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 2017  dicembre 29 Venerdì calendario

Conferme per Rai 1 e Canale 5. I telespettatori scendono sotto i 10 milioni al giorno

C’è un dato fra quelli elaborati dallo Studio Frasi su base Auditel su cui occorre soffermarsi per analizzare il mercato tv in Italia nel 2017. L’ascolto totale di televisione da televisore è sceso nell’anno (i dati prendono a esame il periodo 1 gennaio-16 dicembre) del 2% nel giorno medio e del 3% in prime time. E così durante tutto il giorno la media dei telespettatori davanti al piccolo schermo è scesa a 9,84 milioni. Sotto i 10 milioni: soglia critica, oltre la quale non si scendeva dal 2011.
Preconizzare la morte della tv sta diventando sport sempre più diffuso, con una divisione anche abbastanza netta della platea fra apocalittici e fiduciosi in un futuro in cui il piccolo schermo – e tutta l’industria che sta dietro – dovrà comunque cambiare. Certo è che il segnale che traspare dai dati d’ascolto di un anno di televisione, elaborati per Il Sole 24 Ore dallo Studio Frasi, è inequivocabile nel tratteggiare i contorni di un comparto bloccato, con spostamenti di share di uno zero virgola, per le generaliste e per i neocanali.
In questo quadro, due sole generaliste hanno il segno più. Sono le due ammiraglie – Rai 1 e Canale 5 – attorno alle quali i due editori hanno costruito un fortino, anche a spese delle proprie reti cadette come dimostra per certi versi (indipendentemente dal giudizio sul risultato considerato da più parti al di sotto delle aspettative) lo spostamento di Che Tempo che Fa da Rai 3 a Rai 1. I numeri comunque segnalano per la prima rete Rai una share del 16,7% nel giorno medio (immobile rispetto all’anno prima)e per Canale 5 una share al 15,8% cresciuta di 0,19 punti. Allo stesso modo in prima serata la share del 18,9% di Rai 1 è salita di 0,36 punti mentre quella di Canale 5 al 15,4% è andata su di 0,38 punti.
Qui finiscono le belle notizie per la tv generalista. Anche perché, considerando la riduzione del parco spettatori, lo Studio Frasi indica un calo “reale” dell’1,75% nella audience di Rai 1 e dello 0,75% per Canale 5 nel giorno medio con -1,17% per Rai 1 e -0,64% per Canale 5 in prime time.
A crescere – pur se con audience non paragonabili alle generaliste – sono invece i neocanali. Il 2017 è l’anno in cui Tv8 (Sky) conquista il primato in questo segmento grazie a un incremento di mezzo punto di share, che vale una crescita media del 32,6% e del 28% in prime time. Rispetto allo scorso anno Tv8 supera Real Time nel giorno medio e Iris in prime time. Altri canali registrano salite di rilievo come Paramount Channel (Viacom) che raddoppia i propri ascolti in prima serata o Nove (Discovery) che sale dalla nona alla quarta posizione in prime time e dalla nona alla quinta nel giorno medio. Bene anche Rai Yoyo, per bambini e senza pubblicità, seconda fra i neocanali.
Tutto questo però avviene nel contesto di un mercato fermo quanto ad ascolti e pubblicità(che per Nielsen è addirittura calata del 2,9% nei primi dieci mesi dell’anno). Il che per certi versi potrebbe risultare anche paradossale visto il proliferare dell’offerta e i nuovi canali nati nel 2017: Sony Pictures Network ha lanciato sul 45 il canale Pop, per bambini, e Cine Sony (al 55) sul mondo del cinema. La multinazionale Usa Scripps ha dal canto suo lanciato Food Network sul 33. E ancora: De Agostini è partita sul 59 con il canale maschile Alpha, Viacom con il maschile Spike sul 49 e Mediaset ha acquisito il canale 20 (quello di ReteCapri) da Tbs.
Ascolti e pubblicità (con la tv che comunque nel 2016 valeva ancora la metà della torta degli investimenti pubblicitari comprensiva anche di Google e Facebook) non possono però che far suonare un campanello d’allarme nell’Italia del piccolo schermo in cui Festival di Sanremo e sport continuano a farla da padrone (si veda analisi a lato). Anche perché già ora, ma da qui in avanti sempre di più, analisti e osservatori sono concordi nel dire che la tv tradizionale dovrà fare i conti con la crescita della broadband tv e dei servizi in streaming. L’avanzata di Netflix e il battage su Amazon Prime Video sono sotto gli occhi di tutti. Mediaset (con Infinity) e Sky (con Now Tv) si sono nel frattempo posizionati nel mercato dello Svod (in abbonamento) come anche Timvision. In Chili (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), attiva nel Tvod (si paga solo per ciò che si vede), Torino 1895 Investimenti, holding della famiglia Lavazza, ha investito 25 milioni.
Truppe schierate. E i risultati si iniziano a vedere. L’ultimo rapporto It Media Consulting indica per il mercato tv un calo di ricavi dell’1,3%, da 8,22 a 8,12 miliardi. La pubblicità è prevista stabile a 3,175 miliardi, con il risultato che i ricavi da pay tv hanno superato quelli da spot. Tutto questo, spiega la società guidata da Augusto Preta, è però frutto prevalentemente della crescita della broadband tv e dei nuovi servizi in abbonamento in streaming, con oltre 2 milioni di utenti. Una Tv tanto diversa dalla cara, vecchia Tv.