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 2018  gennaio 03 Mercoledì calendario

Andrea Dovizioso, emozione infinita. «La Ducati stupirà ancora»

Il letargo delle moto è agli sgoccioli: il 15 gennaio a Borgo Panigale sarà svelata la nuova Ducati Desmosedici Gp per rilanciare la sfida italiana al Mondiale e a fine mese a Sepang (28-30 gennaio) le squadre torneranno in pista per i test. Sarà la stagione più lunga di sempre con 19 gare e l’inedito Gp di Thailandia.
Andrea Dovizioso è pronto a vivere un altro anno da protagonista: quante volte ha rivisto il film della scorsa stagione? 
«Tante, ho partecipato a parecchi eventi e mi sono allenato e divertito nelle gare di cross. Ho ricevuto un grande sostegno ovunque sia andato, quanta gente mi ha fatto rivivere quei momenti! Mi sono anche commosso...».
Addirittura?
«Sì, una volta ero a una cena di beneficenza assieme ad altri piloti. A sorpresa trasmettono un video con le mie sei vittorie commentate da Guido Meda e Mauro Sanchini (le voci di Sky ndr ). E io come un bambino scoppio a piangere. Mi chiamano sul palco ma le parole si strozzano in gola. Provo a deglutire e... niente: tre minuti di scena muta. Alla fine scendo senza dire nulla. Ma è stato bellissimo lo stesso!». 
Da vicecampione del mondo quanto le è cambiata la vita?
«Abbastanza. Sono contento perché significa che sono entrato nel cuore delle persone, cosa che mi era sempre riuscita difficile per il mio modo pacato di essere. Dall’altro lato però non amo tanto essere famoso: mi piace fare una vita serena, le cose normali che fanno tutti, tipo andare in pizzeria».
Fra due mesi riparte il campionato, sa che ora la sua asticella è altissima? 
«Sì, ma sia io sia la squadra siamo consapevoli di quello che è successo e di che cosa ancora ci manca. È stata una stagione strepitosa ed è la base per la prossima. Sappiamo che cosa dobbiamo migliorare per giocarcela con le “superpotenze”, Honda e Yamaha». 
Cosa?
«Siamo cresciuti nella gestione dell’elettronica e delle gomme. Ora dobbiamo riuscire a far girare la moto a centro curva come gli avversari, è un limite che abbiamo pagato caro soprattutto a Phillip Island e in certe piste dove non puoi frenare forte. L’Australia è stata la gara più brutta». 
E la più bella?
«La più importante il Mugello perché era la prima vittoria ed è il sogno di qualsiasi pilota italiano, e se guidi la Ducati te la porti dentro a vita... Ma è a Silverstone che siamo stati più bravi: non ero il più veloce ma la mia strategia è stata perfetta. Mi sono infilato nel posto giusto al momento giusto e ho anticipato tutte le mosse degli altri. L’abbiamo conquistata con il lavoro e con la tattica». 
Quando è che aveva iniziato a crederci?
«Ad Assen, dopo un quinto posto. Lì ho sempre faticato e anche l’ultima volta si era messa male. Poi però ho rimontato e nella mia testa è scattato qualcosa. Mi ripetevo: “Cavoli, ci siamo. Possiamo davvero lottare per il campionato”». 
Marquez è il più forte di sempre fra quelli che ha affrontato?
«Forse sì, però anche Stoner era pazzesco. Quando corri con la stessa moto (Dovi e Casey condividevano il box Honda ndr ) capisci meglio i pregi e i difetti. Ci metto poi Vale e Jorge nei loro anni migliori. Marc fa più effetto perché vince ora. Probabilmente è lui il più forte, ma non ci giurerei». 
Cosa gli ruberebbe?
«La capacità di non mollare mai».
Esiste l’amicizia fra piloti?
«Non è impossibile anche se è molto complicato per come funziona oggi il Motomondiale». 
Dopo Valencia come va con il suo compagno Jorge Lorenzo? 
«Diciamo che non ci frequentiamo più di tanto, abbiamo fatto un test a Jerez e finisce lì. Ognuno fa il suo lavoro». 
Vede anche lui in corsa per il titolo? 
«Sicuramente, partirà come ha finito la scorsa stagione: veloce. Però fra andare veloci e vincere c’è differenza, vediamo come approccerà questo 2018».
E Valentino? Se dovesse decidere di smettere come sarebbe la MotoGp senza di lui?
«A Misano non ha corso ed è stato un weekend molto diverso, anch’io ho provato una strana sensazione. Non me l’aspettavo. Valentino è grande in tutti i sensi: a livello di presenza, lo senti. Indipendentemente dal fatto che vada veloce o meno quel giorno. Cambia un bel po’ se non c’è». 
La Yamaha tornerà al vertice?
«Ritroveranno la bussola. Eravamo in cinque fino a tre quarti della stagione a lottare per il Mondiale e secondo me sarà ancora così quest’anno. Anzi potremmo essere anche in sette perché le moto buone non mancano».
Guardando ad altri sport chi l’ha colpita? 
«Ho avuto la fortuna di conoscere Francesco Totti a Misano. Ci siamo parlati solo un minuto prima della gara, ma ho capito subito che è uno “giusto”. Perché pur essendo così grande è rimasto umile. E l’umiltà ti allunga la carriera. Qualche anno fa avevo incontrato Alessandro Del Piero in una partita di beneficienza allo Juventus Stadium, anche lui è un esempio». 
Ultimo libro letto?
«L’autobiografia di Gregorio Paltrinieri (“Il peso dell’acqua” ndr ), l’ho conosciuto in Australia ed è veramente una bella persona oltreché un grande sportivo».