Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  dicembre 28 Giovedì calendario

Fsi, arrivano il Qatar e il Fei Raccolta oltre 1,2 miliardi

Si sta concretizzando con l’arrivo di nuovi soci il progetto internazionale di Fsi, il gruppo finanziario partecipato da Cdp e nato dopo l’esperienza del Fondo Strategico Italiano.
Nel gruppo finanziario guidato da Maurizio Tamagnini ha infatti fatto il suo ingresso ufficiale qualche giorno fa, come sottoscrittore, l’European Investment Fund (Fei) mentre l’impegno del Qatar, che potrebbe essere attorno ai 100 milioni di euro, dovrebbe essere formalizzato all’inizio del 2018. Questi investitori si andranno ad unire alla Cassa Depositi e Prestiti, socio di minoranza, al fondo sovrano del Kuwait (Kia) e a Temasek, fondo sovrano di Singapore.
Il fund raising è ora arrivato al secondo closing a una quota di oltre 1,2 miliardi, ma questa asticella dovrebbe presto essere superata con nuovi ingressi tra i sottoscrittori. È previsto l’impegno di grandi assicurazioni europee, family office e fondi pensione. Ad oggi il 70% dei sottoscrittori del fondo è straniero e il 30% italiano.
L’iniziativa rappresenta un modello unico, a livello internazionale, per il livello dei sottoscrittori e per la strategia: un fondo dei fondi sovrani focalizzato per investire sulle eccellenze del Made in Italy, indipendentemente dal settore di appartenenza.
Il nuovo Fsi nasce appunto dopo l’esperienza del Fondo Strategico Italiano, durata sei anni: le partecipazioni rilevanti del Fondo, che aveva come scopo la difesa dell’italianità, sono infatti finite a Cdp Equity.
Il Fondo Strategico Italiano, anche nella sua versione passata, ha avuto come aspetto centrale l’alleanza con i grandi fondi sovrani esteri. Era stata stretta ad esempio una jv col Qatar (Iq Miic) poi sciolta. Tra i soci arabi c’era lo stesso Kuwait.
Il fondo è inoltre già membro dell’International Forum of Sovereign Wealth Funds (Ifswf). Nel 2014 la maggiore associazione al mondo dei fondi sovrani, espressione di Paesi come la Cina, la Malesia, la Norvegia, il Qatar, la Russia, Singapore, gli Emirati Arabi, il fondo della Corea, aveva accolto il Fondo Strategico, in rappresentanza dell’Italia.
Insomma il disegno della partecipata di Cdp, guidata da Maurizio Tamagnini, ex-banchiere di Merrill Lynch, comincia a delinearsi con maggior precisione. E si sta concretizzando anche l’interesse per un settore come quello del fintech. Oggi è infatti programmato il closing per l’acquisto del 27% di Cedacri, per una cifra attorno ai 100 milioni di euro.
La società, specializzata nella fornitura in outsourcing di servizi di IT per le banche, sarebbe stata valutata quindi attorno ai 370 milioni di euro: sopra le 8 volte il Mol sulla base di un fatturato 2017 di 320 milioni e di un Ebitda di circa 42 milioni di euro. L’obiettivo di Fsi, che entrerà solamente con risorse proprie (quindi senza debito) con il compito di promuovere il consolidamento del gruppo sia organico sia per linee esterne, sarà anche quello di favorire una quotazione a Piazza Affari di Cedacri in tempi abbastanza rapidi.
Nella transazione Fsi acquisirà il 27% delle azioni da tutte le banche azioniste. Alcune sono uscite completamente dal capitale della società, come Cr Ferrara, Banca Etruria, Cassa Padana, e Banca Popolare di Puglia e Basilicata. Il 73% rimanente resterà ora a 14 banche fra le quali, con le quote di maggior rilievo, Banca Mediolanum, Banco di Desio e della Brianza, Unipol Banca, Cr Asti, Banca Popolare di Bari, Banca del Piemonte, Credem e Cr Bolzano. Complessivamente Cedacri fornisce quindi servizi It a 30mila bancari, collocandosi, anche se in modo indiretto, dietro soltanto a Unicredit e Intesa Sanpaolo.
Nel piano studiato da Fsi, con l’accordo delle banche azioniste, c’è il disegno di fare di Cedacri un campione nazionale nel settore dell’It: quindi una sorta di Atos Origin tricolore per fare una correlazione con il player francese, tra i maggiori gruppi internazionali dell’information technology.
Cedacri crescerà sia in modo organico, tramite nuova clientela anche in settori diversi da quello bancario (ad esempio nelle utility e nelle assicurazioni), sia tramite operazioni di acquisizione.
E uno dei target sotto esame sarebbe la piattaforma di information technology di Mps, per la quale è partito un processo di vendita. La banca senese avrebbe infatti deciso di dismettere i propri servizi di information technology al termine di uno spin-off: in questa direzione sarebbe stato affidato un incarico all’advisor Pwc. Proprio Cedacri sarebbe tra i soggetti in lizza per acquisire gli asset dell’istituto senese. Inoltre è prevedibile che altre banche, nei prossimi mesi, decidano di mettere in vendita le proprie piattaforme di It, servizi ormai utilizzati in outsourcing da molte aziende.