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 2017  dicembre 27 Mercoledì calendario

Onde Fm addio, la radio suona digitale

I primi ripetitori Fm li hanno spenti in questa fine d’anno fra le montagne del Tirolo, dove via Dab (Digital audio broadcasting) già si ricevono un centinaio di stazioni. Per ora in Italia non ci sarà alcuno switch-off, e anche quando la copertura Dab sarà completa l’Fm continuerà a esistere. Ma il cammino della radio dall’analogico della modulazione di frequenza al digitale terrestre è ormai irreversibile e procede spedito. DabItalia, uno dei tre consorzi di emittenti nazionali, ha raggiunto quest’anno la copertura del 78 per cento della popolazione, entro il 2018 coprirà l’intera rete autostradale.
EuroDabItalia ha attivato 52 trasmettitori per oltre il 70 per cento della popolazione, in particolare quella che si muove in auto. Il consorzio Rai entro il 2019 balzerà al 70 per cento del territorio, dal 40 attuale.
Le radio Dab, domestiche o automobilistiche, cominciano a diffondersi, e sono un piacere, per qualità e per semplicità d’uso. Ma serve l’infrastruttura. Le emittenti nazionali sono ascoltabili in tutte le maggiori città, ma per l’Italia provinciale la faccenda è un po’ diversa. E le radio locali aspettano. Sono finora circa 25 i consorzi Dab costituiti da emittenti provinciali o regionali.
Ma se i consorzi nazionali lavorano in regime di sperimentazione, quelli locali devono attendere le autorizzazioni. L’AgCom ha diviso l’Italia in 39 bacini d’utenza.Finora ne ha pianificati 16, e solo per 8 di questi il ministero delle Finanze ha assegnato i diritti di uso per le frequenze, denuncia Aeranti Corallo, associazione che rappresenta oltre 500 emittenti radiofoniche locali.
La migrazione da analogico a digitale con la televisione è stata più veloce. «Nella tv girano più soldi» spiega Sergio Natucci, direttore di DabItalia. «Il fatturato del comparto radiofonico è di 500 milioni di euro l’anno, la televisione li fa girare in una settimana». È poi un mercato frammentato: «In Italia ci sono moltissime radio, molte più che nei paesi esteri dove già stanno allo switch-off, è una bella cosa ma del migliaio di emittenti locali più di un terzo ha una sola frequenza, sono microscopiche».
Natucci fa riferimento alla Norvegia, che ha completato il passaggio a novembre, alla Svizzera che l’annuncerà a breve, alla Gran Bretagna che sarà la prossima ancora.
In Italia, l’Fm continuerà a lungo a esistere accanto al Dab. Con il rischio dell’aumento dei costi: i ripetitori Fm sono obsoleti, serve manutenzione e consumano più energia.
La Rai si sta riprendendo dal torpore. «Esattamente un anno fa abbiamo presentato in Cda un piano triennale, con un forte investimento su RaiWay, per l’ampliamento della copertura» racconta il direttore di Radio Rai Roberto Sergio. «Iniziamo con la T autostradale che collega Torino, Trieste e Palermo da fare entro il 2019. Poi le direttrici adriatica e tirrenica e le isole. L’obiettivo è arrivare al 2020 con la completa digitalizzazione del paese. I ritardi? Accadde pure con la tv digitale, poi ci fu un’accelerazione. Anche perché senza gli investimenti e la voglia della Rai di essere competitiva e servizio pubblico, il sistema digitale non c’è».
Infine: gli ascoltatori. Le vendite di apparecchi che oltre all’Fm ricevono anche il Dab, in casa o in auto, non decollano. Trovarli sugli scaffali della grande e piccola distribuzione, non è facile: non sono pubblicizzati, e per molti l’acquisto di una radio Dab, costo da 50 euro in su, è ancora un rischio. Un aiuto verrà dall’emendamento inserito dal governo nella Legge di bilancio 2018, che obbliga alla vendita di apparecchi abilitati anche al Dab a partire dal 2020. Così gradualmente, e finalmente, gli amanti della radio si abitueranno alle gioie del digitale radiofonico.