Corriere della Sera, 3 gennaio 2018
La sera magica dell’imprenditore bresciano al party di Trump
«Happy new year, mister president». Che Capodanno, quello di Stefano Cervati 42 anni da Brescia, terza generazione di una famiglia di imprenditori storici della provincia (il nonno Umberto fu anche presidente del Brescia calcio) con interessi che vanno dall’omonima fonderia (60 dipendenti, 16 milioni di fatturato) alle macchine elettromedicali e al mondo dell’arte, con il quale fa affari anche negli Stati Uniti. «Una serata straordinaria nella quale ho conosciuto una persona straordinaria come il presidente Trump» racconta Cervati appena sceso dall’aereo che lo ha riportato a casa da Miami e da quel Mar-a-Lago diventato il nuovo Camp David dell’am-ministrazione americana. Cervati con la moglie Paola era fra i 750 invitati alla festa di Trump per il Capodanno 2018. «Nonostante l’imponente servizio di sicurezza è stato una persona affabile e concreta, così come i suoi figli che gli stavano vicini. È un uomo carismatico e sinceramente non capisco perché abbia molta stampa americana contro, mentre in Europa di lui arriva solo un’immagine macchiettistica». Dal canto suo, l’imprenditore bresciano, non nasconde al contrario una sorta di venerazione per il tycoon statunitense, di cui è stato simpatizzante della prima ora grazie all’amicizia con uno degli italo-americani più influenti per il presidente, Guido George Lombardi, casa al 63esimo piano della Trump Tower e uomo che ha catalizzato attorno all’imprenditore diventato presidente molte simpatie made in Italy. «A Lombardi – spiega Cervati – da tempo ci lega una profonda amicizia ed è stato grazie a lui e alla moglie che siamo stati invitati a questa serata di festa esclusiva. Se si pensa dei 750 invitati, settecento sono soci del Mar-a-Lago (organizzato come una sorta di club esclusivo) si capisce come noi appartenevamo ad una cerchia ristretta di persone cui il presidente ha voluto fare questo regalo». Un omaggio che Stefano Cervati non scorderà mai, come quel discorso durato un quarto d’ora in cui «come al solito – osserva – Trump ha saputo parlare al cuore delle persone». E il cuore di Stefano Cervati dopo la festa in perfetto stile americano (tra stucchi sfarzosi, candele e gli slogan come «Make America great again» un po’ ovunque) batte ancor di più per Donald Trump. «Mi sono sentito un privilegiato, un party che ricorderò per tutta la vita» conclude con l’aria di chi non ha ancora smaltito l’adrenalina di un appuntamento speciale. «Happy new year, mister president». Ed è – per Stefano Cervati da Brescia – subito storia.