Corriere della Sera, 23 dicembre 2017
Un cattivo affare le banane del Duce
La parola Ramb può ricordare il bellicoso reduce dal Vietnam interpretato da Sylvester Stallone. Ma nell’Italia fascista, dal 1935 in poi, era la sigla della Regia azienda monopolio banane, ente pubblico creato per gestire una delle poche risorse delle nostre colonie, per l’esattezza in Somalia. E dato che il regime teneva molto a giustificare la sua costosa (e sanguinosa) politica espansionista in Africa, alla produzione e alla commercializzazione del gustoso frutto vennero destinate notevoli risorse, come ricorda Sergio Salvi nel divertente e sconcertante volumetto Banane fasciste (Affinità elettive, pagine 71, € 10). Molti gli aspetti grotteschi rievocati dall’autore: l’ Ode alla banana composta dal poeta Giuseppe Tecchio; il conflitto con le popolazioni somale cui venivano sottratti terreni di pascolo per estendere le piantagioni; le difficoltà di trasporto e conservazione della merce; il velleitario tentativo di puntare anche su una varietà di banane che cresceva in Sicilia, ma risultò del tutto inadatta alla produzione su vasta scala. In generale una bella lezione su che cosa succede quando lo Stato pretende di gestire un’attività economica secondo criteri squisitamente politici.