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 2018  gennaio 03 Mercoledì calendario

La carestia che uccide i bambini del Venezuela

SAN CASIMIRO ( VENEZUELA) La carestia minacciava il Venezuela da anni.
Adesso sta seminando morte tra i bambini del Paese a un ritmo preoccupante: lo riferiscono i medici degli ospedali pubblici. Il Venezuela vacilla dal 2014, quando la sua economia ha iniziato a collassare. Le morti per denutrizione sono rimaste un segreto ben custodito dalle autorità ma ora, da un’inchiesta condotta dal New York Times e durata 5 mesi, sono emerse le testimonianze dei medici di 21 ospedali di 17 stati del Paese, secondo i quali le corsie dei reparti di pronto soccorso straripano di bambini piccoli colpiti da grave malnutrizione, una condizione che si presentava assai di rado prima che avesse inizio la crisi economica.
«I bambini continuano ad arrivare da noi in condizioni molto precarie di malnutrizione», ha detto il dottor Huníades Urbina Medina, presidente della Società venezuelana di cure infantili e pediatria. Per molte famiglie a basso reddito, la crisi ha trasformato radicalmente in peggio l’orizzonte sociale. Presso alcune cliniche specializzate si avvistano in coda molte signore pronte a farsi sterilizzare per evitare di avere bambini che non potranno nutrire. Bambini in tenera età scappano di casa, entrano a far parte di bande di strada e si nutrono di quello che trovano frugando tra i rifiuti: portano sui corpi le cicatrici delle coltellate ricevute lottando con altri coetanei alla ricerca di cibo come loro.
I neonati muoiono perché è difficile procurarsi il latte in polvere o trovarlo a prezzi accessibili, perfino negli ospedali. «Capita che i più piccini ti muoiano tra le braccia per semplice disidratazione», dice la dottoressa Milagros Hernández, che lavora al pronto soccorso di un ospedale pediatrico della città settentrionale di Barquisimeto.
La dottoressa riferisce di aver assistito a una crescita agghiacciante delle morti di neonati malnutriti dalla fine del 2016, ma che «nel 2017 il loro numero è aumentato in maniera esponenziale, al punto che spesso arrivano bambini che pesano come neonati e non sono più alti di loro».
Il governo ha cercato di insabbiare l’enorme portata di questa crisi tramite un blackout delle statistiche sanitarie e creando una cultura in virtù della quale i medici spesso hanno timore a registrare i casi di denutrizione e le morti associabili al pessimo o mancato operato del governo. Nell’aprile scorso sul sito web del Ministero della Sanità è apparso un link che conduceva a bollettini medici mai pubblicati prima. Da essi si è appurato che nel 2016 sono morti 11.446 neonati sotto l’anno di vita ( 30% in più dell’anno precedente) seguendo la parabola della crisi.
Kleiver Enrique Hernández, di tre mesi, è stato curato per una grave forma di malnutrizione. Era nato sano – 3,6 chili – ma sua madre Kelly Hernández non ha potuto allattarlo né acquistare latte artificiale. Il corrispettivo di un solo mese di fornitura di latte in polvere le sarebbe costato più del doppio del salario che il marito percepisce come bracciante agricolo. I genitori lo hanno portato inutilmente nei reparti di pronto soccorso di tre ospedali pieni e solo alla fine sono riusciti a farlo ricoverare. Per ore un team di medici ha fatto di tutto per tenerlo in vita e, quando si è capito che non c’erano più speranze, il corpicino del bimbo sembrava essere stato picchiato selvaggiamente. Allo spuntare del giorno, il quartiere ha organizzato una grande processione per il suo funerale e per accompagnarlo al cimitero. A Barquisimeto la dottoressa Milagros Hernández si è detta indignata e impotente come medico, visto che i bambini muoiono senza un valido motivo nella sala del pronto soccorso.
Dayferlin Aguilar era una bambina di cinque mesi: chiusa nell’incubatore ha faticato ad aprire gli occhi ed è riuscita a sorridere un’ultima volta alla mamma Albiannys Castillo che l’ha portata in ospedale appena la piccola si è indebolita troppo. I medici le hanno diagnosticato un grave stato di denutrizione e disidratazione. Tre giorni dopo il ricovero, Dayferlin è morta.
Secondo un recente rapporto dell’Onu e dell’Organizzazione panamericana per la Sanità, i venezuelani che un tempo erano in grado di alimentarsi e ora incontrano difficoltà enormi da quando la crisi economica ha colpito il paese tre anni fa sono 1,3 milioni. Molte famiglie cercano di sfamarsi scavando tra i rifiuti in strada o nelle discariche.
Alcune sono senzatetto, e la maggior parte dice che prima della crisi non aveva mai avuto difficoltà a procurarsi del cibo.
Adesso, invece, quando la sera chiudono i ristoranti e supermercati e condomini residenziali espongono i bidoni della spazzatura, si possono avvistare centinaia di persone che si contendono lo spazio e scavano nell’immondizia.
Sempre più spesso, le famiglie sono costrette a mandare i figli a chiedere l’elemosina o a lavorare in cambio di qualcosa da mangiare. Alcuni bambini non fanno più ritorno a casa.