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 2017  dicembre 27 Mercoledì calendario

Record di trapianti. Cresce il numero di donatori

«Un vero miracolo di Natale». È con queste parole che l’ospedale Molinette di Torino ha annunciato tre trapianti effettuati proprio la notte tra il 24 e il 25 dicembre. Tre vite sono finalmente cambiate grazie a una «maratona» chirurgica, resa possibile dalla donazione degli organi di una donna di 48 anni deceduta la Vigilia di Natale per emorragia cerebrale. 
Il primo è stato un trapianto di due polmoni su una paziente di 52 anni affetta da bronco-pneumopatia cronico ostruttiva (Bpco). L’intervento, durato circa cinque ore ed eseguito dall’équipe di Mauro Rinaldi, è riuscito. La donna è ora in terapia intensiva cardiochirurgica. L’altro è stato un trapianto combinato fegato-rene effettuato su una cinquantanovenne affetta da epatopatia policistica. DUE FASI
L’operazione si è articolata in due fasi: la prima sul fegato curata dal gruppo di Mauro Salizzoni, mentre per la seconda è entrata in azione la squadra di urologi di Paolo Gontero e quella dei chirurghi vascolari di Maurizio Merlo coadiuvati dai nefrologi di Luigi Biancone. La duplice operazione ha richiesto ben sette ore. L’ultimo è avvenuto il giorno di Natale, quando il secondo rene è stato trapiantato su una donna di 44 anni, insegnante, affetta da glomerosclerosi, una malattia rara. Le pazienti stanno bene.
Che le sostituzioni di organi siano state effettuate a Natale non è, però, un evento eccezionale per i medici. «Noi ci siamo in ogni momento», assicura Luigi Biancone, direttore del reparto Nefrologia, dialisi e trapianti all’ospedale Molinette di Torino. «Certo, il fatto che sia capitato a Natale conferisce alla vicenda un sapore particolare. Ma per noi ogni giorno è uguale all’altro. Per ogni trapianto entrano in azione una sessantina di persone, fra coordinatori, chirurghi, medici, tecnici di laboratorio, infermieri. Tutto nel giro di poche ore. Una macchina veramente bene oliata». 
A fare del nostro Paese un’eccellenza nel settore dei trapianti non sono solo alcune strutture sanitarie o i medici. Protagonisti, la generosità e l’altruismo degli italiani. Secondo i dati aggiornati del Centro nazionale trapianti il 2017 si chiude con un aumento del 18% di donatori rispetto al 2016, quando i numeri già comunque segnavano un trend positivo (+15%). Un biennio virtuoso, che porta il nostro paese in vetta tra le nazioni europee. La quota del 2017 dei donatori è a 28,7 casi per milione di abitanti, con una media nell’Unione Europea di 18,4. Il dato è molto più alto nel Centro Nord (35,4 donatori per milione) che nel Centro Sud (19,1). Soddisfatto del sistema di donazioni italiano è Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti.LE OPPOSIZIONI
«Il modello delle donazioni sta funzionando. L’area del Centro Nord è ai vertici europei dopo la Spagna. Il Sud è sulla media europea», commenta. Calano, d’altra parte, le opposizioni alla donazione: arrivano al 28% del 2017 sul 32% di accertamenti di morte del 2016. Il numero dei trapianti da donatore ha raggiunto quest’anno quota 3.688 interventi. Aumentano i trapianti di rene (da 1.796 del 2016 a 1.971 del 2017) di fegato (da 1.213 a 1.309), di cuore (da 266 a 272). In lieve calo, invece, il numero di trapianti di polmone (da 147 a 144). Nel frattempo, diminuisce il numero dei pazienti in lista d’attesa: dai 9.026 del 31 dicembre 2016 si passa agli 8.774 del 30 novembre 2017. Risultati positivi anche per la donazione e il trapianto di cellule staminali emopoietiche. L’anno si chiude con 500 mila donatori iscritti nel Registro Ibmdr e più di 20 mila solo negli ultimi dodici mesi.STAMINALI
Per le donazioni di staminali emopoietiche da donatore volontario, inoltre, un altro segno più: al 7 dicembre sono state 209 (con altre 7 previste entro fine anno) a fronte delle 208 del 2016 e delle 190 del 2015. Sul fronte dei trapianti non si fermano le novità. Infatti a breve in Conferenza Stato-Regioni arriverà un nuovo modello organizzativo che vedrà lo sviluppo di una rete tra il sistema trapianti e i centri clinici con un riconoscimento istituzionale dei ruoli di chirurghi e degli internisti. E si realizzerà un sistema «hub e spoke». «Il numero di trapianti – dice Nanni Costa – è talmente alto che è impensabile che siano solo i Centri trapianti a curare ma coordineranno le cure degli altri e seguiranno i casi a maggiore complessità».