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 2017  dicembre 28 Giovedì calendario

Se il ladro Navalny sfida Vladimir l’Occidente lo trasforma in eroe

Il nuovo eroe del mainstream si chiama Alexey Navalny, un avvocato e blogger russo, da tempo assurto alla notorietà internazionale come oppositore del presidente Vladimir Vladimirovic Putin. Dopo Obama, Macron e Hillary Clinton sembra essere la nuova icona dei liberal progressisti. La vulgata dominante in Occidente lo descrive come un martire ma in realtà non è detenuto in alcun gulag, vive liberamente a Mosca dove esercita le sue molteplici attività. L’Unione Europea ha espresso disappunto per la sua esclusione dalla prossima competizione elettorale presidenziale in Russia, per la quale Putin ha annunciato la ricandidatura. Afermare Navalny è stata la Commissione elettorale centrale, semplice la motivazione: è un condannato. Nel dicembre 2014 i fratelli Navalny sono stati condannati dopo più gradi di giudizio da un tribunale russo, per appropriazione indebita:piùdi26milioni di rubli (poco meno di 400mila euro) sottratti alla società «IvRoshe» e altri 4milioni di rubli (oltre 60mila euro) da una società fittizia, così come per il riciclaggio di 21milionidi rubli (300mila euro). Alexey Navalny è stato condannato a 3 anni e mezzo con la condizionale, mentre il fratello Oleg Navalny alla stessa durata della pena, tuttavia da scontare in carcere. La sua biografia non è priva di punti controversi, nel 2007 fu espulso dal partito liberale Yabloko per posizioni ritenute xenofobe, Peter Hitchens ha scritto sul Daily Mail che pochissimi ne conoscono i veri legami. Singolare che oggi l’Unione Europea si scandalizzi per la sua esclusione dopo aver assistito all’espulsione dal Parlamento di Silvio Berlusconi con l’applicazione retroattiva di una legge, in violazione di un elementare principio di civiltà giuridica.
Secondo l’ultimo rilevamento dell’istituto demoscopico Levada- Center, che anche gli americani giudicano indipendente e oggettivo, la popolarità di Putin è all’82%, molto più di ogni leader occidentale, nei giorni dell’intervento in Siria eragiuntoall’89%. Tale consenso si basa soprattutto sulla sua capacità di incrociare i sentimenti diffusi del popolo russo, quelli sedimentati nel profondo della coscienza collettiva, a partire dal riconoscimento della necessità della «restaurazione dell’autorità della Russia come grande potenza». La narrazione giornalistica del leader russo ha spesso risentito di stereotipi, di valutazioni superficiali, prive di riscontri sul piano storiografico. Il personaggio Putin, invece, non può essere disgiunto dalla storia passata e recente della Russia, dai settant’anni di comunismo sovietico, dalla caotica fase di dissoluzione dell’impero, dai gravi pericoli dello sfaldamento dello Stato con il riemergere di antichi nazionalismi etnici. La fine degli anni Novanta, gli ultimi della stagione di Boris Eltsin sono segnati dal caos, dalla frantumazione del potere nelle mani di ambiziosi oligarchi locali, dalla pericolosa divisione dell’arsenale atomico, dalla catastrofe sociale. Eltsin è in preda all’alcolismo, a una salute precaria, manipolato da un famelico clan familiare. Putin eredita una Russia post Sovietica umiliata e depressa, in condizioni materiali di assoluto degrado e miseria. L’Urss si è dissolta nel fallimento del comunismo lasciando un panorama di rovine fisiche e morali. Sergej Brin, uno dei due geniali inventori di Google, nato in Russia ed emigrato negli Stati Uniti, ha più volte affermato che il suo paese, a quell’epoca, sembrava una «Nigeria con la neve», fatta di corruzione e malessere diffuso.
Il minimo welfare garantito dal comunismo è scomparso, l’alcolismo di massa colpisce il settanta per cento della popolazione, le immense risorse energetiche sono nelle mani private di una cerchia ristretta di oligarchi supportati dalle banche d’affari americane, la mafia spadroneggia uccidendo e spandendo droga fra i giovani. La lunga stagione politica di Vladimir Putin è stata segnata da successi economico sociali, che si sono tradotti in un netto miglioramento della qualità della vita dei cittadini russi. I punti segnati vengono riconosciuti anche dai report di quegli organismi internazionali che non hanno una favorevole predisposizione (Fondo Monetario Internazionale, Ocse, Banca Mondiale). Sono fatti la riappropriazione delle risorse energetiche, che erano finite nelle mani degli oligarchi, da parte dello Stato; cospicui investimenti nelle infrastrutture con un riammodernamento, almeno nelle grandi città, di strade, ferrovie, aeroporti; il miglioramento dei livelli di istruzione, in particolare con una ripresa della tradizione russa negli studi scientifici (fisica, matematica, informatica e medicina). Inoltre, per la prima volta nella storia di questo paese, è nato un cetomedio. Più dei successi materiali Vladimir Putin ha meriti che verranno sicuramente pesati in una prospettiva storica: l’aver ridato orgoglio e identità al popolo russo, un idem sentire comune, attraverso una riappropriazione collettiva della storia. È il piccolo capolavoro politico dell’ex colonello del Kgb,che è riuscito a riplasmare un’identità in cui i russi possono ritrovarsi, utilizzando la storia per aiutare a creare un senso di destino nazionale. I simboli sono molteplici, la vittoria nella seconda guerra mondiale che è la grande guerra patriottica, sempre meno comunista e sempre più nazionale; lo stemma e il nastrino zarista, l’inno sovietico con la vecchia musica e nuove parole, la bandiera che fu quella di un breve periodo democratico. La riscoperta di figure come Pietro il Grande, l’imperatrice Caterina, l’ammiraglio zarista Fiodor Ushakov che guidò la flotta russa contro i turchi. Pezzi di storia, una volta antitetici, sono stati ben amalgamati. Un’operazione alla quale i politologi russi hanno dato il nome di «rinascimento nazionale e tradizionale».
Egon Bahr, exministro tedesco socialdemocratico, artefice della «Ostpolitik» di Willy Brandt, ha affermato: «Putin è popolare per il fatto di aver restituito alla Russia la fiducia in sé stessa dopo l’epoca Eltsin». Per lo scrittore e filosofo Aleksandr Zinov’ev Putin ha rappresentato il «primo serio tentativo della Russia di resistere alla deriva della globalizzazione estrema», per Solženicyn una personalità capace di evitare la dissoluzione delle radici culturali russe.
Benedetto Croce ci ha insegnato la lezione del realismo e dello storicismo, alla luce del percorso storico della Russia Vladimir Vladimirovic Putin rappresenta il punto più avanzato per un paese come questo, fino a poco fa privo di una borghesia, esteso geograficamente, con il fardello di tragiche esperienze. La Russia di Putin ha una grande ricchezza: l’essere ancora salda nei valori.