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 2017  dicembre 28 Giovedì calendario

Questo autunno, per la nuova edizione (Parla come... baci) delle sue celebri prelibatezze, Baci Perugina ha lanciato una simpatica iniziativa: la carta argentata di rivestimento del cioccolatino con su riprodotta la parola bacio, posta sotto il marchio, in uno dei nove dialetti scelti per l’occasione (genovese, milanese, napoletano, perugino, piemontese, pugliese, romano, siciliano, veneto)

Questo autunno, per la nuova edizione (Parla come... baci) delle sue celebri prelibatezze, Baci Perugina ha lanciato una simpatica iniziativa: la carta argentata di rivestimento del cioccolatino con su riprodotta la parola bacio, posta sotto il marchio, in uno dei nove dialetti scelti per l’occasione (genovese, milanese, napoletano, perugino, piemontese, pugliese, romano, siciliano, veneto). All’interno, invece della solita frase amorosa, un detto dialettale con la sua traduzione in italiano.LA COMMUNITY
Da un sondaggio on line commissionato dalla stessa azienda, che ha interpellato circa 3.500 persone (età tra i 18 e i 35 anni) attraverso blog, forum, social network e community varie, è emerso che gli italiani sarebbero ancora molto affezionati ai dialetti, e non solo ai loro. Il 63% del campione ha dichiarato di ricorrervi abitualmente, e non sono pochi quelli che si sono detti incuriositi da parole o espressioni dialettali di città o regioni diverse dalle proprie (fra le più gettonate il napoletano jamm bell, il romano daje, il milanese va a ciapà i ratt, il genovese belìn).
Un’iniziativa che va di pari passo con i dati, aggiornati al 2015, diffusi dall’Istat sull’uso del dialetto nel nostro Paese. Oggi gli italiani di sei anni e più che parlano soprattutto l’italiano in famiglia sono il 45,9% (circa 26 milioni e 300.000 persone), quelli che si esprimono perlopiù in dialetto, sempre in contesto familiare, sono 8 milioni e 69.000 (il 14%; nel 2006 erano però il 16%), il 32% degli over 75 (nel 2006 la percentuale era del 37,1%). Circa il 32,2%, si esprime, sempre tra le mura domestiche, in italiano e in dialetto (era il 32,5% nel 2006), e con gli amici il dato è di poco inferiore (32,1%). Sono ancora le donne, più degli uomini, a esprimersi soprattutto nella lingua nazionale, sia in casa (il 47,5%, contro il 44%) sia con il mondo esterno (il 53,2%, contro il 45,7%). Sono più le regioni del Nord-Ovest (61,3%) e del Centro (60%) che quelle del Sud (Sicilia 26,6%, Calabria 25,3%, Campania 20,7%) a ricorrere in famiglia, in modo esclusivo o prevalente, all’italiano. Aumenta il numero di chi usa un’altra lingua: quattro milioni. Nel 2006 erano 2 milioni e 800.000. Coloro che hanno tra i 25 e i 34 anni sono il 12,1% (nel 2000 erano il 3,7%, nel 2006 l’8,4%).
L’uso prevalente del dialetto in famiglia e con gli amici riguarda maggiormente chi ha un basso titolo di studio, anche a parità di età. Il 24,8% di coloro che possiedono la licenza media (o titoli inferiori) usa quasi esclusivamente il dialetto in famiglia è il 33,7% con gli amici (contro, rispettivamente, il 3,1% e il 2,7% di chi ha la laurea o un titolo superiore).
I dialetti, dunque, resistono a fatica nella lingua comune mentre hanno la loro piazza nei siti. In questi casi riescono fuori battute, giochi di parole e scambi di un tempo. Nella maggior parte dei casi, però, gli idiomi locali sono contaminati e imbastarditi. Fotografia della realtà: l’italiano e le altre lingue avanzano oscurando le conversazioni dialettali. Le straniere più parlate sono il rumeno, l’arabo, lo spagnolo e il cinese.
Sempre l’Istat regala un quadro niente affatto confortante sulla diffusione della lettura nel nostro Paese: i lettori sono ancora in calo. Scesi al 40,5% nel 2016 (erano 42% nel 2015). Un dato preoccupa: una famiglia su dieci non ha in casa neppure un libro. LO STUDIO
Circa 23 milioni di persone dichiarano d’aver letto almeno un libro in 12 mesi per motivi non strettamente scolastici o professionali. Sono le donne ad avere maggiore propensione alla lettura già a partire dai 6 anni: complessivamente il 47,1%, contro il 33,5% dei uomini, ha letto almeno un libro nel corso dell’anno. Sono lettori deboli quasi la metà dei lettori maschi (49,2%) e delle persone tra 15 e 17 anni (49,6%), gli individui con al più la licenza media (52,9%), coloro che sono in cerca di nuova occupazione (54,7%) e i residenti nel Sud (59%). I più appassionati alla lettura sono i giovani tra gli 11 e i 14 anni (51,1%) rispetto a tutte le altre classi di età. Resistono, inoltre, i lettori cosiddetti forti (almeno 12 libri letti in un anno).
Non stupisce, dunque, che l’editoria per ragazzi sia in crescita: rispetto al 2015 +4,5% i titoli e +6,6% le tirature. Come genere, il primato spetta alla narrativa: quasi l’85% dell’offerta è rappresentata da titoli della categoria «varia adulti». L’altra faccia della medaglia: continua a crescere il mercato digitale. Più di un libro su tre (circa 22 mila titoli) è ormai disponibile anche in formato e-book, quota che sale al 53,3% per i testi scolastici.