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 2017  dicembre 29 Venerdì calendario

Fusioni e acquisizioni, l’Italia vale 113 miliardi

Lo shopping di un anno di finanza mondiale vale 3,5 «trilioni» (tremila miliardi) di dollari. Un conto degno di zio Paperone che vede l’Italia partecipare al banchetto mettendo in gioco, con fusioni e acquisizioni che superano anche i confini nazionali, 113,3 miliardi di dollari, quasi 95 miliardi di euro, secondo Dealogic. In un mercato internazionale che per il quarto anno consecutivo supera i tremila miliardi di dollari, a dominare restano gli Stati Uniti dove – spiega il Financial Times su dati Thomson Reuters – si sono registrate operazioni per 1400 miliardi di dollari, in calo però del 16%. Al contrario l’Europa, con i suoi 856,3 miliardi ha registrato uno scatto del +16%.
Nel panorama mondiale sono entrati in campo grandi nomi, dalla Disney che si è mangiata gran parte della 21st Century Fox di Rupert Murdoch, ad Amazon che si è annessa le drogherie di Whole Foods. Per l’Italia è stato un anno di parziale riscossa. Dopo aver subito per anni l’invasione straniera, ha messo il naso oltreconfine. Tra le principali operazioni annunciate nel corso dell’anno c’è quella che vede l’unione di Luxottica con la francese Essilor, in attesa del via libera da parte dell’Antitrust europeo. Atlantia sta ancora combattendo la sua battaglia per conquistare le autostrade della spagnola Abertis. Prysmian ha siglato uno degli ultimi colpi di questo 2017, comprando l’americana General Cable per 3 miliardi di dollari. Tra le banche d’affari, a guidare la classifica delle più attive nella consulenza per tali operazioni, secondo Dealogic, svetta Mediobanca che ha curato 25 operazioni per 76,44 miliardi di dollari. Seguono, sul podio, Goldman Sachs con 11 operazioni per 42,48 miliardi di dollari e Credit Suisse, che ha curato 9 operazioni per 36,35 miliardi di dollari. Equita Sim è la seconda banca italiana in lista, al 13° posto con 6 operazioni per complessivi 3,58 miliardi. Al 17° posto c’è poi Leonardo&Co, seguita da Intesa Sanpaolo al 19° e Unicredit in ventesima posizione.
Non solo fusioni e acquisizioni. Le imprese, in questo 2017 sono tornate con decisione in Borsa: le offerte pubbliche finalizzate alla quotazione sono state a livello internazionale quasi 1700, con un incremento del 44%. Dal 2007, l’ultimo anno prima della crisi, è il dato più elevato. Piazza Affari non fa difetto: qui nel 2017 si sono registrati 39 sbarchi in Borsa, 32 dei quali avvenuti attraverso Ipo (offerte pubbliche). Di questi, 26 sono stati ingressi all’Aim, il segmento dedicato alle Pmi ad alto potenziale. Quanto basta per posizionarsi al secondo posto in Europa, dietro Londra.