Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  dicembre 28 Giovedì calendario

Lavazza entra nei video di Chili e pensa anche alla quotazione

Nasce la holding Torino 1895 Investimenti Spa Prende il 25% della piattaforma di film e potrà diventare il veicolo per l’eventuale sbarco in Borsa Torino La famiglia Lavazza entra nel mercato del video on demand. I proprietari del brand italiano del caffé scelgono di investire 25 milioni nella Chili, multinazionale dell’intrattenimento con un catalogo di 50 mila tra film e serie tv. Della società, fondata nel 2012, fanno parte soci importanti come Paramount, Sony, Warner Brothers. Tra gli italiani, oltre ai Lavazza, che controllano il 25 per cento di Chili, anche la famiglia Passera. Il veicolo finanziario utilizzato per l’operazione è una nuova holding, la «Torino 1895 investimenti spa» che porta nella denominazione la data di fondazione del noto gruppo del caffé. La holding è stata creata il 28 novembre scorso per «acquisire e gestire partecipazioni in altre società» e ha come amministratore unico Camillo Rossotto, oggi direttore finanziario di Lavazza con un lungo curriculum, in particolare nel gruppo Fiat. Una storia in parte comune con quella dell’attuale amministratore delegato della Lavazza, Antonio Baravalle, un passato tra i Marchionne boys alla guida di Alfa Romeo. Baravalle ha condotto le principali acquisizioni degli ultimi anni aumentando significativamente il perimetro aziendale del gruppo del caffé. «Il nostro obiettivo – ha spesso ripetuto nelle conferenze stampa e nelle interviste – è quello di rafforzarci per poterci sedere in una posizione di forza al tavolo in cui si decideranno le prevedibili fusioni del settore dell’alimentazione». Una delle carte per rafforzarsi è certamente quella delle acquisizioni, per aumentare il fatturato e la presenza del gruppo sui mercati. Un’altra strada è quella della quotazione. Ipotesi sin qui guardata con qualche sospetto dalla famiglia torinese ma che presto potrebbe diventare una opportunità. Potrà «Torino 1895» diventare lo strumento per il futuro sbarco in Borsa? Nel gruppo del caffé sottolineavano ieri che l’operazione Chili è stata condotta direttamente dalla famiglia e non riguarda in alcun modo la società Lavazza. Ma è un fatto che quella annunciata dallo stesso ceo di Chili in un’intervista al Financial Times è la più importante diversificazione nella storia della famiglia torinese. E che attribuisce un peso importante alla nuova holding creata per entrare nel settore dei video ma anche, in futuro, per muoversi con agilità fuori dal tradizionale mondo del food. È dunque possibile che un giorno la «Torino 1895» possa diventare lo strumento per il listing del gruppo del caffé. Ipotesi finora esclusa proprio perché, ha sempre detto Baravalle, prima di pensare a questi scenari è necessario rafforzarsi, avere spalle larghe. La scelta della famiglia Lavazza di diversificare nel mondo dei video on demand è solo apparentemente una sorpresa. In fondo, fin dalle prime pubblicità, il gruppo di Torino ha affidato alla tv una buona fetta della sua fortuna. Nella sede della società ci sono ancora oggi i pupazzi che hanno segnato la storia degli albori della tv italiana. Nel 1965 con la serie di Carmencita a Carosello, il primo contenitore pubblicitario della Rai. Dal 1977 al 1992 il protagonista degli spot è Nino Manfredi mentre nel 1995 nasce la serie di pubblicità ambientate in Paradiso. Da allora ad oggi gusteranno il caffé in tazza tra le nuvole molti nomi noti del cinema e della televisione: da Tullio Solenghi a Paolo Bonolis, da Enrico Brignano a Maurizio Crozza. La proprietà del gruppo del caffé non ha aggiunto ulteriori particolari per spiegare la mossa nel settore dei video limitandosi a confermare in una nota della Luigi Lavazza spa che «l’investimento è stato effettuato da una holding finanziaria riconducibile alla famiglia». È un fatto che da ieri i Lavazza hanno un tavolo in più su cui giocare le loro carte.