La Stampa, 3 gennaio 2018
Gli 80 anni tristi di Juan Carlos, il re messo da parte
Juan Carlos, il re che ha abbandonato il trono, compie 80 anni sentendosi di troppo. La Spagna, a partire da venerdì, lo celebrerà evitando i fasti riservati ai colleghi delle monarchie europee, ragioni di sobrietà, ma anche a causa delle freddezze, per non dire delle ostilità, all’interno della famiglia Borbone. Dopo molte incertezze, all’inizio di dicembre è stato comunicato l’elenco delle cerimonie, pochi eventi e semplici, niente a che vedere con le glorie per il 90 anni di Elisabetta in Inghilterra o con le feste per gli 80 di Harald e Sonja di Norvegia.
I dubbi se festeggiare o no il monarca sono stati molti, la famiglia d’altronde è rotta definitivamente e la foto del nonno che spegne le candeline circondato da tutti i nipotini non si può fare. Un’eccezione si farà per la Pasqua militare del 6 gennaio, la cerimonia che apre l’anno delle forze armate alla quale Juan Carlos tornerà dopo 4 anni, affiancando Filippo e Letizia.
Corride e regate
Dopo l’abdicazione del 2014, il monarca della Transizione si vede sempre meno in giro, dall’agenda sono praticamente scomparsi gli appuntamenti ufficiali. Nel 2016 gli eventi pubblici sono stati pochi, (il funerale di Fidel Castro a Cuba il più importante) nell’anno appena concluso praticamente nessuno. La salute è buona, dopo alcuni interventi il neo ottuagenario si è ripreso e dedica buona parte del suo tempo alle regate in barca a vela con gli amici e alle corride. Chi lo conosce lo descrive come deluso e amareggiato, il ruolo di secondo non gli si addice per personalità e per storia. Così, il primo sovrano della democrazia spagnola si sente come il vecchio di famiglia messo da parte, anche fisicamente, visto che il figlio gli ha imposto un ufficio nel palazzo reale di Madrid e non nella residenza ufficiale alla Zarzuela. Tensioni esplose la scorsa primavera, quando Juan Carlos è stato clamorosamente escluso dalla cerimonia per i 40 anni delle prima seduta del parlamento spagnolo, uno schiaffo che ha offeso il sovrano della Transizione. Ora si tenta di salvare la forma, non un dettaglio per una monarchia messa a repentaglio dai tumulti della società spagnola e dalla crisi catalana.
L’onta del carcere
Sul 2018 dei Borbone pesa l’incubo della probabile detenzione di Iñaki Urdangarin, marito dell’Infanta Cristina, che potrebbe entrare in carcere nella prossima primavera dopo la condanna per il caso Noos. Cristina è fuori dalla famiglia, vive in Svizzera e non è ammessa agli eventi ufficiali, ma l’ennesima onta è dietro l’angolo.
Anche nell’organizzazione delle celebrazioni c’è chi ha visto un segno di distanza tra padre e figlio. Felipe, infatti, ha voluto fortemente che nel 2018 venissero festeggiati, a novembre, anche gli 80 anni della madre Sofia: «Una scelta chiara. La Casa Reale ha fatto una specie di kit dei compleanni – analizza Ana Romero, giornalista e autrice di «El rey ante el espejo» biografia di Filippo VI in uscita in questi giorni – di fatto mettendo sullo stesso piano Sofia e Juan Carlos. Un modo evidente per togliere importanza agli 80 anni di Juan Carlos».
Al centro delle preoccupazioni del re emerito ci sono i rapporti familiari. Con la moglie Sofia le relazioni sono sempre fredde, ma meno di un tempo. Senza la pressione degli obblighi istituzionali, i due, pur vivendo completamente separati da 40 anni, hanno riscoperto un certo affetto reciproco, mostrato nei rari appuntamenti comuni.
Al contrario, con il figlio Filippo pesano le differenze caratteriali, l’uno vulcanico l’altro freddo, e di visione della monarchia. «Gli ultimi anni di regno di Juan Carlos ricchi di scandali, hanno segnato i rapporti con il figlio – prosegue Romero -, l’assillo di Filippo è stato quello di distinguersi dal padre». I continui paragoni pesano sul monarca che evita di chiedere consigli. «Cosa avrebbe fatto Juan Carlos con la crisi indipendentista in Catalogna?» è la domanda ricorrente. I suoi amici ritengono che avrebbe mostrato più empatia con gli oltre due milioni di spagnoli che chiedono di cambiare patria. Felipe ha scelto un’altra strada: con il discorso del 3 ottobre, due giorni dopo il referendum secessionista, ha mostrato un’inedita durezza che gli è valsa il supporto della destra spagnola e il silenzio del padre.