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 2018  gennaio 02 Martedì calendario

La protesta Castelfrigo e quell’accordo separato che mina i rapporti Cgil-Cisl

L’esito della vertenza Castelfrigo rischia di condizionare i rapporti tra Cgil e Cisl a livello nazionale. Di produrre un caso Pomigliano in sedicesimo a causa di un accordo separato firmato a Modena dalla Fai-Cisl (alimentaristi), intesa che ha dato una prospettiva di lavoro a soli 52 operai, quelli che si erano astenuti dal lungo sciopero proclamato dai sindacalisti della Flai-Cgil contro i 127 licenziamenti decisi dai «padroncini» delle false cooperative. 
Secondo la Cgil ci sono gli estremi di un ricorso in magistratura – in gergo si chiama articolo 28 – per comportamento antisindacale. Si tratterebbe di un’iniziativa contro l’azienda Castelfrigo ma di fatto di un macigno gettato sui rapporti tra le due confederazioni. 
Siamo nel distretto della macellazione della carne a Castelnuovo Rangone, un Comune che al maiale ha dedicato persino una statua nella piazza principale. Le aziende del settore si sono abituate nel tempo a usare le cooperative spurie come elemento di flessibilità sconfinando assai spesso nel dumping salariale, in orari interminabili e in una illegalità fatta di paghe in nero, evasione dell’Iva e rapporto con operatori poco raccomandabili.
I licenziamenti decisi dalle coop prestanome sono stati la scintilla che ha fatto partire una lotta che a sua volta ha portato allo sciopero della fame per 11 giorni di tre lavoratori stranieri e un sindacalista Cgil e al presidio permanente davanti alla Castelfrigo. Proprio nel mezzo della mobilitazione il 30 dicembre è scoppiata a sorpresa la notizia dell’accordo separato firmato tra la proprietà della Castelfrigo e la Fai-Cisl, diffusa tramite comunicato stampa con allegate le foto dei due dirigenti sindacali protagonisti dell’intesa, Daniele Donnarumma e Marco Ganzerli. Una prassi inusuale di personalizzazione della rappresentanza. 
L’accordo non prevede, almeno per ora, la riassunzione ma solo un contratto di somministrazione erogato da un’agenzia del lavoro di Mantova (la Sapiens) e solo per 52 lavoratori non coinvolti negli scioperi. La Flai-Cgil considera tutto ciò una palese discriminazione verso i lavoratori che hanno animato la lotta e una violazione dei diritti costituzionali, così ha confermato il presidio davanti alla fabbrica anche in questi giorni e ha intenzione di portare in tribunale azienda e Cisl.
La contrapposizione frontale tra i sindacati degli alimentaristi rischia però di compromettere due risultati che la lotta alla Castelfrigo e lo sciopero della fame hanno comunque raggiunto: accendere un faro sull’attività delle false cooperative nei distretti emiliani e tagliare fuori per una volta i Cobas e il caporalato etnico, molto attivi tra la manodopera straniera specie nel settore della logistica. 
In più la mobilitazione modenese ha ottenuto che in Regione si arrivasse, seppur in zona Cesarini, a un’intesa tra l’Alleanza delle Cooperative, Cgil-Cisl-Uil e la Confindustria per ricollocare tutti i lavoratori licenziati e per combattere l’illegalità nelle aziende della macellazione della carne. 
Ma l’accordo separato (e sicuramente spregiudicato) va considerato una componente seppur singolare di quest’intesa o invece va perseguito per vie legali? È questo il nodo che le confederazioni Cisl e Cgil dovranno risolvere a livello di regione Emilia-Romagna se non addirittura a Roma. Il tutto alla vigilia della possibile firma del «patto della fabbrica» con la Confindustria di Vincenzo Boccia.