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 2018  gennaio 02 Martedì calendario

Hollywood, record nero nel 2017, mai così pochi biglietti da 22 anni

LOS ANGELES
Pensando alle cifre del box office americano viene da parafrasare la famosa canzone di Frank Sinatra: “2017... was not a very good year...”. Ha poco da festeggiare Hollywood: mai così male, in termini di singole entrate nei cinema, dal 1995, un record negativo da 22 anni con 1,2 miliardi di biglietti staccati, un calo del 4% rispetto all’anno scorso, e una continua discesa nell’ultimo quinquennio.
Non importa che Star Wars: Gli ultimi Jedi stia battendo i record di incassi in Usa e nel mondo (è già oltre il miliardo di dollari): è un successo isolato che non riuscirà a rialzare le sorti di una brutta annata, ora che si fa il conto finale. Se il totale delle vendite di biglietti per le prime visioni ha superato gli 11 miliardi di dollari negli Usa) è dovuto al rincaro dei prezzi e all’inflazione, non alle presenze del pubblico.
Un calo di ingressi nei cinema Usa che può spiegarsi in tre modi: il numero di “flop” tra i grossi film che hanno fallito al botteghino nel corso della fondamentale stagione estiva (tra la fine di maggio e l’inizio di settembre), tradizionalmente la più frequentata dal pubblico negli Stati Uniti. C’è stato qualche successo a sorpresa, come Wonder Woman, Thor: Ragnarok e It, ma non sono stati sufficienti per bilanciare costosi “tent pole movies” (così chiamano i film su cui gli studios si giocano tutto) come Alien: Covenant, Blade Runner 2049 e La mummia.
A questo si aggiunge un generale giudizio mediocre nei confronti di film a medio budget, le brutte critiche e la delusione del pubblico mainstream. Poche le eccezioni, come Scappa – Get Out e il recente The disaster artist, film originali, sui generis, fuori dai canoni, costati poco e già “cult movies”: Scappa – Get Out, pluricandidato ai Golden Globe, e prevedibilmente agli Oscar, ha ottenuto anche un grande successo commerciale (180 milioni di dollari di incasso solo negli Usa – da un investimento di circa venti milioni).
Terzo: il pubblico cui piacciono i film, pur senza avere il palato fino dei “cinefili” irriducibili, tende a spendere di meno nel cinema e consuma sempre più intrattenimento a casa, sui piccoli schermi, grazie ai servizi streaming come Netflix e Amazon, che da parte loro stanno investendo miliardi per realizzare contenuto originale.
Il Los Angeles Times ha dedicato una lunga storia di copertina sulla crisi del box office e il calo di presenze, unita a un’analisi, come si diceva, della mediocrità di troppi film nel corso del 2017. “Mai come adesso l’intrattenimento, anche di qualità, ha tante alternative, e mai i biglietti sono costati così tanto, tra i 12 e i 20 dollari”, scrive il quotidiano. “Il pubblico inizia a guardare più attentamente al proprio portafoglio e si chiede quanto e se valga la pena spendere”.
«Non puoi più sparare un film su tremila schermi, calare altrettante esche e sperare che il pubblico abbocchi», ha detto al Los Angeles Times Greg Foster, presidente dell’Imax Entertainment, una compagnia che spinge molto su “film-spettacolo” in 3-D e schermi giganti e panoramici, per molti l’unica strada da percorrere per la salvezza della grande sala. «Gli strumenti oggi a disposizione anche del più distratto degli utenti sono svariati e potentissimi: tutti sanno già tutto del film ancor prima che esca, si sono già fatti un’idea. Sanno se vale 60 dollari per due, tra biglietti, pop-corn e Coca Cola».
Siti di “aggregazione di recensioni” come Rotten Tomatoes vengono citati come esempio dei cambiamenti di tendenza e dell’attenzione a priori dello spettatore su questo o quel film. Ad ogni modo tutti sono d’accordo che predire un successo è impossibile, lo sanno solo le stelle, e che oltre alla sensazione che l’epoca d’oro di Hollywood sia bella che finita, il box office del 2017 conferma la frase lapidaria del celebre sceneggiatore William Goldman secondo cui “a Hollywood in realtà nessuno sa niente”.