Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  dicembre 28 Giovedì calendario

Le promesse mancate ai terremotati: «Passerete Natale in una casa». Ma ne consegnano solo il 49%

“Prime casette entro Natale” promise l’allora premier Matteo Renzi. Era il 29 novembre 2016, a due mesi da quel 26 agosto in cui il centro-italia veniva devastato dal sisma. Arrivò la neve ma non le casette. “Entro Natale sarà consegnato l’85 per cento delle Sae (Soluzioni abitative in emergenza, ndr)”, prometteva il 2 dicembre scorso Paola De Micheli, Commissario alla ricostruzione post terremoto spiegando che “ne sono state chieste 3.700, consegnate 1.300 circa. Non alimentiamo la sfiducia”.
Secondo i dati forniti dalla Protezione Civile, al 22 dicembre scorso, le Sae ordinate per Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche sono 3.788, 1.871 consegnate, cioè il 49 per cento. Nelle Marche, la regione più colpita per estensione e di conseguenza con maggior numero di sfollati, su 1.965 Sae ordinate ne sono state consegnate 675, solo il 34 per cento. E come se non bastasse molte di queste si sono rivelate inabitabili a causa della sporcizia, dei fili della luce scoperti, delle prese senza coperchio, degli scarichi che non funzionano, dell’assenza – in alcune – del frigorifero, della luce, dell’acqua che cola dal boiler interno. Per non parlare dei riscaldamenti ad energia solare montati sui tetti, scoppiati a causa della rottura delle tubature per il gelo. Questa la situazione nel maceratese. E dire che il costo a casetta è in media di 90mila euro.
“Mi rifiuto di consegnarle – dice il sindaco di Sarnano (Macerata), Franco Ceregioli – Non siamo bestie. La situazione dell’area Sae di San Cassiano è desolante. All’esterno vialetti ancora da sistemare, cumuli di terra, terrapieni da ultimare, reti da cantiere, asfaltatura rovinata, pezzi di catrame sulle aiuole. All’interno, oltre alla sporcizia, una parte del mobilio e dei complementi d’arredo previsti nel capitolato non sono stati montati o addirittura assenti”. La musica non cambia a Castelsantangelo sul Nera (Macerata) dove, come spiega il sindaco Mauro Falcucci, “manca il collaudo finale dell’Erap (ente regionale per l’abitazione pubblica, ndr) sulle aree esterne e sulla funzionalità di arredi e impianti di riscaldamento. A 16 mesi dal terremoto a Castelsantangelo siamo fermi a 11 casette abitate. Il paese, oltre alle 12 consegnate nella frazione di Nocria, ne attende altre 40, ma con la neve chissà quando saranno pronte”. Situazione identica a Visso dove il sindaco, Giuliano Pazzaglini, su 12 casette, a causa dei livelli di sporcizia e delle perdite d’acqua, ne ha potuta consegnare solo una. Ma anche questa ha avuto una perdita alla caldaia che l’ha messa fuori uso. “Si dice che a Natale bisognerebbe essere più buoni ma non ce la faccio proprio!” sbotta il primo cittadino di Visso: “Posso accettare che ci sia qualche problema, ma consegnarle in queste condizioni non è accettabile. Su cinque persone presenti in cantiere nessuno riesce a rispondere ad una semplice domanda ‘dov’è il geometra?’ Nessuno comprende l’italiano. Sono mortificato, chiedo scusa agli assegnatari, mi era stato garantito che sarebbe stato tutto pronto e mi sono fidato. Spero che qualcuno paghi per questo”.
Per il sindaco di Caldarola (Macerata), Luca Maria Giuseppetti, il sopralluogo prima della consegna delle 41 Sae si è concluso con una amara delusione e tanta rabbia: “Mi sono trovato di fronte ad un cantiere in desolante degrado: sporcizia, barattoli vuoti e tubi di silicone abbandonati in strada, scale appoggiate su tetti, palizzate da finire e incuria ovunque. Fosse stato per me avrei spostato la data di consegna perché ognuno di noi ha una dignità e quello che vediamo ci offende. Lascio decidere a chi ha trascorso tutto questo tempo lontano chilometri se prendere le chiavi ora o attendere ancora. Ma chi andrà ad occupare queste 41 Sae deve sapere che andrà ad abitare in un cantiere in corso d’opera”.
E pensare che trascorrere il Natale a casa era stato, per chi ha vissuto tutti questi mesi in anonime stanze d’albergo sulla costa, il solo filo che li teneva legati alla speranza di poter ricostruire quella vita spezzata dal sisma. Un altro Natale se n’è andato. Un altro Capodanno è alle porte, resta la beffa delle promesse.