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 2017  dicembre 28 Giovedì calendario

Quanto guadagneremmo con Trump

Donald Trump, l’abbiamo scritto, passerà alla storia per la sua riforma fiscale. Hausato il machete contro le aliquote fiscali e, dati gli ottimi risultati su consumi e vendite di case, c’è da aspettarsi che gli americani staranno molto meglio che con Obama. In Italia i partiti, già in campagna elettorale, promettono di tutto e di più sul fronte imposte. Eppure basterebbe imitare il piano del presidente Usa per dare più soldi in tasca ai contribuenti italiani. Nessuno ha fatto una simulazione, applicando le aliquote di Donald ai nostri contribuenti. L’ha fatto Libero. E risultati sono straordinari. Per capirsi: la riforma Trump regalerebbe circa un paio di stipendi in più agli italiani che lavorano e alimentano il gettito. Soldi veri, che inevitabilmente sarebbero la benzina sul fuoco del Pil. Tra l’altro, la legge abbatti-aliquote americana è progressiva in base al reddito. È quindi costituzionale. Nessuno potrebbe obiettare...Certo, qualcuno dirà che è insostenibile per le casse pubbliche... Calma, facciamo un passo alla volta. Iniziamo a dare alcune simulazioni. Di sostenibilità ne parliamo dopo. Innanzitutto ricordiamo come funziona il nostro fisco. Ci sono 5 aliquote più una “no tax area”, ovvero una zona di reddito lordo dove l’erario non batte cassa. Il limite è fissato a 8125 euro annui. Circa 20 milioni di contribuenti Stanno sotto questa soglia. Tantissimi. Non a caso il Belpaese è famoso per il nero, sia in senso di evasione che di immigrati che dichiarano, non dichiarano, vanno, vengono... Per cui chi mantiene veramente lo Stato, con l’Irpef, è una platea di 20 milioni di italiani. Che è suddivisa in cinque scaglioni. Si va dal23%,da 8126 euro a15mila euro l’anno, fino al 43%, prelevato a coloro che vantano un lordo superiore a 75mila euro. In sostanza, in Italia, il fisco massacra il ceto medio, sia nella parte bassa, che in quella alta. E in America invece come funziona? Il nuovo sistema conta ben 7 aliquote. La minore (10%) interessa i redditi fino a 9.525 dollari l’anno (19.050 in caso di una coppia), la maggiore (37%) colpisce chi porta a casa oltre 500mila dollari. Prima considerazione: la riforma Trump in Italia danneggerebbe quelli che non versano un euro di Irpef. Gli altri invece si darebbero alla pazza gioia. In concreto: – un signore che dichiara 9.500 dollari, cioè 10.710 euro, attualmente si ritrova sul groppone un’aliquota del 23%, che costa 2.463 euro di trattenute (per pensionati o lavoratori dipendenti). Mentre se il nostro contribuente fosse americano pagherebbe al Ministero dell’Economia un’aliquota del 10%, appena 1.071 euro. Nelle sue tasche rimarrebbero ben1.392 euro. – una signora che ha un imponibile di 14mila, quindi con un’aliquota del 23%, attualmente versa all’Erario3.220 euro, mentre se Trump fosse premier da noi, la sua aliquota scenderebbe al12% e le tasse a 1.489.Differenza: +1.731 euro. Andiamo avanti, in sintesi: – su 25mila euro lordi grava ora un’Irpef del 27%, equivalente a 6.150 euro. Negli States la percentuale sarebbe del 12% e il conto fiscale di soli 2.809 euro. – saliamo a 71.400 euro, ovvero il lordo di un professionista, un quadro, un direttore di banca... Adesso, causa un’aliquotadel41%, invia a PierCarlo Padoan quasi 24mila euro l’anno di Irpef. Con la riforma Trump l’aliquota scenderebbe al 22%. Sì, quasi la metà, con un esborso di 11.647 euro. Un risparmio di ben 12.297 euro. Potremmo andare avanti all’infinito. Una cosa però balza all’occhio: quella americana non è una riforma che avvantaggia solo i ricchi. Certo, se ci mettiamo dentro anche il fatto che l’aliquota sugli utili delle aziende scenderà dall’attuale 35%al21%,èovvio che le grandi società ne beneficeranno. Ma sono le aziende, fino a prova contraria, che creano lavoro, assumono e pagano gli stipendi. O no? Il piano Trump costerà 1.500miliardi di dollari di mancato gettito in dieci anni. Sicuramente darà effetti in termini di consumi, Pil, occupazione. In Italia quale sarebbe il costo? In questo caso èmolto difficile Fare una simulazione, perché da noi i redditi sono ristorati da 100miliardi fra deduzioni e detrazioni. Le famose spese che scarichiamo in sede di dichiarazione dei redditi. Di sicuro con aliquote così basse il gettito Irpef – nel 2016 è stato di 171miliardi – si dimezzerebbe. Mancherebbero insomma all’appello qualcosa come 85miliardi. Che tuttavia si potrebbero recuperare eliminando tutta quella giungla di sgravi di cui abbiamo accennato. Si potrebbero tenere le detrazioni per i medicinali e sul mutuo(insiemevalgono23miliardi), simili a quelle per prima casa e figlio che il presidente Usa ha addirittura raddoppiato. Il resto via tutto. E si vola.