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 2017  dicembre 28 Giovedì calendario

Alto, famoso, di bell’aspetto: cerco un libro ma da 5 euro. Le richieste più strambe sentite nei giorni di Natale in libreria

“Scusi, avete l’ultimo libro della scrittrice inglese Isabel Allend, Le Quattro Colline, quello che ha vinto lo Strega o magari un bel libro push-up per mio nipote?”. “Certo, signora!”. Fra pronunce storpiate e libri inesistenti in libreria se ne sentono davvero di tutti i colori tutto l’anno. Ma buona regola del libraio è quella di saper sempre sfoderare un sorriso cordiale senza correggere mai nessuno. Anche chi confonde lucciole e lanterne. Nei giorni caldi, bollenti, a ridosso del Natale, in quel pugno di date in cui le librerie di tutta la penisola si giocano buona parte del fatturato dell’anno, abbiamo bazzicato fra gli scaffali di una libreria di Messina, in una delle regioni in cui i dati di lettura languono, a stretto contatto con i lettori e le loro pretese di sconti, punti e bollini d’ogni tipo, a caccia di acquisti dell’ultim’ora. E il catalogo degli strafalcioni udito in prima persona è fantasioso.
Del resto Natale è il momento per i regali importanti – “volevo un bel libro d’arte di Tamara Tillimpicka” – e c’è chi si butta sul pratico: “Devo fare un regalo, vorrei un classico con la copertina rigida, che fa sempre bella figura, ma non deve costare più di cinque euro, mi raccomando”. Un dono fatto con il cuore, insomma. Poi c’è chi non sopporta le cattive notizie – “mi consiglia un libro che non parli di divorzio, che abbia la parola felicità nel titolo e non costi più di dodici euro?” – e chi vorrebbe soltanto trovare un libro famoso: “Mi sfugge il titolo, ma l’autore lo conoscerà sicuramente, è citato in tantissimi libri… si chiama Ibidem”. “Eh, temo sia appena finito”. E se, per fortuna, non mancano lettori con il cuore grande che portano anche generi di conforto – cioccolatini, biscotti e persino una pasta al forno per il pranzo della vigilia – d’altra parte che anche chi si fa incartare un maglione con la carta della libreria, “così lo sorprendo”. C’è chi entra per curiosare, si apposta sugli scaffali dall’orario di apertura sino alla chiusura, leggendosi tutto il libro dall’inizio alla fine e uscendo rifila anche un commento – “non era niente di che, lo sapevo” – e chi va filato al reparto, “guardi, sto cercando un libro di economia, un trattato sull’economia del Sud America, non lo avete sicuramente venduto” e ci resta male se non lo trova proprio lì dove lo aveva lasciato, “appena tre mesi fa”. Solitamente i bambini sono felici di scorrazzare in libreria, ma un discorso assai diverso sono gli adolescenti, che cedono stremati alle richieste dei genitori – “ti prego, compriamo anche un libro per te” – ed ecco spiegate le pilette di biografie di Neymar, Messi e Icardi, destinate a prender polvere sul comodino.
C’è poi la categoria evergreen, di “quelli che io non leggo, sto solo aspettando qualcuno” mettendo le mani avanti come fosse un’offesa e chi spiazza i librai con richieste particolari: “Vorrei comprare un libro per un mio amico che non legge. Dev’essere un libro alto, molto alto. Ed economico”. Finché, dopo una lunga ricerca infruttuosa e una richiesta d’aiuto del libraio, finisce così: “Sa, devo fargli uno scherzo, dentro lo ritaglio tutto e ci infilo un vino. Chissà che colpo gli prende quando vede un libro!”. Comunque, sfatiamo i luoghi comuni: non è sempre vero che i libri rilassano. Abbiamo assistito a piccole crisi isteriche per l’ultima copia persa per un soffio di Ken Follett e una signora, non avendo fatto in tempo a prendere l’ultimo Cappello Magico per il nipote, si è fatta giustizia da sola uscendo, impunemente avvolta nella sua pelliccia, con sotto braccio un cofanetto di carte fantasy. Solo alla chiusura i librai hanno capito il misfatto degno di Eva Kant.
E infine, dopo una settimana al cardiopalma, anche domenica 24 è giunta agli sgoccioli. Alle venti le luci si sono abbassate, con i commessi ormai stremati. Un attimo prima di far scattare la serratura, però, si è infilata dentro una signora. Si è fermata dubbiosa puntando la bottiglia di prosecco accanto alla cassa: “Ma state chiudendo?”. “No, signora, facciamo il cenone qui” ha replicato il libraio mordendosi la lingua. “Ah, che bella idea. Perdo solo cinque minuti, mi aspettano a casa. Magari l’anno prossimo mi organizzo con voi…”.