la Repubblica, 3 gennaio 2018
«Sui candidati nei collegi non tratto con le regole di Berlusconi L’euro un errore, rimedieremo». Intervista a Matteo Salvini
ROMA Addio Bruxelles, Matteo Salvini da marzo sbarca a Roma.
Parlamentare e aspirante premier. Con Berlusconi incontro (forse) la prossima settimana e intanto detta le sue condizioni per la ripartizione dei collegi: non basteranno i sondaggi, cari al Cavaliere. Niente “poltronari” di ritorno, come li chiama lui, nei collegi uninominali. Retromarcia sui Cinque stelle. E programma strong su immigrazione e Euro: triplicazione delle espulsioni, azzeramento o quasi degli asili e moneta unica «da ripensare perché così è un errore». Inizio anno a Bormio, oggi il consiglio federale di inizio “guerra”. Incerta la presenza (e la candidatura) di Umberto Bossi. E annuncia: «Oggi scriverò una lettera a Berlusconi, Di Maio, Renzi e Grasso: proporrò a tutti un patto collettivo anti trasformismo. Niente multe, inutili e illegali, come quelle dei grillini: ma un impegno morale serio. Ogni candidato firmerà una dichiarazione con cui si impegna a non cambiare partito e schieramento durante la legislatura. I nostri lo faranno. E gli altri?»
Tre settimane alla chiusura delle liste e non avete lo straccio di un accordo con gli alleati su candidature e collegi uninominali. Non vi siete mai visti se non una sera a cena a Catania 2 mesi fa. Matteo Salvini, la fate davvero questa alleanza?
«Sì sì. Le candidature sono l’ultimo dei problemi, ma l’intesa la chiudiamo. Alle nostre condizioni, ma la chiudiamo».
E quali sarebbero? Berlusconi punta sui sondaggi per i collegi.
«Ecco, di quelli mi fido poco. Dico subito: un mix tra l’ultimo dato elettorale vero, quello delle amministrative 2017, calibrato con una media ponderata di alcuni sondaggi, i più attendibili. Voti veri e voti virtuali».
Seconda condizione?
«Programma. Il nostro è pronto.
Sulla Fornero non ho sentito parole chiare degli alleati. Io mi candido premier perché la prima cosa che faccio è cancellarla senza remore. E poi, Flat tax, ovvero abbattimento della tassazione. Noi oltre 15 non accettiamo, altro che il 23 di Forza Italia: così tagliamo fuori la metà degli italiani. E poi c’è una questione sulla quale non transigo».
Sarebbe la terza?
«Io i poltronari non li accetterò. A Berlusconi lo ripeterò quando ci vedremo, forse la prossima settimana: limitare al minimo l’apertura agli autoriciclati. Non ci vengano a proporre nei collegi uninominali presunti responsabili che in questi anni hanno votato fiducia o addirittura fatto parte di governi di centrosinistra. Sento del sottosegretario Antonio Gentile, un minimo di dignità...».
Si riferisce alla quarta gamba di “Noi con l’Italia”?
«Fi è padrona di mettere in lista chi vuole, non può però candidare e far votare alla Lega quella gente. Io posso votare Sgarbi, Cesa, Tremonti, Parisi, non altri di cui non voglio nemmeno fare il nome.
Altrimenti con chi cancello la Fornero e la Buona scuola? Con chi l’ha votata?»
Salvini premier ha quella priorità?
«Salvini premier le cancella e affronta finalmente in maniera seria l’emergenza immigrazione».
Cioè come? Il Viminale ha certificato in questi giorni il crollo del 33,86 per cento degli sbarchi nel 2017. Gli immigrati scesi da 180 a 119 mila. Per lei è sempre emergenza.
«Mi fa piacere siano diminuiti, ma il problema resta. È di queste ore la notizia di un somalo arrestato per violenza sessuale in una sala parto a Roma. Salvini premier triplica le espulsioni, riduce al minimo le concessioni di asilo e buona notte allo Ius soli».
Come l’ha spiegato ai suoi figli che i loro compagni di scuola non potranno diventare cittadini italiani?
«Ho chiesto a mio figlio: ma a loro manca qualcosa? Mi ha detto di no: “vengono a scuola con noi, in gita con noi, sono assistiti se hanno problemi di salute”. A 18 anni se vorranno la cittadinanza la chiederanno. A 12 no, non può essere una scelta consapevole».
È favorevole alla missione in Niger, decisa dal governo per ostacolare lo sfruttamento dei flussi migratori alla fonte?
«Sì. E da premier estenderò alla Nigeria».
Che altro farebbe da Chigi?
«Primo viaggio istituzionale in Cina, la più esplosiva delle potenze economiche: da lì passa il futuro».
Sempre disposto ad allearsi col M5S se sarà necessario?
«No, troppa ambiguità da parte loro. Guardano a sinistra, tentennano su Ius soli e Fornero. Il nostro modello sarà il centrodestra di governo in Lombardia, Veneto e Liguria. Non certo quello che sta già naufragando in Sicilia, dove Fi e Pd si sono spartiti tutte le poltrone spartibili».
Lei si candida in Parlamento? Lascia dunque Bruxelles?
«Sì, dopo nove anni è un’esperienza che considero conclusa. Bella, entusiasmante, proficua».
Ha anche fatto retromarcia sul no-Euro, a sentire Tajani e Berlusconi.
«Mi fanno ridere le libere interpretazioni del mio pensiero.Non mi seguono sulla mia pagina Fb. Resto convinto, al pari di altri insospettabili come il governatore Visco, che l’Euro a queste condizioni sia stato un errore. A cui porremo rimedio».
Adesso punta su Roma?
«Mi candido alla Camera. Sogno il collegio uninominale in cui corre Renzi. Vuole davvero Napoli? Napoli sia. Oppure contro la Boldrini. O la Boschi ad Arezzo dai truffati Etruria. Vedremo».
La Lega non più Nord avrà per la prima volta liste e candidati al Sud?
«Per la prima volta il simbolo campeggerà da Catania a Varese e avremo nostri candidati anche nell’uninominale al Sud. E schiereremo anche non tesserati».
Candiderete anche Bossi, contrario allo sbarco?
«Non gli ho ancora parlato. Chi condivide il progetto della Lega sarà il benvenuto. Chi non lo condivide, farà una scelta diversa».