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 2017  dicembre 27 Mercoledì calendario

10 Scatti di una legislatura: gioie, lacrime, dimissioni

Cinque anni in dieci scatti. Le foto di una legislatura. Dalla gelida stretta di mano tra Letta e Renzi alla cerimonia della campanella allo streaming quasi surreale di Bersani con i 5 Stelle. E poi le baruffe in Aula, i momenti solenni, gli strappi e le ricuciture.
La legislatura finisce, lasciandosi alle spalle veleni, molti, e realizzazioni, poche. Restano le immagini che fissano i momenti salienti di un quinquennio parlamentare caotico e frastornato.
La moda dello streaming

Ecco l’immagine di un Parlamento che nel 2013 si ritrova senza un vincitore e senza una maggioranza. Pierluigi Bersani, leader del Pd che non ha vinto, le tenta tutte per formare un governo. Chiama a un incontro i seguaci di Grillo, i vincitori morali, la sorpresa del nuovo Parlamento, che però pretendono la ripresa del confronto in streaming. Bersani ne uscirà un po’ umiliato, l’incontro decisamente poco fruttuoso. Lo streaming, simbolo di trasparenza secondo chi lo propone, diventa una moda. Effimera, perché presto verrà abbandonata proprio dai 5 Stelle. Cade la segreteria Bersani. Il Parlamento diventa tripolare. Grazie a una legge elettorale dichiarata incostituzionale, il Pd, al 25 per cento, gode di una rappresentanza parlamentare quasi tripla. Senza streaming.
Dai «101» a Napolitano e Mattarella

Giorgio Napolitano, appena rieletto presidente della Repubblica, bacchetta in questa immagine dell’aprile del 2013 il Parlamento che era stato incapace di eleggere un nuovo Capo dello Stato al suo posto. I deputati e i senatori ascoltano in silenzio contrito e qualcuno accenna pure a un timido applauso all’indirizzo di chi li sta severamente rimproverando. Il fallimento dell’elezione di Franco Marini e poi di Romano Prodi (101 franchi tiratori, o forse qualcuno di più, di cui ancora non è stata rivelata l’identità: nemmeno un pentito, un reo confesso) ha costretto la Camera a rieleggere Napolitano. Solo all’inizio del 2015 verrà eletto Sergio Mattarella, però con una maggioranza che escludeva Silvio Berlusconi, il quale, sentendosi tradito da Matteo Renzi, per questo ruppe il cosiddetto Patto del Nazareno.
L’addio al Senato di Berlusconi

Silvio Berlusconi che decade da senatore in virtù della legge Severino dopo la condanna definitiva in Cassazione è il punto di svolta della legislatura. Si spacca il governo di coalizione nazionale presieduto da Enrico Letta dividendo il centrodestra con la secessione filogovernativa del gruppo di Alfano. Il governo diventa del Pd con qualche allargamento sulla destra. La destra Berlusconiana sembra sconfitta in modo definitivo. Ma mai dire mai.
E Renzi disse: «Stai sereno»

L’immagine drammatica di un cambio traumatico alla guida del governo. Appena vinte le primarie nel Pd, il neosegretario Renzi va a Palazzo Chigi dopo aver rassicurato Letta con il famosissimo: «Stai sereno». Il premier spodestato consegna la tradizionale campanella al suo successore senza rivolgergli nemmeno uno sguardo. È l’inizio del governo Renzi, ma è anche l’inizio di una tensione nel Pd destinata a sfociare prima nel rifiuto della minoranza di schierarsi a favore del Sì al referendum costituzionale voluto da Renzi, poi in una scissione.
L’assalto alla presidenza della Camera

Molte risse hanno caratterizzato la storia parlamentare italiana. Ma l’assalto alla presidenza della Camera è una prima volta assoluta nella storia repubblicana. I deputati dei 5 Stelle si impegnano in una escalation di gesti simbolici: urla, grida, striscioni, cartelli, insulti. Ma l’indicazione di Beppe Grillo era quella di aprire il Parlamento come una scatola di tonno. L’escalation raggiunge il culmine mentre dalla presidenza Boldrini si invoca inutilmente la fine del tumulto in aula. Per cinque anni i questori della Camera e del Senato dovranno molto faticare per mantenere l’ordine.
La maggioranza variabile

È la legislatura del record dei cambi di casacca. Circa 400 durante il quinquennio, quasi il 30 per cento del totale dei deputati e dei senatori. Con andata e ritorno, quasi sempre verso i banchi della maggioranza, ma poi di nuovo in quelli dell’opposizione. Il caso del gruppo di Denis Verdini, un tempo strettissimo scudiero di Berlusconi e poi principale puntello della maggioranza di sostegno al governo Renzi, è quello più emblematico, anche se sostenuto da un disegno politico che in molti casi è stato del tutto assente, motivato pressoché esclusivamente da ragioni di carattere per così dire strettamente personale. È l’effetto del Parlamento dei nominati. Spesso si è invocato il principio costituzionale della mancanza di vincolo di mandato per giustificare salti e ribaltoni. Forse i Padri costituenti non avevano previsto il fenomeno delle migrazioni parlamentari. 
Il discorso di Boschi alla Camera

I 5 Stelle proposero una mozione di sfiducia nei confronti della ministra Maria Elena Boschi sulla questione della Banca Etruria. Dagli scranni del governo in Parlamento lei negò qualsiasi suo interessamento istituzionale per la salvezza della banca di cui il padre era dirigente. Ma la questione non è stata chiusa con il voto contrario alla sfiducia. Con l’istituzione della Commissione parlamentare sulle banche la polemica è riesplosa. Alla vigilia dello scioglimento delle Camere.
La svolta delle unioni civili

Diventa legge, nel maggio del 2016, la proposta sulle unioni civili per le coppie dello stesso sesso. L’iter della norma fortemente voluta da Monica Cirinnà era stato molto contrastato soprattutto perché nella maggioranza di governo il partito di Angelino Alfano era decisamente contrario. Si è accantonato il principio della stepchild adoption per favorire un’approvazione meno tempestosa ma alla fine un traguardo che sembrava impossibile è stato raggiunto.
Le dimissioni dopo il referendum

L’immagine di Matteo Renzi che nella sala stampa di Palazzo Chigi annuncia le sue dimissioni dopo la disfatta nel referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 rappresenta la fine di un ciclo politico che ha tenuto banco durante tre anni di vita politica e parlamentare. È lo stesso luogo dove nel marzo del 2014 Renzi tenne baldanzosamente la sua prima conferenza stampa da premier con un cronoprogramma che sembrava una scossa nel torpido mondo della politica italiana. È lo stesso luogo dove terrà per un anno le sue conferenze stampa il nuovo premier Paolo Gentiloni, che sembrava all’inizio un presidente di pura e incolore transizione ma che invece via via ha acquistato un peso e una centralità sempre maggiori.
Il testamento biologico

In extremis, proprio negli ultimi giorni della legislatura è stata approvata la legge su «fine vita» detta anche «testamento biologico». Agli sgoccioli, in alternativa crudele alla legge sullo ius soli, ma una legge che garantisce la libertà dei malati di morire nelle condizioni che loro ritengono degne è passata malgrado tutte le previsioni. Il pianto di Emma Bonino, militante radicale, dalla tribuna del pubblico in Senato, è il simbolo di una battaglia sofferta e difficile, ma alla fine vincente.