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 2017  dicembre 28 Giovedì calendario

Riforme, attuazione stabile al 77% Dalla manovra record di decreti

La XVII legislatura si avvia alla conclusione, ma lascia al nuovo esecutivo che uscirà dalle urne un bagaglio consistente di decreti attuativi da varare. A pesare è soprattutto l’impatto della manovra approvata prima di Natale, la legge di bilancio 2018, che entrerà in vigore il 1° gennaio. Un testo “monstre”, uscito dal Parlamento con una mole di 189 decreti attuativi. Quasi quattro volte i 56 previsti nel testo originario che ha ricevuto l’ok dal consiglio dei ministri, a metà ottobre. Si tratta di un record in questa legislatura, dato che le altre quattro manovre sono state tutte, una volta uscite dalle Camere, ben al di sotto di questa cifra. Solo la seconda legge di stabilità (2016) del Governo Renzi aveva superato i 150 atti (155, per la precisione, scesi oggi a 129 in quanto alcune norme hanno perso di attualità o sono state riassorbite in altre leggi). La prima manovra di Renzi (2015) si era fermata a 119 (oggi scesi a 90), mentre l’ultima (2017) era arrivata a 79. Più comunque dell’unica manovra (2014) che ha ricevuto il via libera dal parlamento sotto il governo Letta (77 decreti attuativi).
I decreti attuativi delle leggi, rientrando nella ordinaria amministrazione, potranno comunque essere portati avanti dagli uffici legislativi dei ministeri anche una volta sciolte le Camere: il governo Gentiloni è orientato a dare priorità a quei testi che se non varati rischierebbero di bloccare una legge, sempre di concerto con il Quirinale. Anche se proprio gli atti applicativi delle manovre possono avere un iter complesso: basti pensare che solo lo scorso 24 novembre è stato approvato il decreto del presidente della Repubblica (Dpr) che dà attuazione al comma 86 della stabilità 2013 varata da Mario Monti nella XVI legislatura (trasferimento alle Regioni della regolazione finanziaria dell’assistenza sanitaria dei cittadini italiani all’estero e degli stranieri in Italia). Un testo che avrebbe già dovuto essere varato, secondo la scadenza fissata nel testo, entro il 30 aprile 2013. La stessa legge di bilancio 2017 dell’anno scorso ha ancora un tasso di attuazione del 54,4 per cento, nonostante lo sprint effettuato rispetto ad agosto (quando era al 39,2%).
In ogni caso, al netto del fardello della manovra 2018, rispetto a metà agosto (data dell’ultimo monitoraggio effettuato dal Sole 24Ore) l’approvazione dei decreti attuativi previsti dalle grandi riforme economiche varate da gennaio 2012 – sotto i governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni – è andata avanti senza intoppi: in totale 1.275 contro i 1.205 di agosto, con una percentuale di approvazione che è rimasta praticamente stabile, al 77,2% contro il 78,4% di metà agosto. In tutto restano 291 decreti, di cui 101 scaduti. E questo nonostante negli ultimi quattro mesi, nel rush finale di conclusione della legislatura, si siano aggiunti i 70 decreti attuativi previsti dal decreto Mezzogiorno bis (18), dalla legge sulla Concorrenza (28) e dal decreto fiscale (24) collegato alla manovra 2018. Proprio questi tre provvedimenti hanno frenato il tasso di attuazione delle riforme varate dal governo Gentiloni (passate comunque dal 13,8% di metà agosto al 20% di fine dicembre). Hanno proseguito il loro iter anche i provvedimenti ereditati dal governo Renzi (77,4% contro il 73,4% di agosto). Di fatto stabili gli atti degli esecutivi Letta e Monti, che con un valore vicino al 90% si può dire che abbiano in pratica completato il loro percorso.
Ovviamente tutto al netto della manovra 2018. E i tempi sono stretti visto che i primi 15 decreti da adottare, in base a quanto previsto dal testo stesso, dovranno vedere la luce entro la fine di gennaio. Come per esempio il decreto del ministero dell’Istruzione che deve assegnare le risorse per avviare la stabilizzazione del personale degli enti pubblici di ricerca. Oppure quello dell’Economia che dovrà fissare le modalità di rateazione dei debiti fuori bilancio nel piano di riequilibrio finanziario degli enti locali. Entro il 31 marzo invece è atteso il Dpcm per l’operatività del Fondo salva-risparmiatori ed entro il 30 aprile il Mef dovrà individuare le «prestazioni di servizi» soggette all’applicazione della nuova web tax. E la stessa scadenza è fissata per l’Agcom che deve definire le procedure per l’assegnazione delle frequenze 5G.