro giorno Kevin si è concesso un selfie con quattro terrine appena preparate dal suo mentore stellato. «La verità», dice Jonny, «è che molti giocatori non sanno proprio cucinare e vivono da soli. Non potendo buttarsi sul junk morirebbero di fame...! Prima nutrirsi. Poi nutrirsi per rendere di più». Prima dei “private chefs” esistevano i nutrizionisti che quando gli chiedevi cosa dessero da mangiare ai loro pazienti vip si chiudevano a riccio come se gli avessi chiesto la verità sul Bosone di Higgs. «Gli “home chefs” sono nutrizionisti e cuochi, per questo costano, e alcuni studiano biologia», dice Harry Kane che vide la luce (in cucina) attraverso Dean Harper e la sua “Fine Dining”. Pogba l’ha fatto venire dall’Italia. Sulla scia di un business da 65 mila sterline all’anno pro-capite, Yuda Galis ha fondato a Londra una “personal chef services company” chiamata Galor. Il 45% dei suoi clienti sono ricchi. E guarda caso giocano a calcio.