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 2017  dicembre 30 Sabato calendario

L’amaca

La politica non è il motore unico della società, ma certo ne condiziona parecchio, nel bene e nel male, gli assetti e l’andamento. E dunque, per poter giudicare questa strana legislatura, nata trifida e quasi ingovernabile, bisognerebbe domandarsi se l’Italia, oggi, stia meglio o peggio di cinque anni fa. Le cifre non consentono dubbi: sta un poco meglio oggi. Ma ben al di là delle cifre gioverebbe ricordare il clima di bancarotta etica, oltre che di paurosa incertezza economica, che il berlusconismo terminale aveva lasciato in eredità al Paese e al governo Monti, che ebbe il compito ingrato di sgomberare il campo dalle macerie, e lo fece a colpi di ruspa prima di lasciare la parola alle urne nel febbraio del 2013.
Ognuno è libero di pensarla a modo suo, ma esiste anche un minimo sindacale di realtà che non può essere omesso.Berlusconi è il firmatario di una bancarotta politica che non divenne anche economica per il rotto della cuffia. Se occorre ricordarlo non è tanto per arginare la sua grottesca permanenza sulla scena (chi lo vota crede nel paranormale). È soprattutto per segnalare che il Paese, e con esso anche la diciassettesima legislatura, ha il merito di avere già voltato pagina rispetto a lui e alla sua funesta epoca. A urne chiuse, comunque vada, non saremo tornati al punto di partenza.