Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  gennaio 03 Mercoledì calendario

Venticinque anni dopo Nureyev danza ancora al centro della scena

Magrissimo. Il volto scheletrico, gli occhi incavati eppure ancora pieni di fuoco, la bocca atteggiata in un sorriso di ringraziamento che sembrava una smorfia di dolore. Elegantissimo. Con un frac nero e uno scialle rosso a decorazioni cachemire gettato su una spalla. Era apparso così Rudolf Nureyev sul palcoscenico dell’Opera di Parigi quando, sorretto da due ballerini, era venuto a ringraziare il pubblico al termine della Bayadera, l’ultimo balletto di cui aveva firmato la coreografia.
Per permettergli di raggiungere il centro del palcoscenico avevano calato il sipario che si era rialzato su quel viso martoriato dalla malattia, su un corpo che in tempi neanche tanto lontani aveva trionfato proprio in quel teatro. Tutti si erano alzati in piedi e si erano abbandonati a un applauso fitto, affettuoso, interminabile.
Due mesi dopo, il 6 gennaio del 1993, 25 anni fa, Nureyev sarebbe spirato a causa dell’Aids in uno ospedale vicino a Parigi. Aveva 55 anni. Gli ultimi 30 li aveva trascorsi in Occidente come un uragano fra scandali e amori, successi e passioni.
Da quel giorno del 1961 quando, all’aeroporto di Parigi, aveva deciso di restare in Occidente e non di rientrare a Mosca come pretendevano gli agenti del Kgb, mentre la sua compagnia, il Kirov di Leningrado (allora si chiamava così il Mariinskij) proseguiva per Londra. È stato il primo danzatore dell’epoca sovietica a scegliere l’Occidente. Scelta che si era caricata di valenze politiche, ma che probabilmente era più che altro dovuta all’atmosfera soffocante della danza del suo Paese, ripiegata su se stessa.
Carattere tempestoso e ribelle, uomo di grande fascino e bellezza (famose le sue foto di nudo scattate da Avedon), rozzo e insieme raffinato, crudele e dolce come un orientale, nato in Bashkiria in una famiglia musulmana, era stato al centro di ogni tipo di gossip. Era stato il primo ballerino fare notizia sui giornali popolari: la sua immagine usciva dal cliché classico del danzatore, la sua vita interpretava il sogno di libertà degli Anni 60. La relazione artistica con Margot Fonteyn era stata chiacchierata molto più di quella sentimentale con il danzatore danese Erik Bruhn dal quale si era recato, subito dopo la fuga in Occidente, per perfezionare la tecnica. La sua danza era travolgente, dionisiaca, entrava in scena e divorava lo spazio con l’aggressività di una tigre. Quando era sul palco non si avevano occhi che per lui.
Gli anni trascorsi al Kirov gli avevano permesso di raccogliere un bagaglio di conoscenze con le quali «rimontare» in Occidente i grandi classici russi di fine 800. Non tutti erano di altissima qualità, ma certamente lo è il Don Chisciotte che in questi giorni si replica all’Opéra Bastille di Parigi proprio fino al 6 gennaio.
Un destino ad alto tasso adrenalinico e concluso tragicamente che è continua fonte di ispirazione. L’attore e regista Ralph Fiennes ha realizzato il film Il corvo bianco in uscita nei prossimi mesi dedicato alla defezione in Occidente. A Mosca il Bolshoi è passato attraverso complicate vicende a causa del balletto Nureyev al quale sono stati chiamati a lavorare il coreografo Jurij Possochov, il musicista Ilija Demutskij e il regista Kirill Serebrennikov, lo stesso team che aveva realizzato Un eroe del nostro tempo.
Annunciato per metà luglio, il balletto era stato bloccato dopo la generale, perché «non ancora pronto». In realtà perché il personaggio, il passo a due con Bruhn, il famoso nudo frontale di Avedon facevano ancora scandalo in Russia. Ma le ragioni degli sponsor internazionali del Bolshoi hanno permesso a Nureyev di andare in scena il 9 e 10 dicembre con il danzatore Vladislav Lantratov nei panni del ballerino. Successo clamoroso mentre il regista è agli arresti domiciliari a causa di una storia di finanziamenti al suo centro teatrale d’avanguardia.
Uno spettacolo che coniuga danza, canto e recitazione, costruito come una vendita all’asta dei beni di Nureyev, accumulatore di grandi ricchezze. Comincia con la famosa bacchetta con cui si fece, negli ultimi mesi di vita, direttore d’orchestra. E si conclude con le note ipnotiche dell’atto delle Ombre dalla Bayadera. Il suo spettacolo d’addio.