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 2017  dicembre 28 Giovedì calendario

I segreti del successo di Elena Ferrante negli Usa, in un documentario su Sky

La febbre generata da un libro è di per sé un gran bella notizia, tanto più se ha colpito 48 Paesi e se l’autrice è italiana. La nazionalità è uno dei pochi dati certi su Elena Ferrante, pseudonimo della scrittrice della tetralogia de L’amica geniale, il fenomeno editoriale che ha scalato le classifiche americane prima ancora di quelle nostrane. La scritta al neon Ferrante Fever campeggiava nelle librerie di New York, McNally in primis, e questo è il titolo scelto per il documentario di Giacomo Durzi (stasera su Sky Arte ore 21.15) che analizza lo straordinario viaggio letterario dai vicoli di Napoli, dove si intrecciano le vite delle protagoniste Lila e Lenù, al resto del mondo, evitando però di dare la caccia ad un fantasma. Al contrario, il film invita a smettere di arrovellarsi sulla vera identità della Ferrante intervistando chi è riuscito a farne a meno. Ad esempio Roberto Saviano, che candidò il libro al Premio Strega, vinto però da Nicola Lagioia, anche lui pronto a prendere le difese della Ferrante, perché, si sa «In Italia si perdona tutto tranne il successo».L’IMPENSABILE
Ciò che altrove si condivide, qui divide. Negli Stati Uniti è successo quello che in Italia sembra impensabile e cioè che critici e pubblico abbiano esultato per lo stesso libro (anzi quattro) e che il mistero su chi l’ha scritto sia rimasto un fatto secondario. Time ha inserito la Ferrante tra i 100 personaggi più influenti del 2016, il critico James Wood del New Yorker e il premio Pulitzer Elizabeth Strout l’hanno lodata, la stampa non si è data allo spionaggio per scoprire le sue generalità e ai lettori è bastata l’opera. Sono 20 anni che la Ferrante ha scelto di non apparire. Sottrarre il volto ai media non era una nuova strategia, eppure è la cosa su cui il nostro Paese ha dibattuto di più. Le investigazioni hanno identificato la scrittrice con Anita Raja, traduttrice e moglie di Domenico Starnone, o forse hanno lavorato a quattro mani, o era un collettivo. Al documentario non importa. La domanda è semmai cosa abbia reso universale una vicenda rionale, quali siano i temi in grado di avvicinare lettori così diversi e lontani. La scoperta è che l’empatia vale più di una fisionomia, il passaparola ha più forza di qualsiasi marketing e gli editori indipendenti (E/O in questo caso) e le piccole librerie riescono ancora ad incassare i meriti delle proprie scelte. In Ferrante Fever lo scrittore Jonathan Franzen dice di aver trascorso in compagnia de L’amica geniale uno dei suoi migliori momenti da lettore e, se di invidia dobbiamo parlare, lui la nutre solo perché grazie all’anonimato la Ferrante può permettersi di non presenziare alle terribili cene mondane, ai festival, alle interviste. Hillary Clinton ammette di essere stata ipnotizzata, completamente travolta dalle Neapolitan novels (il titolo originale) e la traduttrice Ann Goldstein, che ha contribuito al successo americano riuscendo a restituire neologismi complicati come smarginatura e frantumaglia, racconta del suo rapporto con le pagine e con sentimenti femminili innominabili tipo l’infertilità, la maternità indesiderata, il legame opprimente madre-figlia.
Dagli anni ’50 in poi, lungo 4 volumi cui fa da sfondo l’Italia misera, del boom economico e della lotta politica, Lila e Lenù si schiacciano e si proteggono in un’amicizia che è tanto confidenza quanto competizione. Da quando giocano negli androni di palazzi sgangherati, in un microcosmo di calzolai, pasticcerie, matrimoni di interesse, faide familiari, dove un tunnel segna il limite fra chi studia e chi fatica, le due si rincorrono, si amano e si imbrogliano, in una dipendenza affettiva che le accompagnerà fino alla vecchiaia. Una fugge, l’altra resta, ma certe relazioni non conoscono geografia. Geografia che per l’autrice è fondamentale, con Napoli matrice della percezione. Lo era già in L’amore molesto, portato sullo schermo da Mario Martone, che comunicò con la Ferrante solo tramite mail e usò il suo libro come una mappa. In Ferrante Fever è l’attrice Anna Bonaiuto a leggere i passi della scrittrice sui motivi della sua diserzione pubblica: «Lasciate stare gli autori. Amate, se vale la pena, ciò che scrivono. La scrittura si separa da noi appena compiuta. O resto Ferrante o non pubblico più». Intanto è alle prese con un nuovo libro e supervisionerà Neapolitan Novels, la serie in uscita nel 2018, divisa in 4 stagioni e 8 puntate diretta da Saverio Costanzo, realizzata in coproduzione da Rai e HBO. Lila e Lenù dovrebbero essere napoletane e dilettanti per garantire spontaneità, e la lingua sarà italiana, con sottotitoli per il mercato estero. Almeno stavolta si parte da qui.