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 2017  dicembre 31 Domenica calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 161 (Gli assassini della terra rossa)   Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database in scheda: manca   LA MONTE CARLO DEGLI OSAGE Malvagio

LIBRO IN GOCCE NUMERO 161 (Gli assassini della terra rossa)
 
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LA MONTE CARLO DEGLI OSAGE
Malvagio. «Nulla di malvagio venne a rovinare quella notte propizia, poiché lei era rimasta in ascolto; né la voce di un demone, né lo stridio tremolante di un gufo avevano squarciato la quiete. Lei lo sapeva, perché era stata in ascolto tutta la notte» (John Joseph Mathews, Sundown)
Maggio. Per i nativi Osage, il mese di maggio è il periodo della «luna che uccide i fiorellini».
Oklahoma. Nella lingua dei choctaw (tribù indiana), Oklahoma significa «uomini rossi».
Osage. Nei primi anni Settanta dell’Ottocento, la tribù degli Osage era stata costretta a spostarsi dal suo territorio nel Kansas in una riserva rocciosa e presumibilmente priva di valore nel nord-est dell’Oklahoma. Scoprirono, decenni dopo, che questa terra celava uno dei più ricchi giacimenti di petrolio degli Stati Uniti. Per ottenere quel petrolio, i prospettori minerari dovevano pagare agli Osage concessioni e royalties.
Milioni. Solo nel 1923 la tribù ricevette più di trenta milioni, l’equivalente di oltre quattrocento milioni di dollari di oggi.
Rendita. «Ecco! L’indiano, anziché soffrire la fame (…) gode di una rendita costante che fa diventare verdi d’invidia i banchieri» (il settimanale newyorkese «Outlook» negli anni Venti)
Cadaveri. I primi due cadaveri vennero rinvenuti quasi nello stesso momento, nel maggio del 1921: Anna Brown e Charles Whitehorn erano stati uccisi probabilmente con una calibro 32. Due mesi dopo venne a mancare, apparentemente per cause naturali, anche la madre di Anna Brown, Lizzie.
Pinkerton. Nel 1950 Allan Pinkerton fondò la prima agenzia investigativa privata americana. Motto: «Non dormiamo mai».
Indagini. Nove mesi dopo gli omicidi, le indagini erano giunte a un punto morto. A nulla era servito ingaggiare detective privati e lo sceriffo non seguiva più le inchieste.
Veleno. Poi, in una fredda mattinata del febbraio 1922, William Stepson, un Osage ventinovenne di Fairfax campione di tiro al lazo, dopo aver ricevuto una telefonata uscì di casa. Tornò dalla moglie e dai due figli diverso tempo dopo, visibilmente provato. Stepson era sempre stato in perfetta salute, ma nel giro di poche ore morì. Le autorità, dopo aver esaminato il corpo, ritennero che qualcuno gli avesse somministrato del veleno, probabilmente stricnina.
Coroner. Nel 1928 un sondaggio del National Research Council giunse alla conclusione che nella maggior parte delle contee degli Stati Uniti il coroner era «impreparato e non qualificato» e disponeva di «un piccolo staff, dalle capacità mediocri e con un equipaggiamento inadeguato».
Complotto. Omicidi e morti sospette si seguirono, tanto che in prima pagina, il Post titolò un giorno: «Sospetto complotto per uccidere indiani ricchi».
Aste. Ogni quattro mesi, alla dieci del mattino, i petrolieri si ritrovavano a Pawhuska per l’asta delle concessioni Osage. L’evento era supervisionato dal dipartimento degli Interni. Uno storico lo definì «la Monte Carlo degli Osage».
Petrolieri. «I veterani della borsa di New York non avevano mai assistito a uno scontro più eccitante come quello di un gruppo di petrolieri famosi in tutto il paese che si gettano nella mischia per accaparrarsi i terreni migliori» (descrizione di un giornalista).
Morti. Nel giugno del 1923 il tributo di sangue del «regno del terrore degli Osage» era salito ad almeno ventiquattro membri della tribù: uccisi «a colpi di pistola nei pascoli o a bordo delle loro automobili, lentamente avvelenati a morte e fatti saltare in aria con la dinamite nelle loro case» riportava un articolo del «Literary Digest». E proseguiva: «Nel frattempo la maledizione non si ferma. Quando verrà spezzata, a nessuno è dato saperlo».
Fbi. Il nuovo direttore dell’Fbi, Hoover, incaricò Tom White, ex Texas ranger, figlio di un boia, di risolvere la serie di delitti con un unico precetto: «Non ci sono scuse per un fallimento».
Complotto. «Un complotto è tutto quello che la vita normale non è. È il gioco segreto, gelido, sicuro, attento, per noi eternamente inaccessibile. Noi siamo gli imperfetti, gli innocenti che cercano di dare un senso approssimativo alla lotta quotidiana. I congiurati possiedono una logica e un’audacia che trascendono la nostra comprensione. Tutti i complotti sono l’identica vicenda di uomini che trovano una logica in qualche atto criminale» (Don DeLillo, Libra, Einaudi).


 
Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 31/12/2017