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 2017  dicembre 28 Giovedì calendario

A Wall Street l’attesa è per il colosso Spotify

Promette di essere jl collocamento azionario dell’anno prossimo a Wall Street per più d’una ragione. La prima tutta di grandi numeri che fanno gola all’alta finanza a caccia di successi mentre il mercato continua a correre: rinvigorisce il movimento verso gli initial public offerings solo per il fatto di vedere nel ruolo di protagonista un colosso di Internet – il leader dello streaming di musica Spotify AB – la cui valutazione è cresciuta a dismisura, da otto fino oggi a sfiorare i 20 miliardi di dollari. Segnale di buon auspicio per futuri, potenziali e ricchi Ipo tech: da Airbnb, forte dei suoi 31 miliardi, a Uber, tuttora stimata 68 miliardi nonostante gli scandali. In lizza per un sbarco nel 2018 sono anche Lyft e Dropbox. La seconda ragione del conto alla rovescia per Spotify riguarda invece la rottura delle convenzioni di quella stessa alta finanza, che potrebbe stimolare altri a seguirne l’esempio: la società andrà in Borsa seguendo la strada insolita, per un gruppo di simile dimensioni, del “direct listing” agli investitori. Nessuna nuova azione emessa e nessuna raccolta di fondi tra banche sottoscrittrice, tagliate fuori dal processo.
Gli Ipo hanno già marciato nella seconda meta del 1017, riscattandosi dai timori generati da alcuni debutti turbolenti – Snap e BlueApron – grazie alla successione di record degli indici di Borsa. «Le valutazioni sono ai massimi e forniscono un quadro incoraggiante per i collocamenti – ha detto Nelson Griggs, direttore generale del Nasdaq – C’è senso di urgenza tra le aziende per avvantaggiarsi dell’opportunità». Alla fine ben 14 “unicorni”, le società valutate oltre un miliardo, hanno debuttato quest’anno sui mercati globali contro otto nel 2016, per la maggior parte su piazze statunitensi. E la coda per quotarsi dovrebbe però presto coinvolgere anche società di minori dimensioni e anche molti gruppi stranieri: da gennaio a oggi un quarto degli Ipo negli Stati Uniti è giunto dall’estero. Abbastanza da intensificare la concorrenza con i mercati europei, che nell’ultimo anno hanno avuto la meglio.
Gli ostacoli sul cammino della svedese Spotify – che per lo sbarco ha come target la primavera, marzo o aprile – si sono ormai dissolti: la Sec, l’autorità mobiliare americana, si appresta approvare la richiesta del particolare collocamento. Spotify ha senz’altro i numeri per diventare uno dei debutti più eclatanti tra le società tech di questi anni: una speciale classifica guidata da Alibaba, valutato quasi 170 miliardi allo sbarco nel 2014, seguito da Facebook, partito da 81 miliardi due anni prima, e JD.com con circa 26 miliardi. Spotify sarebbe a parimerito con Snap e davanti a Twitter.