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 2017  dicembre 27 Mercoledì calendario

Il volto duro della Cina. Blogger condannato a 8 anni per sovversione

Il coraggio (o forse dovremmo parlare di incoscienza?) non gli fa difetto. Quando il Tribunale numero 2 di Tianjin lo ha condannato a otto anni per «sovversione», Wu Gan, attivista dei diritti umani e noto blogger cinese, ha risposto: «Sono grato al partito per avermi concesso questo alto onore. Rimarrò fedele alla nostra aspirazione originaria, mi rimboccherò le maniche e mi impegnerò ancor di più». Difficile che i giudici abbiano frainteso l’ironia: queste sono le frasi che più spesso utilizza il presidente Xi Jinping per esortare i funzionari «a fare sempre meglio». D’altro canto, Wu Gan, 45 anni, non ha fatto nulla per mitigare le sue azioni: noto con il soprannome «il macellaio più volgare», è stato arrestato nel 2015 durante una campagna di repressione che ha portato in carcere oltre 200 dissidenti. Wu ha ricevuto la sentenza più pesante finora comminata a questi oppositori, per aver «tentato di sovvertire i poteri dello Stato, per avere diffuso informazioni false su Internet e attaccato il regime». Sorta di Robin Hood in perenne lotta contro le «storture del sistema», Wu aveva attaccato con veemenza l’apparato giudiziario nel 2009, denunciando il caso di una giovane donna arrestata per aver ucciso il suo violentatore, un politico. Ancor più rumore aveva suscitato la pubblicazione sui social media di un’immagine alterata in cui i volti di tre funzionari di partito dello Henan erano stati «incollati» ad altrettanti suini, con la dicitura: «I tre più ricercati del mondo: tre grassi maiali». I suoi insulti digitali non hanno risparmiato giudici e politici, di volta in volta descritti come «corrotti» o, in un caso, accostati persino ad Adolf Hitler. Ex militare, Wu Gan è diventato nel tempo un paladino dei più deboli sulla scorta di una tradizione che affonda nella storia millenaria della Cina, a partire dal ribelle di epoca Ming (sedicesimo secolo) Zhang Lian, un eroe che rubava ai ricchi per dare ai poveri schiacciati dalle tasse di un impero ormai corrotto e decadente. Ma nella Repubblica popolare di Xi Jinping le azioni anti potere costituito non sono tollerate in alcun modo. Un governo che intende ergersi a modello per il mondo intero non può permettersi «note stonate» al suo interno. Soprattutto quando sono a tal punto «irriverenti».