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 2017  dicembre 27 Mercoledì calendario

Brizzi molestatore? Gli italiani se ne fregano

Viva il popolo. Anzi, la popolazione. Quella trattata come ignorante, una specie di plastilina cerebrolesa da modellare secondo le idee giustizialiste dominanti, ma che invece è coriacea, ha l’anima dura, pensieri semplici ma forti, e resiste alle lusinghe delle schiere angeliche di queste femministe pelose e dei loro maschietti da riporto. La notizia cui mi riferisco è questa: «Il film più visto in Italia è stato “Poveri ma ricchissimi” di Fausto Brizzi. L’incasso del 25 dicembre ha sfiorato il milione (€ 916.313) e le presenze sono state 125.275». Non è roba da poco. Se c’è una prova inaspettata e definitiva della lontananza della gente comune dalle pretese moralistiche della crème che comanda, e pretende di disegnare gli schemi di gioco della nostra vita e dei giudizi sul prossimo, è proprio la graduatoria d’incasso dei film di Natale. Non so se si capisce il peso di questa faccenda. È come se si fosse ribaltato il Tir del pensiero dominante e di belle fattezze. Vince, con distacco, il film considerato infetto a prescindere dai contenuti, poiché l’autore è stato giudicato dal sinedrio delle attrici progressiste un untore delle coscienze. Maledetto lui e “l’opra sua”, la quale per essere stata toccata dalle sue mani e dal suo alito aglioso avrebbe inondato di lerciume e d’impresentabilità sociale chi si fosse presentato ai botteghini e l’avesse sfiorata con gli occhi. Trattasi proprio di “Poveri ma ricchissimi”. Il regista è infatti Fausto Brizzi. C’è bisogno di spiegare qual è la dannazione che accompagna il suo nome? Un maiale è dir poco. Asia Argento marchia d’infamia chiunque osi dubitare delle accuse lanciate a persone come lui, trattato da criminale. Appeso per i piedi in piazza, senza processo e senza neppure un’indagine di polizia. Niente da fare. La Warner, casa produttrice del film di Brizzi, ha tolto il nome dell’autore dalle locandine, nei trailer pubblicitari il suo nome non compare: è rimasto – per evitare grane con i diritti d’autore – solo nei titoli di coda: dietro la lavagna e con le orecchie d’asino. Eppure, quel film lì ha vinto. Io oso dire: perché fa ridere, gli attori sono famosi e bravi, certo. Ma la gente ha pure reagito ad un linciaggio, ha dato una carezza a un reietto che tutti hanno capito essere stato impalato perché così era stato deciso dallo stesso sistema peloso che invece ha sempre tutelato e ancora protegge e osanna un violentatore di minorenni come Roman Polanski: abusava di ragazzine è vero, però era un regista fine, raffinato, antifascista, si sa che la creatività vuole qualche perversione artistica, non è vero? Polanski i film li fa tuttora, nessuno si sogna di passare con il bianchetto sul suo nome, figuriamoci. Brizzi è stato riabilitato proprio a Natale, proprio dalle comitive di parenti e amici che non fanno le ore piccole, non abitano i palazzi nobiliari, e i loft dei grattacieli di New York o di CityLife. E non credono alle fanfaluche dei nuovi inquisitori. E così “Poveri ma ricchissimi” è stato assolto. Ha battuto il decimo episodio della serie “Star War”, ed è un fatto incredibile. Il lancio di quest’ultimo “sequel” (che vuol dire brodo allungato) è stato caratterizzato da un alone esattamente contrario a quello peloso e volgare posto sulla testa di Brizzi. L’attesa sprizzava politically correct da tutti gli yedi, anzi le yede: Walt Disney che lo produce ha indottrinato bambini e adulti di quanto sia sbagliato confinare gli eroi delle galassie all’universo maschile, relegando le donne al rango di principesse dalle guance come pomi di mela. Manca lo yedi gender, ma speriamo la volta prossima. Credo che sia stata eroica più di quella degli yedi la resistenza al lavaggio del cervello da parte di chi ha resistito all’anatema andando a Vedere Christian De Sica ed Enrico Brignano in “Poveri ma ricchissimi”. Lasciando perdere De Sica – per fortuna, è intoccabile, troppo bravo – invece Brignano era un altro punto delicato, anche lui massacrato nelle ultime settimane come presunto picchiatore di attrici magre e indifese. Tutto congiurava a trasformare questo film comico in una specie di esperimento generale, per misurare la capacità di costringere all’obbedienza non i minori ma i minorati delle loro facoltà di pensiero autonomo. La caravella che ha innalzato l’effigie di Asia Argento come polena di ideologia progressista e neosessista, è stata colpita e affondata da una risata magari stupidina, ma onesta, davanti a un Christian De Sica con la chioma arancione di Donald Trump de noantri. Non so per quanti anni il popolo che abita nel nostro condominio e nel palazzo di fronte, in queste zone semicentrali delle città, e che sarebbe il ceto medio, resisterà alla normalizzazione furibonda intrapresa in questi ultimi anni. Intanto però regge i colpi. Se ne frega degli anatemi lanciati dalle classi intellettuali e artistiche dei quartieri alti, che la sera fingono di leggere Kant e citano Diderot, e il telefono lo usano per fissare un appuntamento dallo strizzacervelli invece che dal dentista. Negli anni sessanta ci avrebbero fatto un film, tipo “Totò contro Maciste”. Stavolta con un po’ di fantasia si potrebbe imbastire “Christian De Sica contro lo Yedi”. riproduzione riservata LE ACCUSE In un servizio delle “Iene” alcune attrici italiane denunciano molestie da parte di un regista italiano. Passano poche ore e viene fuori il nome di Fausto Brizzi, alle prese con il film di Natale “Poveri ma ricchissimi” LE CONSEGUENZE Lui smentisce e iniziano a circolare voci anche di una crisi matrimoniale che la moglie, l’attrice Claudia Zanella, smentisce. Intanto, la casa di produzione del film toglie il nome di Brizzi dai cartelloni e lui è assente pure alla presentazione. Ma una volta in sala il film trionfa.