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 2017  dicembre 27 Mercoledì calendario

Aleksej Navalny, la sfida del non-candidato

La campagna elettorale di Aleksej Navalny si blocca, prima ancora di partire, quella di Vladimir Putin si complica. Escluso dalla corsa alle presidenziali del 18 marzo, il candidato dell’opposizione potenzialmente più pericoloso per il presidente russo ha rilanciato la sfida al di là del confronto diretto, allargandola all’intero sistema. Darà battaglia dal di fuori, da internet e nelle piazze di decine di città russe che in questi mesi Navalny è riuscito a scuotere, nelle regioni dove ha aperto tra mille difficoltà i suoi centri elettorali: i sostenitori sono una minoranza – si dice il 2% – che non dovrebbe impensierire Putin che viaggia su tassi di popolarità dell’80%. Ma il Cremlino non ha alcuna intenzione di correre rischi.
Probabilmente cercherà di soffocare prima che sia troppo tardi questo seme di opposizione reale, non addomesticata come quella dei candidati ammessi al voto. Il primo passo, il 25 dicembre, è stato il rifiuto della Commissione elettorale centrale di permettere la candidatura di Navalny, su cui pende una condanna a cinque anni per frode. Condanna che il blogger anti-corruzione – e la Corte europea per i diritti umani – considera motivata politicamente, malgrado la pena sia stata sospesa. Ora le cose potrebbero cambiare.
«Andare alle urne significa appoggiare menzogne e corruzione – ha proclamato Navalny in un video diffuso subito dopo aver appreso la decisione della Commissione -. La procedura a cui veniamo chiamati non è un’elezione. Vi prendono parte soltanto Putin e i candidati che lui seleziona».
Immediata la risposta del Cremlino. Gli inviti a boicottare le elezioni verranno valutati scrupolosamente, ha chiarito il portavoce Dmitrij Peskov, per verificarne la legalità. Peskov non ha commentato la decisione della Commissione elettorale, ma ha respinto l’idea che la mancata partecipazione di Navalny al voto lo privi di legittimità.
Ora però l’obiettivo del leader dell’opposizione è spostare i riflettori sui russi che non si vedono riconosciuti nel sistema: «Io rappresento un numero enorme di persone – aveva detto ai membri della Commissione elettorale -. La vostra decisione deruberà milioni di persone del loro voto. Escluderete milioni di persone dal sistema politico stesso, perché non darete loro la possibilità di partecipare alle elezioni». E questo non riguarda Navalny, ha proseguito, «ma il fatto che abbiamo bisogno di un candidato che dica chiaramente cosa sta succedendo in questo Paese: qualcuno che finalmente descriva la realtà, la mancanza di occasioni, la povertà, e molto altro. Io l’ho fatto, e questa è precisamente la ragione per cui non volete farmi candidare».Ironicamente, Navalny aveva ricordato ai membri della Commissione che sta facendo il loro lavoro, cercando di dare alla gente una ragione per andare a votare e fare una scelta che possa avere un’influenza reale sul Paese, gente «che per gli ultimi 18 anni ha completamente cessato di pensare che le elezioni abbiano un effetto».Per una volta nella vita, ha chiesto Navalny, «riuscite a comportarvi degnamente?».
La risposta della Commissione è stata un «no», e ora Navalny assicura che la protesta dei suoi non resterà inascoltata. Con lui formalmente escluso dai giochi, la voce dei suoi sostenitori potrebbe trovare un appoggio in Ksenia Sobchak, rappresentante dell’opposizione a cui è stato dato il via libera ufficiale per candidarsi. Di lei, figlia del mentore di Putin Anatolij Sobchak, qualcuno sospetta che abbia stretto un patto con il Cremlino per incanalare il voto di protesta su una strada senza possibilità di impensierire il presidente. Ma se Navalny accettasse l’invito di Ksenia a unire le forze, il messaggio del blogger troverebbe uno strumento per farsi sentire malgrado tutto. A dispetto di Putin che, come è sempre avvenuto finora, contava su una campagna elettorale d’alto livello, fatta non di comizi e di confronti con i rivali ma della sua semplice presenza al governo. O assenza: ieri, alla presentazione ufficiale della propria candidatura, Putin non è andato. «Troppo impegnato», ha spiegato Peskov.