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 2017  dicembre 31 Domenica calendario

«Sono stati i conservatori ad aizzare le proteste: vogliono fermare le riforme». Intervista a Saeed Laylaz

«Non è possibile continuare a governare l’Iran con un sistema politico doppio». È questa la lezione delle manifestazioni che agitano la Repubblica islamica, dice al telefono da Teheran il noto economista riformista Saeed Laylaz: «Ogni volta che il presidente Rouhani cerca di fare riforme, c’è un altro lato che lo ferma. Basta accendere la tv adesso per vedere come la gente viene aizzata alla rivolta contro il governo: si dice ai manifestanti che hanno ragione a protestare contro Rouhani, ma non contro la Guida Suprema Khamenei. Il sistema va cambiato, ci sono varie soluzioni: tenere Khamenei come leader eliminando del tutto la presidenza; oppure un modello come quello britannico o italiano. Il sistema doppio che da noi dura da trent’anni genera problemi politici, economici e sociali». Laylaz nel 2009 diede il proprio appoggio al movimento di piazza contro la rielezione di Ahmadinejad (finendo in carcere). Ma oggi non è favorevole alle proteste. 
Anche lei come il governo di Rouhani vede la mano dei conservatori dietro le proteste? 
«C’è una competizione ai vertici del regime. I conservatori – Raisi, Qalibaf e Ahmadinejad – vogliono aizzare il popolo contro il governo: metodi mafiosi per rovesciare una parte politica. Non a caso tutto è iniziato a Mashhad, capitale del riciclaggio di denaro sporco in Iran: molti sono arrabbiati per le misure di Rouhani per ridurre la corruzione».
Però i manifestanti protestano contro tutti, da Khamenei a Rouhani, conservatori e riformisti.
«Esatto, perché aizzare il popolo è un gioco pericoloso. Ma non bisogna nemmeno esagerare l’importanza di queste proteste. È presto per giudicare. Io sono stato tra i sostenitori dell’Onda Verde nel 2009, e non c’è paragone con i numeri delle persone che scesero in piazza allora». 
Ci sono giochi di potere, ma i problemi economici sono veri. 
«Certo. Un terzo della popolazione vive sotto la soglia di povertà: 30 milioni di persone, in un Paese che vende miliardi di dollari in petrolio. La disoccupazione ufficialmente è al 12-13 per cento, ma in realtà è più del 20 per cento. Le università sfornano 1,5 milioni di laureati l’anno ma vengono creati meno di 600-700 mila impieghi. Va detto che il Pil è cresciuto del 20 per cento in 4 anni: stiamo andando avanti, anche se non alla velocità in cui dovremmo. Il problema è che Rouhani ha enormi responsabilità senza autorità sufficiente. Bisogna decidere chi governa veramente l’Iran».