La Stampa, 22 dicembre 2017
I più migliorissimi
Secondo voi al ministro dell’Istruzione può scappare un “più migliori?”. Certo che sì, se il ministro è Valeria Fedeli, donna così ben educata, così simpatica, ma un po’ deboluccia sui fondamentali. Da traccie anziché tracce, a Vittorio Emanuele III che incontra Napoleone anche se hanno cento anni esatti di differenza, al «sarebbe opportuno che non si fermasse ma prosegua» di pochi giorni fa. È stato un 2017 complicato per tutti, anche per lei. E poi viviamo tempi in cui la forma è roba da professorini scemi, conta la sostanza, conta farsi capire. Breve elenco di cose scorrette ma decisamente sostanziose dette o scritte negli ultimi anni dai nostri rappresentanti: se voglio dirle qualcosa la telefono; mi facci finire; lo smonto di tutto l’anfiteatro costerà; sarò breve e circonciso; l’onorevole Ciancio da questo pulpito è stata quasi dilapidata; vadano avanti, concorrino al clima di pacificazione; chiesimo (passato remoto di chiedere); il migrante è un gerundio; i kazakistani; se c’è rischio che massime istituzioni dello Stato venissero spiate; vorrei che ne parliamo; menomenarne la personalità; che tutto cambi perché nulla cambia; effetti psicotroci; se ci troveressimo; a me hanno imparato; lei non mi interrompi; le banche scrivino; il totale soddisfamento; i cittadini hanno uscito il portafoglio; io non ho nulla da cui scusarsi; senza n’è sentire n’è verificare; le chiedo se potrebbe controllare; la donna viene sparata; dirimuto; favoriggerato. Evvài, che siamo i più migliorissimi