Corriere della Sera, 31 dicembre 2017
La signora delle moto verdi. «Così metterò le pile ai Gp»
«Sono cresciuta fra Formula 1 e rally, mi divertivo un mondo da piccola a girare nel paddock. Facevo cose un po’ diverse rispetto alle bambine della mia età; è stato naturale coltivare la passione per la tecnologia al servizio dei motori, grazie a papà e a nonno». Ci voleva una donna per mettere le pile al Motomondiale: Livia Cevolini non guida motociclette – «Troppa paura, ho avuto un bruttissimo incidente a 18 anni e ora mi spaventa salirci su» —, le crea. I suoi bolidi made in Modena non fanno rumore, non bevono benzina ma vanno veloci come il vento. E soprattutto hanno convinto Carmelo Ezpeleta, il patron della Dorna, la società spagnola organizzatrice del «circo» di Rossi e Marquez, a dar vita a un campionato ecologico.
Si chiama Moto-e ed è la risposta su due ruote alla Formula E. Le differenze fra le due serie sono profonde: se le auto corrono in città, qui dal 2019 i piloti (vecchie glorie e giovani) si sfideranno sugli stessi circuiti della MotoGp. Non tutti, perché restano ostacoli di natura tecnica legati alle prestazioni e alla durata delle batterie, ma luoghi storici come Assen, Jerez e Misano dovrebbero esserci. Inoltre, rispetto alle auto non ci sarà il cambio del mezzo a metà gara, in venti daranno gas, anzi elettricità, in una lotta silenziosa e senza soste. Che piaccia o no, è il futuro. E a tracciarlo è l’ingegnere (meccanico) Cevolini: trentanove anni, emiliana doc, ha fondato l’Energica nel 2009 nel bel mezzo della crisi finanziaria.
Con una start up ha battuto la concorrenza di colossi come Bmw e Honda e di altre realtà emergenti, nel monomarca della Dorna (l’impegno è di tre anni poi si vedrà) si guiderà solo italiano. Come ha fatto? «Grazie all’esperienza nelle corse: il gruppo Crp (la capofila di Energica ndr ) opera da più di 50 anni con i team della F1. Sappiamo come si lavora nel motorsport: anche con i motori elettrici dobbiamo produrre lo stesso spettacolo delle moto a benzina, la gente vuole sorpassi ed emozioni». Possibile? Gli ingredienti ci sono – «svilupperemo una versione racing del nostro modello stradale di punta, si tratta di renderla più estrema a livello di ciclistica e prestazioni» —, con la sola spinta delle batterie, e senza limitatore, si toccano i 270-280 km/h. Per accelerare da 0 a 100 servono meno di tre secondi, il problema sarà trovare il giusto bilanciamento fra velocità e consumo energetico per evitare «black out» in pista. «Bella sfida, è la dimostrazione che l’Italia è sul pezzo. Se facciamo le cose come sappiamo siamo ancora i più bravi». Silenzio, si gira.