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 2017  dicembre 29 Venerdì calendario

Scambio di sindaci tra Rapallo e Avola

Spunto perfetto, per un docu-reality: il cambio delle mogli in tv si è già visto. Quello del capo che diventa operaio per una settimana, per capire il clima in azienda, anche. Ma un cambio di sindaci, per vedere le differenze fra Nord e Sud? Verrà fatto, ora. E non sarà una fiction per la tv. Né un film. Ma la realtà.
La firma è del sindaco di Rapallo, Carlo Bagnasco, e del sindaco di Avola, Luca Cannata. Liguria e Sicilia si uniscono, per questo esperimento mai visto prima. Sono giovani, Bagnasco e Cannata: 40 anni il primo; 38 anni il secondo. Bagnasco è al primo mandato (è stato eletto nel giugno 2014); Cannata è alla riconferma, ottenuta con il 70% di consensi. Entrambi, hanno radici in Forza Italia, anche se sono alla guida con liste civiche. Le due città hanno numeri simili: quasi 32 mila abitanti Avola, sui 30 mila Rapallo. Sia Rapallo sia Avola sono città sul mare, che vivono di turismo. «Sia io sia Carlo siamo attivissimi sui social – racconta, Cannata –: ci accomuna la “politica del fare”. Ci siamo incontrati nelle riunioni Anci. E abbiamo avuto l’idea di cambiarci i ruoli, per vedere come funziona al Nord e come al Sud».
«Siamo realtà virtuose – rimarca il primo cittadino rapallese Bagnasco – e sia io sia Luca abbiamo sbloccato situazioni che erano ferme da decenni. Penso al marciapiede della Pagana, io, per fare il primo esempio». E Cannata, dal canto suo, cita «il depuratore, realizzato dopo 37 anni». Il primo giorno del «Cambio sindaco» sarà il 15 gennaio. L’esperienza durerà «4 giorni, poi ognuno tornerà ai rispettivi municipi», spiega Bagnasco.
I reggenti saranno i vicesindaci. Molta dell’esperienza, sarà di confronto con la macchina comunale. Che ha numeri diversi, dal Nord al Sud: a Rapallo, i dipendenti comunali sono 210; ad Avola, 400. «Ci confronteremo sulle opere, le infrastrutture, il turismo». Ma il clima attorno alla politica è differente. Perché Cannata ha ricevuto in questi giorni una busta con tre proiettili. «È la quarta minaccia di morte – racconta -: chi lavora per la comunità, lo mette in conto».