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 2017  dicembre 30 Sabato calendario

Lezioni di riscaldamento alla svedese. Il 74% di Göteborg usa il calore recuperato da stabilimenti industriali

I dipinti di Anders Zorn, noto per i suoi straordinari acquarelli, mostravano a fine Ottocento una Svezia dal cielo terso e dalla natura incontaminata. Fino a qualche anno fa, i quadri del pittore svedese apparivano incredibilmente datati, tanto alcune città del suo Paese erano impregnate di smog. Oggi la Svezia è all’avanguardia nella lotta contro l’inquinamento. A sorpresa, l’establishment imprenditoriale svedese è in prima linea nella battaglia ambientale, smentendo il pregiudizio secondo il quale l’ecologia è necessariamente incompatibile con la crescita economica.
Göteborg, la seconda città della Svezia dopo Stoccolma, fa figura di modello. Secondo un recente rapporto del Parlamento europeo, la capitale industriale svedese è “capofila nel settore del riscaldamento urbano”. A Göteborg, dove le caldaie non sono individuali ma per quartiere, il riscaldamento della città si fonda al 74% sul calore recuperato da impianti di incenerimento e stabilimenti industriali. Il 18% proviene da fonti rinnovabili, e appena l’8% da combustibili fossili, principalmente gas e petrolio.
A raccontare la particolare esperienza di Göteborg è il vice sindaco Ulf Kamne, che riceve i suoi interlocutori nel palazzo comunale concepito tra le due guerre da Gunnar Asplund in uno stile modernista scandinavo, dalle belle boiseries di legno chiaro. «Il sistema di riscaldamento della città – racconta in un ufficio che si affaccia su un canale del fiume Göta Älv – si basa su caldaie di quartiere che hanno visto la luce nel dopoguerra. Nel 1972 fu costruito in periferia un primo inceneritore. Per noi fu l’occasione per iniziare a recuperare il calore generato dalla centrale per utilizzarlo ai fini di riscaldamento delle case».
Il ruolo delle industrie 
L’impianto è oggi rifornito dal calore generato da stabilimenti industriali, raffinerie petrolifere, inceneritori e la combustione di carburanti biologici. L’acqua è riscaldata e poi distribuita da una rete di condutture. Negli edifici, uno scambiatore di calore garantisce il riscaldamento degli appartamenti e rifornisce bagni e cucine di acqua calda. Una volta che l’acqua si è raffreddata, questa viene rimandata alla caldaia dove tornerà a essere riscaldata. Nel 1970, la rete del sistema comunale di riscaldamento era lunga poco più di 100 chilometri. Oggi l’impianto ha una estensione di oltre 1.300 chilometri, con un dislivello di 280 metri.
«Se questo sviluppo è stato possibile è perché la mano pubblica ha investito il denaro necessario. Solo lo Stato può impegnarsi in progetti così ambiziosi che richiedono tempo prima di generare un ritorno sull’investimento», osserva Ulf Kamne. L’impianto è registrato nel bilancio comunale a un valore di 4,6 miliardi di corone (460 milioni di euro). Cecilia Erdalen, portavoce di Göteborg Energi, calcola che il risparmio in termini di petrolio, gas ed elettricità è di 2,0 miliardi di corone all’anno (200 milioni di euro).
Per il visitatore infreddolito in un novembre già invernale, l’esperienza di Göteborg sorprendente. Gli amministratori della città – che ha perso il tradizionale ruolo trainante dei cantieri navali, ma che ospita ancora oggi gli stabilimenti della casa automobilistica Volvo – ammettono che quando la temperatura è particolarmente rigida, e scende a -25 gradi, la città è costretta a fare uso dei combustibili fossili per assicurare il riscaldamento. Ciò detto, entro il 2030 Göteborg vuole dipendere solo da fonti rinnovabili di energia. Peraltro, il Parlamento svedese ha approvato una legge in giugno secondo la quale il Paese non dovrà avere più alcun gas nocivo nell’aria entro il 2045. Da qui ad allora, gli svedesi saranno chiamati a estrarre diossido di carbonio dall’atmosfera.
Mentre in molti Paesi europei, e anche negli Stati Uniti, l’industria rumoreggia contro obiettivi ambientali troppo ambiziosi, sbandierando il rischio di perdere posti di lavoro o di rallentare l’economia, l’establishment imprenditoriale di Göteborg è sorprendentemente favorevole a una lotta senza quartiere contro l’inquinamento. A pochi passi dalla sede del comune, in un antico palazzo settecentesco addossato alla Chiesa Tedesca, la Tyska Kyrkan in svedese, ha sede una società comunale, Green Gothenburg. Una delle responsabili è Sofia McConell.
«Göteborg è stata la prima città al mondo a emettere obbligazioni ecologiche per finanziare progetti sostenibili», spiega la signora McConell. «Oggi la produzione di gas nocivi è di circa 8 tonnellate per persona e all’anno. Entro il 2050 vogliamo che sia pari a 2 tonnellate per persona e per anno. La verità è che molte società hanno obiettivi più ambiziosi della stessa classe politica o delle stesse associazioni imprenditoriali». Nel 1987, l’allora ministro svedese per l’Ambiente Birgitta Dahl, definiva Göteborg «l’anticamera dell’inferno», riferendosi al panorama industriale e all’aria inquinata. Da allora la città è riuscita a ridurre le emissioni di diossido di carbonio del 50%, quelle di ossido di azoto del 90% e quelle di anidride solforosa del 100%. 
Nel porto di Göteborg, i traghetti della Stena Line che attraccano al molo possono collegarsi anch’essi alla rete cittadina, evitando di tenere accesi i motori. Nel frattempo, cresce il numero di società che si collegano alla rete di riscaldamento della città svedese per scaricarvi gli eccessi di calore generati da stabilimenti industriali o anche da server informatici. Dall’altra parte del Mare del Nord, in Danimarca, Facebook ha annunciato in settembre di voler usare il calore generato dal suo insediamento a Odense per riscaldare fino a 6.900 abitazioni.
Imprese e politica ambientale 
«Le nostre imprese sono in generale d’accordo con la politica ambientale della classe politica svedese. Vedono nella lotta contro l’inquinamento delle opportunità economiche e stanno continuamente sviluppando nuovi prodotti e servizi», nota il responsabile degli affari internazionali della locale Camera di commercio, Jesper Öhrn. Proprio in novembre, Göteborg ha ospitato un convegno nel quadro dell’iniziativa comunitaria Celsius per uno scambio di idee ed esperienze tra città europee proprio sul tema del riciclo del calore per il riscaldamento urbano. Per l’Italia era presente Genova.
A sorpresa, i costi della rivoluzione energetica svedese non si ripercuotono (troppo) sulle bollette elettriche. Ma fino a quando? Oggi il 98% dei rifiuti viene riciclato e solo il 47% della spazzatura viene bruciato per riscaldare case e uffici. Quest’ultima percentuale è calata negli ultimi anni. Paradossalmente il successo di Göteborg nel ridurre e riciclare i rifiuti porrà un problema di lungo termine alla città, che progressivamente vedrà diminuire la materia prima che permette agli inceneritori di generare calore. Il vice sindaco Kamne ammette che la città sta lavorando ad altre fonti di energia, guardando in particolare al solare.
Fino a pochi anni fa, l’attuale palazzo comunale di Göteborg ospitava il tribunale cittadino. Un lungo scalone di un bel legno chiaro porta all’uscita: «Vede come sono bassi gli scalini – fa notare Ulf Kamne, mentre scende la scalinata –. Gunnar Asplund voleva che il condannato, mentre si avviava verso il carcere, camminasse lentamente e riflettesse ai suoi reati». Mentre si accomiata dal suo interlocutore, il visitatore non può fare a meno di riflettere sui passi avanti compiuti dalla Svezia in campo ambientale e sull’incredibile ritorno del Paese ai paesaggi del pittore Anders Zorn.