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 2018  gennaio 03 Mercoledì calendario

Versatili più che secchioni. I robot che ci aspettano

Ecco un campo della ricerca italiana di cui essere orgogliosi: è la robotica. «Abbiamo una grande capacità manifatturiera. È il momento di metterla in vetrina», dice Paolo Dario, professore di robotica biomedica alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e coordinatore del nuovo e ambizioso progetto «TerriNet»: è una rete di 12 super-laboratori europei, che faranno sistema sotto l’egida della celebre scuola toscana.
Del network fa parte l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, oltre a 10 centri di riconosciuta leadership: il Commissariato delle energie atomica e alternativa e il Cnrs francesi accanto all’Istituto di Tecnologia di Karlsruhe e all’Università di Monaco in Germania. E poi la Scuola Politecnica Federale di Losanna (Svizzera), l’Università di Twente (Olanda), l’Università di Siviglia e il Politecnico della Catalogna (Spagna), l’Imperial College di Londra e l’Università di Bristol (Gran Bretagna). «Così selezioneremo i ricercatori più promettenti, accademici e industriali, in modo da consolidare la leadership del nostro Paese e dell’Ue in tecnologie-chiave per il futuro». Un «Erasmus della robotica» che permetterà agli specialisti di spostarsi tra i laboratori e dare forma alle loro idee più avanzate, grazie anche alle aziende che sceglieranno di investire su un settore «affascinante, ma concreto: le persone vogliono robot efficienti, non per forza troppo intelligenti».
«TerriNet» offrirà vari tipi di piattaforme, tra cui creature umanoidi, quelle che potranno renderci la vita più facile: collaboratori domestici, assistenti per gli anziani, esoscheletri e protesi, oltre a robot per interventi in telepresenza. «Sono stati compiuti progressi importanti, anche se ci sono diverse difficoltà da superare nel trasferimento delle abilità umane ai robot», prosegue Dario, che a Singapore ha ricevuto il prestigioso «Ras Pioneer Award» per la biorobotica.
«Non credo sia necessario avere a casa una cameriera-robot o un maggiordomo-robot intelligentissimi. Ciò che conta è che facciano bene il loro lavoro. E, quindi, non è detto che la ricerca spinta sull’Intelligenza Artificiale sia giustificata: molte delle capacità di processo possono essere trovate in rete, come facciamo noi con gli smartphone». Il successo dei robot che stanno per arrivare, dunque, è legato più alle capacità del corpo che all’ingegno. Ma quali caratteristiche dovranno avere? «Saper manipolare gli oggetti, non essere troppo pesanti né ingombranti, avere una discreta autonomia a fronte di consumi moderati. E, naturalmente, essere sicuri». L’approccio dell’addestramento per imitazione, quindi, appare come il migliore. Dopo un training, in cui insegnare le abilità di base, dovrà seguire una fase di apprendimento in casa: lavare, cucinare, stirare, mettere in ordine, assistere un anziano. «L’invecchiamento della popolazione è un dato di fatto, come l’aumento delle malattie neurodegenerative – prosegue Dario -. Credo che ai “caregiver” farebbe piacere occuparsi dell’aspetto sociale e cognitivo dell’assistito, piuttosto che delle sue funzioni vitali».
«TerriNet» – finanziato dall’Ue con 5 milioni – è la dimostrazione che l’Italia può giocare la partita da protagonista. «Vedo i robot come le Ferrari: tecnologie dotate di un motore perfetto e di un design bellissimo». E il network diventa un’opportunità per rendere l’Italia, e l’Europa, un attrattore di cervelli. «I colleghi statunitensi e giapponesi riconoscono già oggi la qualità del nostro lavoro, ma così avremo la possibilità di favorire scambi di conoscenza più duraturi».
Se l’Italia è tra i leader nella robotica industriale, può diventarlo in quella di servizio. «Questo settore sarà il vero mercato. Almeno un robot in ogni casa: noi vogliamo essere tra quelli che queste creature le progettano, le costruiscono e le vendono».