il Giornale, 19 dicembre 2017
Il giallo su Babbo Natale: «Le sue spoglie non sono a Bari»
Babbo Natale, tutto da rifare. Le spoglie conservate a Bari e attribuite a San Nicola, non sarebbero dell’uomo che ha ispirato la figura di Santa Claus, ma di un prete vissuto in Puglia nell’XI secolo. Uno studio da poco condotto in Turchia asserisce di aver individuato i veri resti del vescovo di Mira, poi divenuto Babbo Natale, per via delle sue attitudini a prendersi cura dei bambini e a elargire doni. San Nicola morì nel IV secolo d.C. in Turchia, ma fino a oggi si riteneva che le sue spoglie riposassero a Bari, giunte nel 1087, grazie all’interessamento di clericali e marinai pugliesi arrivati in Anatolia appositamente per recuperare i resti del sant’uomo, in seguito all’occupazione musulmana.
Ora però tutto cambia. E il riferimento è a Demre, un paesone di nemmeno trentamila abitanti, che sorge al posto dell’antica Myra, ex sede episcopale e centro nevralgico del cristianesimo. Qui gli archeologi hanno riportato alla luce una tomba, parte di un antico santuario sotterraneo, identificato grazie all’impiego di sofisticati mezzi tecnologici, fra cui un geo-radar, capaci di mettere in risalto antiche strutture sepolte da secoli. Cemil Karabayram, che sovrintende gli scavi e cura i siti archeologici della cittadina, dice che i geo radar sono riusciti dove mai nessuno è stato in grado di inoltrarsi benché l’area sia soggetta a scavi da una ventina d’anni.
Ma allora a chi appartengono le spoglie del Babbo Natale barese? Secondo Karabayram le notizie del trasferimento di San Nicola sono state nel tempo «contaminate» e dunque oggi al posto del vero santo riposerebbe un sacerdote anonimo vissuto anni dopo Santa Claus, studiato e analizzato sessanta anni fa da un’antropologa inglese che riferì di un uomo di una certa età, dotato di barba e capelli grigi, con la pelle piuttosto scura e tracce di una colluttazione che gli procurò una frattura nasale.
Naturalmente i baresi insorgono e ritengono la notizia che arriva dalla Turchia senza alcun fondamento. La diatriba però pare più ingarbugliata. Perché non è esclusa perfino l’ipotesi che i resti di Babbo Natale possano paradossalmente risiedere in entrambe le località. Dunque ci fu l’intervento in Turchia dei cristiani dopo l’anno Mille, tuttavia una parte dello scheletro del santo potrebbe essere rimasta in Anatolia. D’altra parte è nota la cosiddetta «traslazione dei veneziani», con la quale Venezia si impossessò di alcune reliquie di San Nicola confermando la volontà di un tempo di smembrare i resti di personaggi particolarmente importanti, perché più persone potessero beneficiare della loro misericordia. Accadde nello stesso periodo di azione dei baresi, che, evidentemente, recuperarono solo una parte dei resti ossei di Babbo Natale mentre le tracce più minute furono ritrovate dai veneziani in un nascondiglio sfuggito all’incursione pugliese e che tumularono nell’abbazia di San Nicolò del Lido. In effetti studi condotti in Italia qualche anno fa hanno rivelato la corrispondenza genetica fra le ossa di Santa Claus veneziane e quelle baresi.
Ora, però, sorge un altro quesito: come ha fatto una storia a cavallo fra Turchia e Italia a varcare ogni confine, facendo diventare San Nicola il Babbo Natale riconosciuto in ogni angolo del pianeta? La storia rimanda all’Europa di qualche secolo fa. All’epoca il culto del santo dall’Italia aveva guadagnato fama in molte città europee. Fu, per esempio, Saint Nicolas in Francia e De Goedheiligman in Germania. Alla di base paradigmi antropologici che parafrasavano l’epopea delle grandi civiltà del passato: Poseidone, dio del mare, riconosciuto per la sua usanza di elargire doni e il dio greco Nicktar, anch’egli molto generoso. Michele Archimandrita, un monaco ellenico, nel IX secolo riferì ufficialmente di San Nicola, amico di tutti i bambini.
In particolare San Nicola ebbe molta presa sugli olandesi, che ancora oggi lo festeggiano con fervore fra il 5 e il 6 dicembre, usanza che affonda le sue radici a prima dell’anno Mille e che si mischia a celebrazioni pagane diffuse in Europa dalla notte dei tempi come quella relativa all’abilità di alcuni uomini magici di sapersi muovere in cielo trasportati da renne o altri animali. E sappiamo che gli olandesi furono fra i primi a dettar legge nel Nuovo continente. In America fondarono infatti la città più rappresentativa, New Amsterdam, che di lì a poco sarebbe diventata New York. San Nicola era in realtà Sint Klaas, dal cui nome si ricavò Santa Claus.
Al suo radicamento nell’immaginario collettivo contribuì anche lo scrittore Washington Irving, autore di racconti come «The Legend of Sleepy Hollow» e della biografia di George Washington. Fu anche uno studioso dei costumi dei primi coloni olandesi, debitori del culto di Santa Klaus. Così lo introdusse in un suo scritto, «History of New York», dotandolo della capacità di sorvolare i caseggiati della Grande Mela a bordo di un carro. Dall’America la leggenda tornò in Europa, sancendo definitivamente la nascita del Babbo Natale che tutti conosciamo.