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 2018  gennaio 03 Mercoledì calendario

Diritto & Rovescio

Chissà dove Renzi va a trovare i suoi collaboratori. Matteo Richetti, ad esempio, è il suo responsabile della comunicazione. È lui che ha accusato Renzi di «non mantenere la parola data agli elettori». Sarebbe un’accusa offensiva se pronunciata da un esponente di un partito avversario. Diventa infamante se detta dal tuo responsabile della comunicazione. In un paese normale, a un addetto a questa funzione, è consentito (anche se è inconsueto) dire del suo capo quello che ha detto Richetti. Ma sarebbe inevitabile il dovere di presentare immediate dimissioni. Richetti invece, scoperto con le dita nella marmellata, ha reagito da guitto: «Farei testate dal bene che voglio a Matteo», anche perché «sono più renziano di Renzi». E poi, senza pudore, ha ammesso: «Sono matto come un cavallo». Precisando che per lui è «meglio vivere un giorno da leone che cent’anni da pecora». Scritta, questa, comparsa su un muro diroccato della prima guerra mondiale. Ma poi fatta propria da Mussolini. Che Richetti sia matto sul serio?