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 2017  dicembre 30 Sabato calendario

La seconda vita degli alberi di Natale


Conservarli, riciclarli, ripiantarli. Scartati i pacchetti, spente le luminarie e riposto il presepe, che fine faranno i 4 milioni di alberi di Natale entrati nelle nostre case quest’anno? Anziché abbandonarli dovremo imparare a riutilizzarli.Anche perché il 2017 non è stato certo un anno felice per gli abeti addobbati a festa nelle piazze italiane: prima Spelacchio, l’abete rosso nato in Val di Fiemme, stressato e dichiarato “morto” dopo il suo trapianto a Roma; poi l’esemplare napoletano della Galleria Umberto I, vandalizzato per tre volte; e ancora quello della parrocchia di Giulianova, devastato da ignoti, o gli abeti rubati dall’isola pedonale di Messina, o quelli dei negozianti di Marcon (Venezia), spogliati dai ladri di tutte le loro lucine. A Feste terminate, del loro smaltimento (e di quello di alberi più fortunati installati in altre piazze) si occuperanno comunali e consorzi specializzati. «Ma anche per gli alberi delle nostre case possiamo fare molto», spiega Antonio Brunori, segretario del Pefc, il Programme for Endorsement of Forest Certification, che documenta la provenienza, il percorso e la salute di molti alberi delle nostre piazze, da quello di 30 metri di Piazza Duomo a Milano all’esemplare di piazza San Pietro a Roma. «Sono per lo più abeti rossi che provengono da Trentino, Toscana o Veneto», dice Brunori. «Vengono scelti e tagliati in modo responsabile e rispettando i ritmi naturali di crescita. Li prendiamo fra i maturi in sovrannumero e seguendo dei piani di gestione del bosco».Una volta passata l’Epifania, però, le opzioni per tutti gli alberi, grandi e piccoli, pubblici o domestici, sono generalmente tre: «O diventano compost, o li conserviamo, oppure vengono ripiantati».Gli abeti pubblici sopra i 4 metri «vengono tagliati e trasformati in fertilizzanti». Quando è possibile, cioè quando hanno ancora un apparato radicale efficiente (ma accade assai di rado) sono ripiantati in foreste vicine. In alcuni casi poi, come per quello del Vaticano, si immaginano forme di riciclo dall’alto valore simbolico: con il legno verranno realizzati giocattoli. Ci sono state altre situazioni in cui gli alberi sono stati trasformati in panchine poi installate nei parchi cittadini.«Per gli abeti privati invece ogni Comune ha la sua gestione – continua Brunori – quando seccano devono essere portati in stazioni ecologiche: diventeranno compost».Comuni come Capraia hanno già annunciato la raccolta degli alberi dei cittadini per poi ripiantarli. L’Ama a Roma ogni Natale organizza punti di raccolta per quelli dismessi: se hanno ancora radici, di solito sono destinati a essere ripiantati sull’altipiano di Arcinazzo Romano, settanta chilometri a est della capitale.In Emilia Romagna la multi utility ambientale Hera fornisce numeri dedicati e assistenza per il recupero. In certe città, è il caso di Perugia, in cambio di un albero ridato indietro vengono consegnati ai richiedenti sacchetti di compost.Come detto, se l’albero ha ancora le radici si può pensare di ripiantarlo. «Sì, ma bisogna fare attenzione» precisa Brunori. «Innanzitutto si deve leggere l’etichetta. Quasi sempre c’è scritto “non adatto al rimboschimento”, una avvertenza che va rispettata.Perché sarebbe un grave errore piantare un abete delle Alpi in mezzo a un bosco di querce toscane, creeremmo un inquinamento genetico e all’ecosistema». A complicare le cose, il fatto che generalmente sull’etichetta degli alberi in commercio non è obbligatorio precisare la provenienza della pianta.«Questo rende difficile, se non impossibile, sapere da dove vengono. Molti arrivano da Belgio, Spagna, Olanda. Ormai in Italia, nonostante tutti i nostri boschi, importiamo molto: sono rimasti pochissimi, come quelli toscani, i vivai che vendono abeti italiani».Se però il piccolo albero, pur straniero o non autoctono, è sano, lo si può adottare e tenere in famiglia.«Il nostro consiglio – conclude il segretario del Pefc – è di metterlo in un vaso bello grande in balcone, al freddo, innaffiarlo una volta a settimana e sperare di poterlo riutilizzare il Natale successivo». In giardino l’altra opzione: «Ma attenzione conclude Antonio Brunori – a volte crescono troppo e possono causare danni se cadono».